"Progettare la città ideale: Vigevano nel sistema metropolitano milanese" è il titolo del convegno organizzato a al Teatro Cagnoni di Vigevano il prossimo 2 dicembre alle ore 15 dalla Confindustria della Provincia di Pavia. Tra i relatori, chiamati a discutere dell'opportunità per Vigevano di abbandonare la provincia di Pavia ed entrare nella città metropolitana di Milano, ci saranno docenti universitari milanesi ed esponenti della Fondazione Romagnosi, istituita nel 2003 da Comune, Provincia ed Università degli Studi di Pavia per promuovere e diffondere una cultura innovativa del governo locale e della sua amministrazione. Tra gli interventi previsti, oltre a quello del Sindaco di Vigevano Andrea Sala e del Presidente di Confindustria Pavia Alberto Cazzani, segnaliamo quello di Daniele Bosone, Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Pavia e membro del Consiglio Direttivo di Città Del Sole Pavia. Per gli aderenti e simpatizzanti di Città del Sole che non potranno essere presenti, pubblicheremo qui nei giorni successivi all'evento una sintesi dell'intervento del Dottor Daniele Bosone.
martedì 24 novembre 2015
martedì 10 novembre 2015
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Daniele Bosone
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
4) Intervento di Daniele Bosone, Presidente della Provincia di Pavia
Emergenza abitativa, nuovi flussi migratori, nuove povertà e situazione economica sono tutti fattori che si intrecciano fra loro e che creano una sorta di emergenza sociale che non va "scotomizzata" ma governata sia dal Governo nazionale che dai Governi locali.
Va infatti sottolineato che la domanda abitativa non è solo legata ai flussi migratori, cui dedicherò l'ultima parte del mio intervento. Purtroppo la crisi economica che ancora sta manifestandosi con alti tassi di disoccupazione e con fenomeni di "sotto-occupazione" crea due situazioni: famiglie italiane che da una situazione di normalità si ritrovano a non poter più pagare mutuo o affitto a causa della perdita di lavoro di uno dei coniugi o di una separazione coniugale o, ancora peggio, di una malattia cronica e che subisco sfratti o pignoramenti. La lunga lista di case all'asta dei tribunali parla da sè. In questo caso l'emergenza sociale cui spesso i comuni non riescono a far fronte è tremenda; può essere anche una fase temporanea della vita di una famiglia, ma è sempre drammatica e spesso lascia conseguenze non riparabili. Altro caso sono i giovani in cerca di lavoro o disoccupati che si sposano e non riescono a pagarsi l'affitto, finendo quindi a vivere a casa di uno o l'altro genitore.
A questi fenomeni si sovrappone poi la questione migranti. Non tutti sono profughi, cioè scappano da scenari di guerra o drammi sociali. Molti sono migranti veri e propri e sfuggono dalla povertà strutturale dei propri paesi. Oggi in provincia di Pavia ospitiamo quasi 1000 migranti, ivi compresi i profughi. Molti arrivano, vengono ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Prefettura in collaborazione con gli enti Locali, la Croce Rossa o gli albergatori e poi se ne vanno. Alcuni tendono a rimanere e vengono inseriti nei progetti di inserimento SPRAR coordinati dalla Provincia insieme alla Prefettura e al Privato Sociale. Sono circa 90, per lo più giovani maschi e alcune famiglie. Lo SPRAR è di fatto un percorso in cui vengono insegnati loro lingua e lavoro. Ma i migranti che restano sul territorio per lavorare hanno poi bisogno di alloggi a basso affitto, così come alcuni stranieri che migrano in italia anche dalla Cina per intraprendere attività commerciali o semplicemente per lavorare.
Ecco quindi che il problema "casa" ritorna. Va detto che le case popolari, realizzate con investimenti totalmente pubblici, in cui negli anni 50-70 venivano accolte le famiglie del Nord meno facoltose e le famiglie di immigrati del Sud, sono una soluzione ad oggi non più percorribile.
Si stanno quindi diffondendo modalità di collaborazione pubblico-privato di Housing Sociale; si tratta di soluzioni abitative a basso costo di affitto, spesso sostenute dalle Fondazioni Bancarie, di cui Fondazione Cariplo è stata la prima ispiratrice, in cui il soggetto che può essere la famiglia in difficoltà o la famiglia di migranti o studenti o giovani coppie possano trovare ospitalità per un tempo limitato da mesi a pochi anni, in attesa di una soluzione più definitiva. Sono esperienze purtroppo diffuse solo nei grandi Centri Urbani in quanto devono avere grandi dimensioni per potersi economicamente sostenere. Tuttavia sarebbe interessante anche avere esperienze in territori rurali o realtà urbane come quella di Pavia.
Come si vede la complessità è tanta perchè la nostra è una società complessa. L'idea di rispondere a tanta complessità con messaggi semplici e rozzi come quelli che tendono a non vedere i fenomeni migratori come connaturati alla globalità, ma come semplicemente un fastidio da tenere lontano appaiono ridicoli nella loro insufficienza. Un proclama in piazza o uno slogan in televisione può far piacere a tante persone, ma non a risolvere fenomeni "epocali" che stanno ben oltre il nostro potere ed i nostri desideri. Noi abbiamo solo il dovere, oltre che la possibilità, di governarli in modo ordinato e sicuro, senza mettere la testa sotto terra ma sfoderando capacità di accoglienza, umanità ma anche determinazione nel far rispettare le regole e la cultura che caratterizzano la nostra convivenza. Nuovi modelli richiedono nuove idee e forte motivazione perchè gli eventi vanno governati e non subiti.
4) Intervento di Daniele Bosone, Presidente della Provincia di Pavia
Emergenza abitativa, nuovi flussi migratori, nuove povertà e situazione economica sono tutti fattori che si intrecciano fra loro e che creano una sorta di emergenza sociale che non va "scotomizzata" ma governata sia dal Governo nazionale che dai Governi locali.
Va infatti sottolineato che la domanda abitativa non è solo legata ai flussi migratori, cui dedicherò l'ultima parte del mio intervento. Purtroppo la crisi economica che ancora sta manifestandosi con alti tassi di disoccupazione e con fenomeni di "sotto-occupazione" crea due situazioni: famiglie italiane che da una situazione di normalità si ritrovano a non poter più pagare mutuo o affitto a causa della perdita di lavoro di uno dei coniugi o di una separazione coniugale o, ancora peggio, di una malattia cronica e che subisco sfratti o pignoramenti. La lunga lista di case all'asta dei tribunali parla da sè. In questo caso l'emergenza sociale cui spesso i comuni non riescono a far fronte è tremenda; può essere anche una fase temporanea della vita di una famiglia, ma è sempre drammatica e spesso lascia conseguenze non riparabili. Altro caso sono i giovani in cerca di lavoro o disoccupati che si sposano e non riescono a pagarsi l'affitto, finendo quindi a vivere a casa di uno o l'altro genitore.
A questi fenomeni si sovrappone poi la questione migranti. Non tutti sono profughi, cioè scappano da scenari di guerra o drammi sociali. Molti sono migranti veri e propri e sfuggono dalla povertà strutturale dei propri paesi. Oggi in provincia di Pavia ospitiamo quasi 1000 migranti, ivi compresi i profughi. Molti arrivano, vengono ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Prefettura in collaborazione con gli enti Locali, la Croce Rossa o gli albergatori e poi se ne vanno. Alcuni tendono a rimanere e vengono inseriti nei progetti di inserimento SPRAR coordinati dalla Provincia insieme alla Prefettura e al Privato Sociale. Sono circa 90, per lo più giovani maschi e alcune famiglie. Lo SPRAR è di fatto un percorso in cui vengono insegnati loro lingua e lavoro. Ma i migranti che restano sul territorio per lavorare hanno poi bisogno di alloggi a basso affitto, così come alcuni stranieri che migrano in italia anche dalla Cina per intraprendere attività commerciali o semplicemente per lavorare.
Ecco quindi che il problema "casa" ritorna. Va detto che le case popolari, realizzate con investimenti totalmente pubblici, in cui negli anni 50-70 venivano accolte le famiglie del Nord meno facoltose e le famiglie di immigrati del Sud, sono una soluzione ad oggi non più percorribile.
Si stanno quindi diffondendo modalità di collaborazione pubblico-privato di Housing Sociale; si tratta di soluzioni abitative a basso costo di affitto, spesso sostenute dalle Fondazioni Bancarie, di cui Fondazione Cariplo è stata la prima ispiratrice, in cui il soggetto che può essere la famiglia in difficoltà o la famiglia di migranti o studenti o giovani coppie possano trovare ospitalità per un tempo limitato da mesi a pochi anni, in attesa di una soluzione più definitiva. Sono esperienze purtroppo diffuse solo nei grandi Centri Urbani in quanto devono avere grandi dimensioni per potersi economicamente sostenere. Tuttavia sarebbe interessante anche avere esperienze in territori rurali o realtà urbane come quella di Pavia.
Come si vede la complessità è tanta perchè la nostra è una società complessa. L'idea di rispondere a tanta complessità con messaggi semplici e rozzi come quelli che tendono a non vedere i fenomeni migratori come connaturati alla globalità, ma come semplicemente un fastidio da tenere lontano appaiono ridicoli nella loro insufficienza. Un proclama in piazza o uno slogan in televisione può far piacere a tante persone, ma non a risolvere fenomeni "epocali" che stanno ben oltre il nostro potere ed i nostri desideri. Noi abbiamo solo il dovere, oltre che la possibilità, di governarli in modo ordinato e sicuro, senza mettere la testa sotto terra ma sfoderando capacità di accoglienza, umanità ma anche determinazione nel far rispettare le regole e la cultura che caratterizzano la nostra convivenza. Nuovi modelli richiedono nuove idee e forte motivazione perchè gli eventi vanno governati e non subiti.
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Beniamino Ciampi
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
3) Intervento di Beniamino Ciampi, ex Direttore Aler Pavia
Gli sfratti negli ultimi 5 anni sono stati pari 239.000, solo quest'anno 30.000 o 50.000 famiglie rischiano la casa. CASA DOLCE CASA e' un motto per le famiglie che godono di un certo reddito, ma per alcuni invisibili la casa che insieme al lavoro e la salute dovrebbero essere la base di un certo welfare resta un sogno che forse non si realizzerà. Un quarto degli italiani si trova in situazioni di bisogno,1/12 dei pensionati gode di pensioni inferiori a 500€ mensili, sono 700.000 le domande di assegnazione di alloggio popolare ancora inevase, circa 2.000.000 di famiglie senza casa,mentre gli alloggi di edilizia residenziale pubblica da recuperare sono pari a 45.000, case senza gente, gente senza casa. Il governo ha di recente emanato un decreto di 467.000 € per risanare in DIECI ANNI 16.000 alloggi inagibili, e' soltanto una goccia nel mare di bisogno nazionale, occorrerebbe invece utilizzare in una sola volta tutta la somma stanziata. Per soddisfare la domanda di alloggi popolari occorre uno
stanziamento di almeno 1miliardo di € all'anno e creare non solo welfare, ma anche sviluppo economico, attraverso l'attivazione dell'attivita' edilizia. Occorre utilizzare le ALER o gli IACP come modello insostituibile per la mediazione sociale e per sviluppare il risanamento e la costruzione di nuovi
alloggi popolari. Occorre inoltre bloccare le vendite degli alloggi, come unico finanziamento degli enti gestori. Dobbiamo ricordare che con gli Iacp e' stato possibile soddisfare la domanda creatasi con le grandi migrazioni interne: piano Fanfani e fondi gescal, finaziamenti certi e programmabili. Oggi con la
crisi e con i grandi movimenti di extracomunitari e' necessario dare una risposta di integrazione sociale agli italiani ed agli stranieri. L'Italia e' all'ultimo posto nelle classifiche europee per gli alloggi sociali: 5% con la Grecia ed il Portogallo, contro il 25% degli altri paesi europei. Occorre inoltre defiscalizzare tutte le attivita delle aler e degli iacp, considerati purtroppo come imprese e non come fattori di inclusione sociale. Occorre infine determinare un canone minimo di sostenibilita', per consentire agli enti
gestori di poter effettuare non solo la manutenzione ordinaria , ma anche quella straordinaria, evitando cosi' che si creino ancora alloggi inagibili. Attualmente il canone minimo e' pari a 20 o 30 € mensili e con questi introiti è praticamente impossibile una gestione decorosa degli alloggi popolari.
3) Intervento di Beniamino Ciampi, ex Direttore Aler Pavia
Gli sfratti negli ultimi 5 anni sono stati pari 239.000, solo quest'anno 30.000 o 50.000 famiglie rischiano la casa. CASA DOLCE CASA e' un motto per le famiglie che godono di un certo reddito, ma per alcuni invisibili la casa che insieme al lavoro e la salute dovrebbero essere la base di un certo welfare resta un sogno che forse non si realizzerà. Un quarto degli italiani si trova in situazioni di bisogno,1/12 dei pensionati gode di pensioni inferiori a 500€ mensili, sono 700.000 le domande di assegnazione di alloggio popolare ancora inevase, circa 2.000.000 di famiglie senza casa,mentre gli alloggi di edilizia residenziale pubblica da recuperare sono pari a 45.000, case senza gente, gente senza casa. Il governo ha di recente emanato un decreto di 467.000 € per risanare in DIECI ANNI 16.000 alloggi inagibili, e' soltanto una goccia nel mare di bisogno nazionale, occorrerebbe invece utilizzare in una sola volta tutta la somma stanziata. Per soddisfare la domanda di alloggi popolari occorre uno
stanziamento di almeno 1miliardo di € all'anno e creare non solo welfare, ma anche sviluppo economico, attraverso l'attivazione dell'attivita' edilizia. Occorre utilizzare le ALER o gli IACP come modello insostituibile per la mediazione sociale e per sviluppare il risanamento e la costruzione di nuovi
alloggi popolari. Occorre inoltre bloccare le vendite degli alloggi, come unico finanziamento degli enti gestori. Dobbiamo ricordare che con gli Iacp e' stato possibile soddisfare la domanda creatasi con le grandi migrazioni interne: piano Fanfani e fondi gescal, finaziamenti certi e programmabili. Oggi con la
crisi e con i grandi movimenti di extracomunitari e' necessario dare una risposta di integrazione sociale agli italiani ed agli stranieri. L'Italia e' all'ultimo posto nelle classifiche europee per gli alloggi sociali: 5% con la Grecia ed il Portogallo, contro il 25% degli altri paesi europei. Occorre inoltre defiscalizzare tutte le attivita delle aler e degli iacp, considerati purtroppo come imprese e non come fattori di inclusione sociale. Occorre infine determinare un canone minimo di sostenibilita', per consentire agli enti
gestori di poter effettuare non solo la manutenzione ordinaria , ma anche quella straordinaria, evitando cosi' che si creino ancora alloggi inagibili. Attualmente il canone minimo e' pari a 20 o 30 € mensili e con questi introiti è praticamente impossibile una gestione decorosa degli alloggi popolari.
lunedì 9 novembre 2015
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Roberto Meregaglia
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
2) Intervento di Roberto Meregaglia, ingegnere volontario della Caritas Diocesana
2) Intervento di Roberto Meregaglia, ingegnere volontario della Caritas Diocesana
Caritas Diocesana è l’organismo pastorale della Diocesi di
Pavia dedicato a favorire l’attuazione del comandamento evangelico della carità
in forme consone ai tempi e ai bisogni, promuovendo e coordinando le attività caritative e
formative nel territorio diocesano volte alla pratica della solidarietà con i
fratelli bisognosi. Dal mandato di Caritas discendono due linee di azione:
a) INTERVENTI DI AIUTO DIRETTI
•
Centro
di ascolto
•
Microfinanza
•
Distribuzione
alimenti
•
Grave
emarginazione
•
Ambulatorio
•
Carcere
•
Accoglienza
profughi
•
Progetti
con il Comune
b) FUNZIONE PEDAGOCICA
•
Promozione
(coordinamento e sviluppo delle Caritas parrocchiali e delle altre realtà
caritative locali)
•
Osservatorio
(raccolta dei dati sugli assistiti per rilevare i bisogni del territorio, la
loro evoluzione e le risorse disponibili)
CENTRO DI ASCOLTO
•
Il
Centro d’ascolto della Caritas Diocesana di Pavia, sito in Via XX Settembre
38/b, accoglie le persone bisognose che si trovano in una situazione di
disagio, spesso economico, a volte anche psicologico e affettivo.
•
Nell’ultimo
periodo la maggior parte delle persone accolte presenta problemi di lavoro, che
causano mancanza di risorse economiche, a cui è collegata una profonda crisi
personale, determinata dalla perdita di
ruolo e di sicurezza.
•
Si
rivolgono al Centro di Ascolto da 500
a 600 persone all’anno. Di queste il 60% circa sono
stranieri, provenienti in maggioranza dai Paesi dell’Est Europa (soprattutto
Romania ed Albania) e dal Nord Africa (in particolare Marocco ed Egitto). Molti
sono ex muratori o manovali, che hanno perso il lavoro a causa della crisi del
settore dell’edilizia.
•
Sul
totale degli ascolti poco meno della metà sono primi ascolti, cioè persone che
per la prima volta nella loro vita chiedono aiuto a Caritas. Nel 2015 per la
prima volta nei primi ascolti la
percentuale degli italiani (59%) ha superato la percentuale degli stranieri
(41%). Questo è un chiaro segno della gravità della crisi economica, che tocca
ormai molte famiglie italiane, che si ritrovano in condizioni di difficoltà per
la perdita del lavoro.
•
L’età
degli assistiti è in prevalenza nella fascia 30 – 55 anni. Fra gli Italiani il
titolo di studio più diffuso è la licenza media, mentre fra gli stranieri sono
presenti anche persone con diploma di scuola media superiore o laurea, che
hanno difficoltà a far riconoscere in Italia il loro titolo di studio.
BISOGNI
PREVALENTI RISCONTRATI
•
Mancanza
di lavoro (perdita del lavoro o impossibilità di trovare lavoro)
•
Reddito
insufficiente per i bisogni delle famiglie (lavori precari o sottopagati,
lavoro nero, pensioni basse)
•
Problemi
abitativi conseguenti: sfratti (313
a Pavia nel 2014), insostenibilità degli affitti da
privati, limitata disponibilità di ospitalità temporanea per far fronte alle
emergenze, limitata disponibilità di case popolari agibili.
AREA MICROFINANZA
Gli strumenti operativi per gli aiuti di tipo economico alle
persone in condizioni di bisogno consistono in:
•
Microcredito (attualmente sospeso)
Ø Interventi fatti finora: 210
Ø Fondo Garanzia: Provincia di Pavia
•
Prestito della Speranza:
Ø Interventi fatti dal 2011: 50
Ø
Fondo
Garanzia: Conferenza Episcopale Italiana
•
Fondo Emergenza Famiglie:
Ø Interventi fatti dal 2014: 133
Ø Dotazione Fondo: Diocesi ed offerte
di privati
I primi due strumenti sono operati in collaborazione con Banche
collegate, che erogano i prestiti. Gli assistiti sostengono colloqui con un
gruppo di volontari dedicati, per verificare il tipo di aiuto economico più
opportuno, cercando anche di avviare un percorso di accompagnamento nel tempo
per monitorare l’evolvere della situazione e favorire il recupero
dell’autonomia. Le famiglie assistite sono circa il 60% italiane ed il 40%
straniere.
Principali
motivazioni delle richieste di aiuto economico:
Ø
Pagamento arretrati bollette utenze
Ø
Pagamento arretrati affitto
Ø
Cauzioni per nuovo affitto
Ø
Pagamento arretrati spese condominiali
Ø
Acquisto libri e materiale scolastico
Ø
Spese di trasporto
Ø Spese
sanitarie
DISTRIBUZIONE ALIMENTI
Il Centro di distribuzione alimenti di Caritas Diocesana di
Pavia è in Via Alboino. I pacchi di alimenti vengono distribuiti alle famiglie
assistite una volta alla settimana (circa 50 pacchi / settimana). Le famiglie
assistite sono circa 120 ed accedono alla distribuzione ogni 2 settimane.
Gli assistiti possono accedere alla distribuzione degli
alimenti dopo un colloquio presso il Centro di Ascolto, da ripetere ogni 3.
mesi per il rinnovo della tessera che consente l’accesso alla distribuzione.
L’azione svolta da Caritas nell’ambito della distribuzione
alimentare non si esaurisce nell’erogazione del pacco alimentare, ma prevede
azioni parallele che possano rendere autonoma la persona, attraverso forme di
accompagnamento che mirano al rafforzamento dell’autostima e della capacità di
resilienza personale e familiare. Inoltre, nell’ambito di questo percorso di
accompagnamento, si lavora assieme agli utenti per la promozione di uno stile
di vita sobrio e solidale.
Sono attivi in Pavia altri 10 centri di distribuzione
alimenti (Parrocchie, Canepanova, CRI). E’ stato creato un database per
condividere gli elenchi degli assistiti e coordinare gli interventi di aiuto.
Le famiglie complessivamente assistite a Pavia con le
distribuzioni di alimenti sono circa 1100.
AREA GRAVE EMARGINAZIONE
Per i casi di grave emarginazione (tipicamente persone senza
fissa dimora) è disponibile il dormitorio pubblico in via San Carlo, che ha 30
posti letto, con accesso limitato ai soli uomini.
Per l’Emergenza Freddo Caritas Diocesana aveva realizzato in
uno spazio messo a disposizione dal Comune di Pavia in via San Carlo un
servizio docce aperto 3 giorni la settimana, dotato inoltre di 10 posti letto per
offrire ospitalità ai senza fissa dimora nel periodo freddo dell’anno (da
novembre a marzo). Attualmente questo spazio è
usato dal Comune per ospitare minori stranieri non accompagnati, per cui
Caritas sta verificando con la
Diocesi la possibilità di disporre di spazi sostitutivi. Gli
utenti dei dormitori sono per il 50% italiani, spesso padri separati che hanno
perso il lavoro e lasciato la casa alla moglie e figli. A Pavia manca un
dormitorio per donne.
ASSISTENZA AI PROFUGHI
Caritas Diocesana partecipa a due progetti di accoglienza
profughi:
- SPRAR
(Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati): accolti in Pavia 51
profughi. Il progetto è rivolto ai profughi che abbiano già fatto
richiesta di asilo.
- Emergenza
Profughi, gestito dalla Prefettura: accolti in Pavia 20 profughi.
Le attività portate avanti nell’ambito di questi progetti di
assistenza vanno dall’accoglienza materiale (accompagnamento alla spesa,
affiancamento nella gestione della vita quotidiana, pratiche legate alla
richiesta di asilo e all’assistenza sociosanitaria in Italia) all’integrazione
socio-culturale tramite corsi di italiano, cene etniche, eventi sportivi.
Un problema è la difficoltà di raggiungere un inserimento attivo
al lavoro alla fine del programma di accoglienza.
COLLABORAZIONE CON IL
COMUNE DI PAVIA
Caritas Diocesana di Pavia collabora attivamente con il
Comune di Pavia nell’area del supporto alle famiglie in condizioni di bisogno
tramite:
- Incontri
periodici con i Servizi Sociali per confrontarsi sulle situazioni degli
assistiti.
- Progetto
di Micro-credito comunale, volto all’erogazione di un aiuto economico per
pagamento degli arretrati di affitto per morosità incolpevole in caso di
affitto da privati: parte dell’aiuto erogato dal Comune deve essere
restituito in ore di volontariato “obbligatorio”; Caritas Diocesana collabora
per cercare le occasioni di volontariato e per seguire percorsi di
accompagnamento degli assistiti
- Progetto
Sostegno Famiglie: programma di aiuto per famiglie con bimbi nella fascia
di età 0 – 3 anni, mirato alla realizzazione di un percorso di
accompagnamento e socializzazione delle famiglie, oltre all’erogazione di
un aiuto economico. Sono circa 30 le famiglie seguite ogni anno nel
progetto, in prevalenza straniere.
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Vincenzo Lista
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
1) Intervento di Vincenzo Lista, Coordinatore di Città del Sole
Le trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni locali ed ai contesti urbani e regionali. esigono risposte di edilizia sociale differenziata. Agli "ultimi" che sono i poveri, possiamo aggiungere i "penultimi" ed i "terzultimi". Tra i "penultimi- si possono collocare gli studenti ed i lavoratori fuori sede, i single ed in generale le persone sole. Tra i 'terzultimi" rientrano coloro che hanno un reddito poco sicuro e i profughi.
1) Intervento di Vincenzo Lista, Coordinatore di Città del Sole
Le trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni locali ed ai contesti urbani e regionali. esigono risposte di edilizia sociale differenziata. Agli "ultimi" che sono i poveri, possiamo aggiungere i "penultimi" ed i "terzultimi". Tra i "penultimi- si possono collocare gli studenti ed i lavoratori fuori sede, i single ed in generale le persone sole. Tra i 'terzultimi" rientrano coloro che hanno un reddito poco sicuro e i profughi.
I motivi del
cambiamento della domanda sociale vanno ricercati nella precarietà del lavoro, nell'aumento dell'età,
nell'aumento delle famiglie monoreddito o composte da una persona, nella
presenza sempre più cospicua di studenti
universitari fuori sede, che a causa della mobilità richiedono alloggi con canoni di affitto adeguati, nella crescente
presenza degli immigrati, di qui non è conosciuto il numero reale e quindi il
fabbisogno effettivo. Ad essi, che sono portatori di bisogni abitativi differenziati e molto spesso trovano alloggio
nei quartieri più degradati della città, vanno aggiunti i separati e gli anziani che spesso, a causa del basso reddito, non
possono sostenere il rincaro dei canoni con
la diretta conseguenza di essere vittima di sfratto. Il progressivo
invecchiamento della popolazione segnerà un aumento di anziani soli, non in coabitazione, che richiederanno abitazioni con
particolari caratteristiche funzionali
(accessibilità,servizi tecnologici particolari, ecc.) in relazione allo stato di salute ed alla situazione economica.
Di non minore
difficoltà è la situazione dei giovani che, a causa del lavoro precario e flessibile, hanno difficoltà a
sopportare gli aumenti dei canoni di
locazione o le rate di mutuo. Infatti il costo della casa incide sempre di più sullo stipendio, crescendo in maniera
sproporzionata, e pesa non soltanto
sui poveri ma anche sui ceti medi. Le nuove situazioni che si sono determinate per la presenza di alcune
categorie di cittadini (in particolare fuori sede ed immigrati) hanno
favorito la crescita di fenomeni spesso insostenibili, illegali, in cui il
valore dell'appartamento è misurato a posto
letto, trascurando l'aspetto qualitativo. Esiste una relazione tra indice di povertà e fabbisogno abitativo.
Gli
anni passati sono stati connotati da
interventi dì edilizia sovvenzionata
in risposta ad un'emergenza abitativa, con la realizzazione di quartieri periferici e
marginali, spesso di scadente qualità architettonica, carenti di attrezzature e servizi, che si
configurano come veri e propri ghetti.
Premesso che vi è un esubero di patrimonio edilizio di enti pubblici non utilizzato, al quale va aggiunto il patrimonio
edilizio privato non utilizzato, rispetto
al fabbisogno, che potrebbe produrre un risparmio in termini di consumo di suolo e di opere di urbanizzazione
primaria e secondaria, le amministrazioni dovrebbero operare
principalmente su tre tipologie di intervento:
recupero, restauro, risanamento del patrimonio edilizio. Inoltre, è auspicabile che l'Ente locale proceda
all'acquisizione di aree, azione prioritaria
per qualsiasi intervento, e di immobili in area urbana consolidata, da
destinare ad edilizia sociale.
Tali interventi non sono di facile attuazione sia
per i costi sia per l'eccessivo
frazionamento della proprietà privata, soprattutto nei centri storici;
ciò fa sì che si privilegino le nuove costruzioni utilizzando, spesso, aree residuali di verde agricolo. L'individuazione
di progetti ed interventi volti al
contenimento del fenomeno di diffusione edilizia e di riqualificazione
del patrimonio immobiliare può costituire occasione per iniziare il processo indirizzato alla sostenibilità. Ben vengano
i provvedimenti legislativi in aiuto alle famiglie,
ma certamente questi non risolvono il problema.
_ _
Lo Stato deve quindi canalizzare
risorse ed utilizzare parte del prelievo fiscale
in questo settore per contribuire al miglioramento dell'integrazione e della coesione sociale.
sabato 10 ottobre 2015
EMERGENZA ABITATIVA – INTEGRAZIONE SOCIALE – SVILUPPO ECONOMICO i temi del nuovo dibattito organizzato da Città del Sole
Il Centro di
Cultura & Partecipazione Civile “
CITTA’ DEL SOLE” - PAVIA
VI INVITA ALL’INCONTRO
EMERGENZA
ABITATIVA – INTEGRAZIONE SOCIALE – SVILUPPO ECONOMICO
PRESSO L A SALA DI SANTA MARIA GUALTIERI
lunedì 26 OTTOBRE 2015 alle ore 17,00
INTRODUCE : Dr.
CIAMPI BENIAMINO – EX
DIRETTORE GENERALE ALER DI PAVIA
Parleranno
Dr. DANIELE BOSONE – PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI PAVIA
Don
DARIO CROTTI - DIRETTORE CARITAS
DIOCESANA DI PAVIA
Presiede
VINCENZO LISTA - COORDINATORE DEL CENTRO DI CULTURA E
PARTECIPAZIONE CIVILE “ CITTA’ DEL SOLE” - PAVIA
Con il PATROCINIO di Provincia e Comune di Pavia
L'obiettivo è quello di discutere sulle
trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni
locali ed ai contesti urbani che esigono risposte di edilizia sociale
differenziata.
I motivi del cambiamento
sociale vanno ricercati nella precarietà del lavoro, nell’aumento dell’età e delle famiglie monoreddito o composta da una sola persona, nella
presenza di studenti universitari fuori sede, nella crescente presenza di
profughi di cui non è conosciuto il
numero reale e quindi il fabbisogno effettivo.
Le scelte di un’amministrazione è quindi legata a
elementi economici: mercato immobiliare, costo della vita, ecc.
In questo contesto è di vitale importanza la
logica dell’integrazione sociale;
tale prospettiva sottointende alla necessità di inserire gli interventi nell'ambito di un processo
più ampio di pianificazione territoriale e di un attento sviluppo
economico. Vincenzo Lista
giovedì 1 ottobre 2015
IL PRESIDENTE DI CITTA' DEL SOLE E' CITTADINO ONORARIO DELLA CALABRIA
Nella prestigiosa cornice del Padiglione Cascina Triulza ad EXPO Milano, si è svolto con grande successo di pubblico il convegno organizzato dalla Federazione Italiana dei Circoli Calabresi (F.I.C.C.) sul tema "Dove va la Calabria? La voce dei calabresi residenti altrove". Padrone di casa è stato il Prof. Italo Richichi, noto cardiologo, pavese d'azione, da sempre impegnato nella Federazione dei Circoli Calabresi, di cui ricopre l'incarico di Presidente. Dopo gli interventi di Nicolas Gallizzi (vicepresidente F.I.C.C.), Giuseppe Parise (Presidente dell'Associazione "Cariatesi a Milano"), Giovanni De Nicola (già Assessore ai Trasporti del Comune di Milano), Giuseppe Marra (Direttore dell'AdnKronos) e Carla Clerici (imprenditrice impegnata nel sociale), ha preso la parola Vincenzo Lista, calabrese doc e Coordinatore del Centro "Città del Sole", per un accorato appello rivolto a tutti i calabresi sparsi per il Belpaese affinchè facciano sempre più sinergia e massa critica; solo così, infatti, sarà possibile favorire lo sviluppo della Regione Calabria. Lista ha poi introdotto il Prof. Giuseppe Nappi, Presidente di "Città de Sole" ed ospite d'onore della serata, insignito del riconoscimento di Cittadino Onorario della Calabria "per titoli, meriti e qualità mostrati nella sua vita scientifica, professionale, sociale ed umana". Nel consegnare la pergamena a Nappi, il Prof. Richichi ha sottolineato i pregi, la cultura medico-scientifica, i nobili sentimenti verso gli altri, l’amore che sempre egli dimostrato verso i
calabresi e la Calabria ,
la saggezza e caparbietà nel voler raggiungere obiettivi
sempre più alti e prestigiosi. Il Direttivo e tutti i soci del Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole" di Pavia si congratulano con il Presidente per l'onorificenza ricevuta.
giovedì 10 settembre 2015
Il Presidente di Città del Sole premiato ad EXPO Milano
Nell'ambito di una serie di iniziative scientifiche e culturali promosse dalla Federazione Italiana Circoli Calabresi e dalla Associazione Nazionale Prevenzione Cardiovascolare all'interno del Padiglione Cascina Triulza di EXPO Milano, il Prof. Giuseppe Nappi, Presidente di Città del Sole, sarà insignito della "Cittadinanza Onoraria di Calabrese Illustre", per l'amicizia e la vicinanza dimostrate nei confronti del popolo calabrese in tanti anni di vita professionale e non. Il riconoscimento gli sarà consegnato giovedì 24 settembre nel corso del Meeting "Dove va la Calabria? La voce dei calabresi residenti altrove". La manifestazione inizierà alle ore 19 ed essendo i posti limitati si consiglia di prendere contatto con gli organizzatori attraverso l'indirizzo e-mail infoanpcv@gmail.com.
domenica 6 settembre 2015
Il Sissizio di Salvatore Mongiardo in Calabria
Ben ritrovati dopo la pausa estiva! E' con piacere che pubblichiamo di seguito il testo del discorso tenuto dall'amico calabrese Salvatore Mongiardo, che il 3 giugno 2014 presentò a Pavia il suo libro "Cristo ritorna da Crotone", in quello che fu il primo evento organizzato a Pavia da Città del Sole. Il discorso è stato tenuto nel tradizionale appuntamento del Sissizio di Serra San Bruno (VV) il 23 agosto scorso. Il Sissizio era il pasto comune dei cittadini di pieno diritto nell'antica Sparta. Oggi si mantiene con la funzione fondamentale di rafforzare il senso di appartenenza alla comunità e di far dialogare le generazioni diverse.
Care
Amiche e cari Amici,
ci
troviamo in un posto solenne dove san Bruno, il Gran Conte Ruggero il Normanno
e Papa Urbano II si incontrarono nel 1094 per cercare di risolvere il conflitto
tra arabi e cristiani: così nacque la prima crociata. Dopo mille anni il
conflitto non si è risolto, anzi si è aggravato e migliaia di migranti
disperati arrivano alle nostre coste. Ditemi voi, o Amici, se lasciar annegare
i migranti in mare è civiltà. No, è grande inciviltà, disumanità e cattiveria.
Ditemi voi se avere diecine di migliaia di armi atomiche puntate l’una contro l’altra
si può chiamare civiltà. No, è malignità, sopraffazione, voglia di dominio.
Ditemi voi se ascoltare ogni giorno di borse o spread che salgono e scendono è
civiltà. No, la finanza è diventata un signore feudale invisibile che fa
tremare intere nazioni.
Ci
chiediamo allora: chi ci condurrà verso un approdo sereno?
La
salvezza non può certo venire da questi governi che continuano a spendere
ingenti cifre per gli armamenti. Perciò noi proponiamo la Civiltà Sissiziale,
quella civiltà che nacque col sissizio, il banchetto comune istituito da re
Italo, che rinnoveremo fra poco dividendo il cibo che abbiamo portato.
La
Civiltà Sissiziale vuole fare della terra la casa comune di tutti i viventi
dove non c’è più il tuo e il mio, ma il nostro.
E non ditemi che è una utopia: la storia dimostra che gli Itali vissero
liberi e uguali dividendo fraternamente il cibo: così e da qui nacque l’Italia
e da qui, dalla Calabria, rinnoveremo l’Italia.
Abbiamo
proclamato quest’anno 2015 come Anno 1 dell’Epoca della Donna, e sono lieto che
oggi sia la festa di Santa Maria del Bosco che si celebra questo pomeriggio.
All’età di cento anni, prigioniero dei romani in una caverna dell’isola di
Patmos, san Giovanni vide la donna vestita di sole che schiacciava la testa del
dragone, simbolo della violenza umana.
Vadano dunque
le donne al governo delle nazioni, costituiscano i governi luce secondo la
visione dell’Apocalisse, e facciano tre cose: smantellamento degli arsenali di
guerra, umanizzazione della finanza, riduzione della violenza umana. Nessuno è
mai riuscito a risolvere i conflitti del mondo islamico i quali potranno essere
superati solo dalla donna islamica liberata.
La
Civiltà Sissiziale viene dalla Calabria, da dove è già venuta la libertà degli
schiavi, la Scuola di Pitagora, la profezia del Terzo Regno di Gioacchino da
Fiore e la visione della Città del Sole di Tommaso Campanella. I nostri parenti,
emigrati a milioni nei cinque continenti, sono andati per essere il lievito di
questa nuova civiltà. Le loro lacrime e il loro dolore non sono stati inutili:
loro e noi, i vinti della storia, restituiremo al mondo in amore e luce i torti
subiti nei millenni.
Proprio
per aiutare questo rinnovamento profondo, ci stiamo preparando a un evento di
portata mondiale: la riapertura della Scuola Pitagorica di Crotone, chiusa da
oltre duemila anni.
La
Grecia, a noi gente di Magna Grecia tanto cara, attraversa un periodo di grande
turbolenza. Per manifestare ai greci la nostra solidarietà, reciterò il Padre
Nostro in greco, e il Rabbino e amico Zurzolo reciterà in ebraico la preghiera
Shemà Israel: l’ebraico fu lingua parlata in Calabria tanto che la prima Bibbia
stampata in ebraico fu quella di Reggio nel 1475. Don Bruno La Rizza poi
concluderà questo incontro e dopo pranzeremo assieme. Salutiamo la nuova
civiltà con il grido che significa evviva e che nei tempi antichi risonò in
questa terra: Evoè!
venerdì 10 luglio 2015
Grande successo per l’incontro sul tema “ Dieta mediterranea Expo 2015” promosso dal Centro “Città del Sole” lunedì 6 luglio a Pavia
Tutti gli interventi sono stati seguiti con interesse dal
folto pubblico presente in Santa Maria Gualtieri, nonostante il gran caldo
della giornata. Per sintetizzare il significato profondo alla base
dell’iniziativa, al di là degli utili consigli pratici dati nel corso del
dibattito, pubblichiamo di seguito l’intervento iniziale di Vincenzo Lista,
“Deus ex machina” dell’evento e Coordinatore di Città del Sole.
“CUCINARE E CONDIVIDERE
IL CIBO SONO AZIONI UMANE, SOLO UMANE, NON CONOSCIUTE DA ALTRI ESSERI VIVENTI e
rientrano in un UMANESIMO che ha risvolti quasi religiosi. UOMINI E DONNE si
nutrono, utilizzano prodotti VEGETALI, ANIMALI E ANCHE MINERALI, ad esempio IL
SALE…. E TUTTO QUESTO SEGUENDO RITMI E RITI ESCLUSIVAMENTE UMANI. PREPARARE IL CIBO SI INTRECCIA CON LA
DIMENSIONE SPIRITUALE E SOCIALE DELLA CONDIVISIONE. LA TERRA DOVREBBE NUTRIRCI
TUTTI. INVECE UN SESTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE VIVE in MISERIA, HA FAME E
NON SA COSA SIA LA CUCINA. LA TAVOLA DELLA TERRA DOVREBBE ESSERE UN CONVIVIUM
PER TUTTI E NON DOVREBBE ESCLUDERE NESSUNO! TUTTI NUTRITI DA ESSA, SENZA
DIRITTO DI PRELAZIONE! “NUTRIRE SE STESSI, DIMENTICANDO LA FAME DEGLI
ALTRI… E’ UNO SCANDALO, UNA VERGOGNA”, questo è il monito che Papa Francesco
ribadisce, così, semplicemente e candidamente, e forse proprio per questo in
modo quanto più efficace possibile.
LA PRIMA DIMENSIONE DEL
CONDIVIDERE , DELLA COMUNITA’, E’ IL PANE
MANGIATO INSIEME CHE CI RENDE COMPAGNI ( DA cum-panis) e STARE INSIEME
ALLA TAVOLA DEL MONDO E’ LA NOSTRA PRIMA VOCAZIONE, PERCHE’ E’ QUELLA CHE CI
PERMETTE DI VIVERE.
IMPEDIRE A QUALCUNO DI
MANGIARE CIO’ CHE NOI MANGIAMO, ATTRAVERSO IL DISTORTO FUNZIONAMENTO
DELL’ECONOMIA E DELLA FINANZA, DECISO E MANOVRATO DA POCHI, SIGNIFICA
ANNIENTARE L’ALTRO. NICOLAS CHAMFORT NEL XVIII SECOLO SCRIVEVA CHE LA SOCIETA’ SI DIVIDE IN DUE CLASSI
: QUELLI CHE HANNO PIU’ CIBO CHE
APPETITO E QUELLI CHE HANNO PIU’ APPETITO CHE CIBO. E ANCORA OGGI QUESTA
OSSERVAZIONE REALISTICA E’ TRAGICAMENTE VERA.
MA, PER CONCLUDERE, TORNO al LUOGO DOVE,
FIN DALL’ANTICHITA’, SI ESERCITA LA
CONDIVISIONE DEL CIBO: LA CUCINA. C’E’ UNA CUCINA FERIALE, IN CUI CI SI NUTRE
CON GIOIA, MA NELLA SOBRIETA’ E NELLA FRUGALITA’; C’E’ IL PASTO DEI GIORNI DI
FESTA, CHE CELEBRA LA VICINANZA, GLI
AFFETTI, O TUTTO CIO’ CHE ACCADE DI RADO; C’E’ IL PASTO DEL BAMBINO CHE HA
BISOGNO DI CIBI ADEGUATI A UNA CRESCITA SANA E IL PASTO DELL’ANZIANO, CHE
RICHIEDE MISURA E LEGGEREZZA. CHI
CUCINA CONOSCE L’ARTE DI DIFFERENZIARE I PASTI E SA QUANTO
SIA IMPORTANTE IL CONTRIBUTO DI QUESTO O QUELL’ALIMENTO NELLA DIETA QUOTIDIANA… C’E’ UNA CUCINA CHE UNISCE SAPERI
E SAPORI, E’ LA DIETA SEMPLICE E SANA DI CASA NOSTRA… LA DIETA MEDITERRANEA”.
Dopo l'intervento di Vincenzo Lista, ha portato il saluto ai presenti il Prof. Mario Melazzini, Assessore alle Attività Produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia, il quale ha sottolineato il ruolo fondamentale che la Dieta Mediterranea ha all'interno di EXPO 2015. Il Presidente di Città del Sole Prof. Giuseppe Nappi ha poi introdotto l'intervento del Prof. Italo Richichi, che ha illustrato la sua recente pubblicazione "Dieta Mediterranea di riferimento (Calabria)". Infine, il Presidente della Provincia Dott. Daniele Bosone (membro del CD di Città del Sole) ha chiosato su quanto la promozione di una sana alimentazione e di corretti stili di vita sia un dovere importante anche da parte delle Istituzioni. Al termine del convegno, a Melazzini, Richichi e Bosone è stata consegnata la riproduzione del simbolo di Città del Sole, raffigurante il Ponte Coperto sul Ticino, e al Prof. Nappi un attestato di riconoscenza per le ragioni che potete leggere nel fac-simile pubblicato di seguito.
Dopo l'intervento di Vincenzo Lista, ha portato il saluto ai presenti il Prof. Mario Melazzini, Assessore alle Attività Produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia, il quale ha sottolineato il ruolo fondamentale che la Dieta Mediterranea ha all'interno di EXPO 2015. Il Presidente di Città del Sole Prof. Giuseppe Nappi ha poi introdotto l'intervento del Prof. Italo Richichi, che ha illustrato la sua recente pubblicazione "Dieta Mediterranea di riferimento (Calabria)". Infine, il Presidente della Provincia Dott. Daniele Bosone (membro del CD di Città del Sole) ha chiosato su quanto la promozione di una sana alimentazione e di corretti stili di vita sia un dovere importante anche da parte delle Istituzioni. Al termine del convegno, a Melazzini, Richichi e Bosone è stata consegnata la riproduzione del simbolo di Città del Sole, raffigurante il Ponte Coperto sul Ticino, e al Prof. Nappi un attestato di riconoscenza per le ragioni che potete leggere nel fac-simile pubblicato di seguito.
lunedì 6 luglio 2015
domenica 5 luglio 2015
Premiato a Pavia Roberto Crea, "novello Leonardo da Vinci"
Segnaliamo un interessante articolo dedicato al Premio Ottorino Rossi giunto quest'anno alla XXVI edizione. Nell'articolo sono intervistati il Prof. Giuseppe Nappi, che, oltre ad essere Presidente di "Città del Sole", è Direttore Scientifico dell'IRCCS Mondino di Pavia che conferisce il Premio, e il Prof. Roberto Crea, calabrese d'origine e californiano d'adozione, famoso per l'invenzione dell'insulina biosintetica, ma in questo caso premiato per l'intuizione di estrarre dalle olive antiossidanti naturali in grado di prevenire l'invecchiamento cerebrale. Crea è a tutti gli effetti un "inventore seriale", tanto da poter essere considerato un "novello Leonardo da Vinci".
sabato 4 luglio 2015
DIETA MEDITERRANEA - EXPO 2015: - 2 ALL'APPUNTAMENTO PAVESE
Il Settimanale "Il Ticino" in edicola da venerdì 3 luglio presenta l'appuntamento di Città del Sole con la Dieta Mediterranea: non mancate!
mercoledì 24 giugno 2015
DIETA MEDITERRANEA NELL'ANNO DELL'EXPO: CITTA' DEL SOLE VI ASPETTA il 6 LUGLIO A PAVIA
E' stato definito il programma del nuovo incontro-dibattito organizzato dal Centro "Città del Sole" In Santa Maria Gualtieri (Piazza della Vittoria) a Pavia. Prendendo spunto dal libro sul tema di recente pubblicazione del Prof. Italo Richichi, si parlerà dei benefici della "cara, vecchia" Dieta Mediterranea con l'Assessore Regionale Mario Melazzini, il Prof. Giuseppe Nappi (Presidente di Città del Sole) e il Dott. Daniele Bosone (Presidente della Provincia di Pavia e membro del Consiglio Direttivo di Città del Sole). Il tutto sarà introdotto, come sempre, dal Coordinatore di Città del Sole Vincenzo Lista. Clicca su locandina per il programma completo. L'ingresso è gratuito, vi aspettiamo numerosi!
lunedì 15 giugno 2015
Nel nuovo appuntamento di Città del Sole di scena la DIETA MEDITERRANEA
Si avvicina la data di un nuovo interessante appuntamento promosso da Città del Sole e da altre associazioni culturali. Lunedì 6 luglio a Pavia si dibatterà infatti di Dieta Mediterranea, prendendo spunto dalla recente pubblicazione sul tema del Prof. Italo Richichi, che interverrà all'incontro unitamente all'Assessore alle Attività Produttive, Ricerca e Innovazione della Regione Lombardia Prof. Mario Melazzini. Nei prossimi giorni saranno resi noti maggiori dettagli.
Il Direttivo del Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole"
Il Direttivo del Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole"
mercoledì 13 maggio 2015
La scuola che sogno - Parma, 20 maggio 2015
Segnaliamo la presentazione del libro "La scuola che sogno" di Giancarlo Pavano, promossa a Parma da "La Città Ideale 2014", associazione amica del nostro Centro "Città del Sole". I dettagli sono indicati di seguito.
La Dieta mediterranea nell'anno dell'Expo dedicato al tema dell'Alimentazione
Il noto cardiologo calabrese, pavese d'adozione, Italo Richichi presenta il libro "Dieta mediterranea di riferimento", un utile saggio divulgativo per ricordare l'importanza di una corretta alimentazione, fondamentale soprattutto per prevenire le patologie del cuore. L'appuntamento è per venerdì 15 maggio alle ore 18 al Collegio Borromeo di Pavia. Clicca qui per leggere l'intervista all'autore.
venerdì 1 maggio 2015
La Nuvola di Mariano Lombardi incanta la platea
Nonostante la giornata di pioggia incessante, Città del Sole ha aperto la stagione 2015 di appuntamenti culturali con l'attesa presentazione del libro "La Nuvola e altri racconti" di Mariano Lombardi. Nella saletta di Via dei Mille 130 a Pavia, i racconti dell'autore aviatore hanno incantato il discreto pubblico presente, spaziando dall'incontro con la Nuvola, che mise a dura prova le sue doti di pilota ed il suo sangue freddo, ad episodi di vita vissuta nel corso dell'attività di medico radiologo, fino ad arrivare a momenti d'intimità familiare. Si segnala l'eco della stampa locale e si allegano alcune foto del tavolo dei relatori e del pubblico.
mercoledì 22 aprile 2015
La Nuvola e altri racconti: conto alla rovescia per l'incontro con Mariano Lombardi
Si avvicina la data del 27 aprile che vedrà tenersi a Pavia la presentazione del libro del medico Mariano Lombardi, promossa dal Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole". Interverranno il Presidente della Provincia di Pavia, dott. Daniele Bosone, membro del Consiglio Direttivo di "Città del Sole", il prof. Giuseppe Nappi, Presidente di "Città del Sole", e Mino Milani, noto scrittore e storico pavese. I dettagli dell'evento sono disponibili qui: La Nuvola e altri racconti
martedì 7 aprile 2015
L'Umanizzazione della Medicina globalizzata *
"Non basta accrescere la ricchezza perchè sia equamente distribuita, non basta promuovere la tecnica perchè diventi più umana" (Populorum Progressio, 34). E' quanto avviene oggi per la professione medica che, di fronte alle sfide del mondo globalizzato, rischia di smarrire il suo logos e il suo telos. Se l'efficientismo e il funzionalismo, veicolati dal pensiero scientifico dominante, sviliscono la professione medica nelle sue dimensioni di missione e di servizio all'uomo, misurandola su criteri economici di efficacia e rendimento, la medicina smarrisce il suo significato e la sua finalità. L'Umanizzazione della medicina è invece l'espressione che qualifica l'attività medica. La medicina proviene dall'uomo ed è finalizzata al bene dell'uomo: in senso proprio attraverso la diagnosi e la cura della malattia, in senso generale attraverso la tutela della salute e il benessere della persona. L'etica garantisce l'agire medico, affermando il valore in sè e per sè della persona non riducibile a semplice valore d'uso. Il riconoscimento di una responsabilità morale che germina all'interno dell'agire medico ci chiama a tenere a distanza la seduzione della neutralità metodologica e dell'omologazione scientifica, dietro la quale fa capolino l'ideologia riduzionistica che ne rappresenta una patologia deviata. La dimensione morale della professione medica si misura anzitutto dal valore dell'umanità del suo operatore. Questa dimensione morale confluisce nella prospettiva più ampia di un'etica della responsabilità che interpella il mondo medico nel mondo globalizzato.
* Dagli atti della Settimana Culturale delle Scienze Biomediche (Roma, 16-21 marzo 2015)
* Dagli atti della Settimana Culturale delle Scienze Biomediche (Roma, 16-21 marzo 2015)
mercoledì 1 aprile 2015
Leopolda sì, Leopolda no: quale futuro per i partiti politici?
Ho colto con estremo interesse la
notizia dell'ormai imminente Federazione delle varie associazioni, tra cui la
nostra "Città del Sole" di Pavia, nella " Federazione di
solidarietà popolare".
Al contempo, apprendo con
curiosità le considerazioni espresse sulla "Provincia Pavese" dal
Presidente dell'Amministrazione Provinciale Daniele Bosone, nonchè membro di
recente nomina del nostro Consiglio Direttivo, circa la costituzione di una
"Leopolda Pavese" sul modello "renziano" di Firenze,
dimostratosi però finora, a mio modesto parere, più una corrente interna al PD
che un vero laboratorio di Partito. E' condivisibile la tesi che i progetti e
le idee risiedano nel laboratorio di ogni espressione sociale e culturale, ciò
vale ovviamente per "Città del Sole"; penso, tuttavia, che occorra in
questa fase distinguersi ed essere alternativi, anche alla cosiddetta
"Leopolda blu" di centro-destra, lasciando ai Partiti i loro progetti
ed alle associazioni la loro libertà ed autonomia, in caso contrario l'azione
socio-culturale derivante dall'aggregazione di cittadini ne risulterebbe
mortificata.
Ciò premesso, solo una nuova
identità di “Partito”, rappresentata, chissà, proprio da questa nascente
“Federazione di solidarietà popolare”, ove confluiscano le diverse sensibilità
esistenti nella società che i Partiti tradizionali non riescono più a governare,
se non in termini di strumenti di potere, può essere capace di fare chiarezza
nella vasta confusione attuale. E’ d’obbligo il rinvio ad un nuovo soggetto
politico centrista, non estremo, capace di ricucire quei substrati sociali
presenti in tutti i Partiti ed, in particolare, nei non radicalmente schierati
a difesa di una ideologia.
Giuseppe Carrubba
martedì 17 marzo 2015
IL 27 APRILE PARTE LA STAGIONE DI APPUNTAMENTI 2015 DI CITTA' DEL SOLE
Il debutto nella narrativa a 76 anni del medico Mariano Lombardi, originario di San Cipriano Po, sarà oggetto del primo appuntamento 2015 organizzato da Città del Sole presso la sua nuova sede di Via dei Mille 130 a Pavia. L'autore, convinto dall'amico Mino Milani che interverrà al dibattito e che ha firmato la postfazione del libro, racconta la sua esperienza di pilota di aereo ad elica, interrotta nel 1995 dopo 26 anni per motivi di salute, e quella professionale di medico, che ancora oggi prosegue. Di seguito la locandina dell'evento al quale siete tutti invitati a partecipare: La Nuvola e altri racconti - 27 aprile 2015
domenica 1 marzo 2015
Xenofobia e razzismo: la crisi dell'umanismo e il fallimento della politica
Riflessioni maturate dopo aver ricevuto la notizia di un provvedimento della Giunta Regionale Lombarda che mira a rendere difficoltosa e complessa l'apertura di luoghi di culto e di preghiera, colpendo ancora una volta migranti e stranieri. Appunti per un'analisi storica del Prof. Pier Giuseppe Milanesi, Coordinatore del gruppo di Studio di Neuroteoretica e Teorie della Mente "Alla Porta di Elea" della Fondazione CIRNA Onlus.
I - Queste
riflessioni traggono spunto da un discusso provvedimento della Giunta Regionale
Lombarda che mira a rendere complessa e difficoltosa l’apertura di luoghi di
culto e di preghiera. Il provvedimento, in sé, mira a bloccare la costruzione
di moschee. Tuttavia onde evitare rischi di incostituzionalità e accuse di
discriminazione, violando la legge, il provvedimento sul piano formale è esteso
a tutte le confessioni religiose, compresa la Chiesa Cattolica. Però
tutti sanno che la
Chiesa Cattolica non ha più alcuna esigenza ad aprire nuove
sedi di culto, avendo piuttosto il problema contrario di dismettere molti
edifici, sia per la mancanza di sacerdoti e di fedeli, sia per i proibitivi
costi di manutenzione. Quindi, di fatto, questo provvedimento colpisce solo le
religioni non cattoliche e cioè proprio le religioni che rappresentano il
conforto culturale di centinaia di migliaia di immigrati che tra l’altro
costituiscono un indispensabile supporto dell’economia dell’intera regione.
Che senso e utilità
ha questo provvedimento? Nessuno! Anzi,
esso è destinato a peggiorare il clima sociale favorendo emarginazione, disagio
e criminalità – esattamente il contrario di quello che dovrebbe promuovere la
politica. Studi e ricerche dimostrano infatti che lo sradicamento culturale,
nel momento in cui favorisce un processo di degrado ideologico, apre anche le
porte non solo al degrado comportamentale, ma anche allo sviluppo di vere e proprie
patologie fisiche e mentali. Questo provvedimento, insieme ad altri adottati da amministrazioni
locali e enti, è parte di una escalation
progressiva di piccole e ricorrenti pratiche persecutorie mirate a colpire, o
meglio a rendere la vita ancora più difficoltosa a stranieri e migranti. La
motivazione sociale con cui tali provvedimenti vengono proposti all’opinione
pubblica è che i migranti debbano essere sottoposti a particolari controlli e
restrizioni, poiché tra di essi si riscontrano in maggior misura episodi di
delinquenza. Tuttavia, poiché proprio l’emarginazione è la prima causa che
favorisce comportamenti socialmente devianti, è infine la politica stessa,
nella misura in cui promuove l’emarginazione, la causa induttiva del fenomeno
che essa pretende di combattere.
C’è un fantasma che
si aggira in Europa e che si cerca di non vedere o di non evidenziare a
sufficienza in Europa: il ritorno dell’antisemitismo, del razzismo e della
xenofobia a livello di massa. Questi sentimenti, a dire il vero, non sono mai
morti, nonostante il ricordo dei crimini delle dittature del ‘900 funzionasse
da efficace deterrente. Tuttavia, forse anche per l’affievolirsi dei ricordi,
razzismo e xenofobia hanno trovato nuove formule originali e contorte per
legittimarsi, per riemergere e rioccupare la scena politica, dando vita a veri
e propri partiti che ottengono lusinghieri successi elettorali.
L’Europa, per così
dire, riscopre la sua interna anima turbolenta e aggressiva che, sopita nel
buon clima amicale instauratosi a seguito del patto di unione tra gli stati, si
scarica ora all’esterno contro un nemico immaginario. In precedenza, prima del
1989, il nemico aveva un volto reale:
l’Unione Sovietica, con il suo cerchio di paesi satelliti. Caduto questo
sistema minaccioso incombente sull’Europa occidentale, il nemico è diventato
immaginario: è diventato l’Altro, come tale, il migrante invasore, il
mussulmano: nuove figure che si stagliano su quella più antica e sfocata
dell’ebreo errante nemico di Cristo, l’archetipo plurimillenario di tutte le
persecuzioni.
La caduta dell’URSS
ha coinciso con una rapida crescita e diffusione movimenti a base xenofoba, al
punto che diventa lecito ipotizzare che esista una correlazione tra il tramonto
dell’ideologia comunista – o meglio degli ideali internazionalisti e socialisti
che comunque, anche in modo rozzo, trovavano un pur traballante punto di
riferimento nel sistema sovietico – e il progressivo affermarsi a livello di
massa di movimenti, come la Lega Nord in Italia, che miravano a legittimare
politiche di discriminazione sociale sulla base di prerogative di tipo etnico o
territoriale.
Ha alquanto sorpreso
gli osservatori internazionali questo fatto che proprio l’Italia - culla del cristianesimo e patria del
diritto - si trovasse al centro di
questo processo di inversione ideologica. Ciò è dovuto probabilmente ad una
congiuntura di cause.
Il giornale inglese The Guardian, ha tentato, in un articolo
del 30 luglio 2013 dal titolo “Why is
Italy still so racist?” una analisi delle probabili origini del razzismo
italiano. In sintesi, si può dire che l’Italia è il paese dove la politica ha accumulato i suoi maggiori fallimenti, a
partire dal fatto che l’Italia è di fatto un paese che non è mai riuscito a
realizzare una unità nazionale e che, quando tale unità è stata realizzata,
essa è stata realizzata sul piano dell’involucro territoriale, ma non a livello
dell’anima. In assenza di un sentimento nazionale – così dice il giornale –
ogni città, ogni paese, ogni borgo ecc. si sente al centro del mondo, come se
fosse la capitale del mondo, mentre tutto ciò che giace al di fuori di questo
cerchio viene vissuto come straniero e fonte di potenziali invasioni. Quindi il
razzismo italiano è qualcosa di capillarmente diffuso, disperso in migliaia di
punti e costellazioni, che teoricamente si annullano a vicenda, ma che possono
formare degli enormi coacervi qualora questi sentimenti negativi vengano
indirizzati verso un nemico comune e sovrastante.
Quindi di fatto –
aggiungiamo noi, ampliando ulteriormente questo quadro – l’Italia è un paese “nato morto” e questo
spiega perché i cittadini non abbiano rispetto per lo stato e per le leggi. Lo
stato a sua volta, per contrastare la tendenza del popolo a trasgredire alle
leggi, moltiplica il numero e la quantità di leggi e regolamenti, appesantendo
a tal punto il sistema per cui eludere qualche legge o regolamento diventa
condizione per sopravvivere o per godere della sensazione di vivere in un paese
libero. In un paese ben organizzato e
gestito, il cittadino si sente libero nel momento in cui obbedisce ad una legge
(come sosteneva Kant). Nel nostro paese malgovernato, in Italia, si genera
l’effetto contrario: si può respirare aria di libertà solo effettuando qualche
piccola trasgressione.
Ovviamente è impossibile
non notare che queste stesse dinamiche si sono trasferite a livello europeo per
cui noi possiamo ben dire che lo stile fallimentare che fu caratteristica della
storia politica italiana è diventato anche lo stile del fallimento politico
europeo, dove vediamo che i vari stati fanno a gara a trasgredire le norme
comuni, così come i cittadini italiani fanno a gara per trasgredire a quelle
del loro paese.
In parole povere si
deve parlare in primo luogo del fallimento
della politica – ossia alla sua inefficacia, inefficienza, inettitudine,
mancanza di lungimiranza e di credito – come la remota origine di tutti i mali.
Infatti noi dobbiamo tener conto del fatto che il fallimento della politica
genera effetti esiziali sul sistema, non solo sul piano strutturale e
organizzativo, ma principalmente sul piano ideale. La politica infatti
rappresenta la coscienza pubblica di una nazione per cui il degrado della
politica promuove un processo di degrado culturale di massa, nelle prassi,
nelle idee e nei costumi: il popolo è
lo specchio dei suoi governanti ed è portato ad imitarne i comportamenti e le
parole.
Tuttavia, poiché in
democrazia la politica si regge sul consenso, ecco che la politica è costretta
infine a cercare consenso confermando nel popolo gli stessi sentimenti negativi
causati dalla sua inefficacia ed inettitudine. La cattiva politica genera
risentimenti, aggressività, pulsioni negative; essa pertanto è costretta a
farsi strumento di amplificazione di questi sentimenti (e perciò interprete del
negativo che alberga nell’animo delle persone) per potere conservare consenso.
In questo circolo vizioso quindi si può dire che la cattiva politica peggiora
se stessa.
Non esiste un chiaro
limite a questa progressione nel negativo, anche perché la negatività, come abbiamo
detto, si alimenta di se stessa: la cattiva politica crea risentimento e
aggressività e il risentimento produce cattiva politica. Nella disperata
ricerca del consenso, esiste il rischio reale che qualora politiche impostate
sul risentimento – e perciò politiche striate di ideologie razziste o xenofobe
o discriminatorie -
si dimostrassero elettoralmente
vincenti, esse possano essere perseguite non solo dalle forze integraliste e
nazionaliste, come già accade, ma anche dalle forze di tradizione liberale o
socialista.
Il “modello Italia” come detto, si è
trasferito nell’intera Europa, la cui pesante struttura iper-regolamentata
connessa ad inefficienza e inconcludenza politica può essere esperita su grande
schermo. Anche i mali si sono ingigantiti al punto che il risentimento dei
popoli nei confronti della cattiva politica europea ha moltiplicato e sparso su
tutto il territorio anche il male italiano di cui se era fatto interprete la
Lega Nord. Vediamo ovunque fiorire movimenti xenofobi ed etnocentristi con il
caso eclatante della Francia, dove il Front
National si candida a prima forza del paese.
La Francia, al pari
dell’Italia, ha ospitato nel dopoguerra la più agguerrita formazione politica
di tradizione socialcomunista per cui non può essere ritenuto casuale questo
fatto per cui razzismi e xenofobie si siano diffuse con rapidità maggiore
laddove gli ideali umanistici e di solidarietà sembravano tradizionalmente più
consolidati e continuamente propugnati. Questo fenomeno per cui vediamo
l’umanismo rovesciarsi nel suo contrario andrebbe attentamente studiato.
II – In realtà questo processo di
rovesciamento non deve essere interpretato come un vero e proprio
rovesciamento, ma piuttosto come la corruzione di un sentimento. Non si
tratta di un antiumanismo, ma della corruzione dell’umanismo. E’ umanismo
putrefatto. E’ un processo parallelo di corruzione del concetto dell’Uomo che
trae vita all’interno nelle sfere della religione e della politica e che viene
rovinato nel momento in cui queste due sfere vengono sgretolate dal processo
della storia. Quindi noi dobbiamo partire considerando il processo di
dissoluzione dei principi dell’umanismo storico custoditi principalmente in due
grandi “recipienti” culturali: l’utopia politica (rappresentata nel socialismo,
nel suo programma di redenzione materiale dell’uomo) e la religione con i suoi
paralleli messaggi di redenzione e salvezza dell’”Uomo”. Entrambe queste sfere
cedono ormai lentamente sotto l’avanzare della poderosa civiltà del capitalismo
dove l’uomo, degradato a mero agente di consumo e fornitore della merce-lavoro,
viene soffocato e quasi integralmente sostituito dalla macchina. Parafrasando
Nietzsche, potremmo dire: l’uomo è morto!
E con esso la sua cultura. Divenire del capitalismo avanzato e pervasivo,
bigottismo (religioso e/o politico), tramonto dell’umanismo: è un po’ questo lo
scenario entro il quale si alimenta la cultura della disgregazione sociale e
della discriminazione, ossia dove viene a stagliarsi il fantasma del nemico immaginario che
acquisisce forma umana.
Razzismo e xenofobia
sono socialismo corrotto, cristianesimo corrotto, islamismo corrotto. Quasi
sempre un sentimento di amore corrotto è in grado di scatenare molta più
violenza di qualsiasi altra forma di avversione, per cui “l’amore per l’uomo”
si trasforma in risentimento: risentimento verso gli uomini e verso qualcuno in
particolare.
Quando entrambe le
sfere espletavano un ruolo importante di sostegno ideologico del sistema,
parallelamente o in concorso, anche gli effetti della loro corruzione si
manifestano con maggiore virulenza. Questo può in parte spiegare la diffusione
della Lega Nord nei territori del nord Italia in un’area, come il Veneto e
l’arco alpino, di radicata tradizione cattolica e, parallelamente, nei
territori della Bassa padana, tradizionalmente feudi elettorali del tramontato
Partito Comunista Italiano, liquidato in fretta e furia dopo la caduta del
Muro. Il proselitismo leghista si arresta invece alle soglie dell’Italia
centrale dove forte è la tradizione anticlericale – la parte più “laica” del
paese, dove anche il socialcomunismo, pur radicato nella politica, non ha
trovato, nel momento del suo tramonto, proprio grazie alla laicità, quella
energia e forza ideologica per produrre gli effetti della sua putrefazione.
L’apporto delle
religioni nel favorire la diffusione di razzismi e xenofobie è essenziale per
quanto le religioni sono depositarie di
quel pensiero impoverito –
vale a dire di quella tendenza alla semplificazione del mondo – che si dimostra
essenziale per lo sviluppo di ideologie di consumo o di massa, ossia per
tradurre in principi universali e sistemi di pensiero un set di esperienze limitate, confuse o di origine prettamente
emotiva.
Sotto l’aspetto della
dialettica ideologica, razzismi e xenofobie devono pertanto essere messi in
correlazione alla corruzione dell’umanismo socialista e teologico. Fascismo,
nazismo e comunismo sovietico furono il primo stadio della corruzione
dell’utopia socialista – il fallimento
della Seconda Internazionale
rappresenta la certificazione di questa disgregazione dell’idea socialista.
All’interno di questi sistemi il seme del razzismo e della xenofobia prese a
crescere mettendo fertili radici che ancora oggi producono fronde. Sul versante
puramente teologico, la “morte di Dio” annunciata da Nietzsche in pieno ‘800,
era stata da questi coniugata con il crollo dell’umanismo. In realtà la
religione (in questo caso il cristianesimo) secondo Nietzsche era morta da
tempo: il cristianesimo non custodiva più dentro di sé il seme dell’uomo bensì il cadavere
dell’uomo. Effettivamente, razzismi e xenofobie crebbero progressivamente
all’interno di un cristianesimo ridotto a pura armatura burocratica ecclesiale,
dando origine non solo a ricorrenti e periodiche persecuzioni contro gli ebrei,
ma ad interminabili conflitti religiosi
tra seguaci. Lo stesso discorso può oggi essere ripetuto riguardo al
mondo islamico che ripropone queste per noi antiche forme di conflittualità
medioevali, dove l’odio e la persecuzione nei confronti del diverso
(l’infedele) sembra assumere proporzioni gigantesche, contando anche sul fatto
che, nel mondo arabo il confine tra ideologia religiosa e politica è quasi
inesistente, per cui il germe del razzismo può svilupparsi in misura
esponenziale traendo forza dalla contestuale corruzione di entrambi i sistemi
(politico e religioso).
Noi vediamo dunque
che proprio laddove si sono coltivate le mitologie di “salvezza dell’uomo” – e
cioè nella sfera della religione e nelle vacue inconcludenti promesse della
politica - infine si è creato un terreno fertile per lo sviluppo di ideologie
speculari che affermano il contrario, come se l’umanità avesse incominciato a
prendere a pugni le proprie idee nel momento in cui ne ha verificato
l’inefficacia. In altre parole: la preghiera si converte in bestemmia.
L’amore si tramuta
in accanimento. In questa dialettica degli opposti, l’antitesi assume
specularmente le movenze della tesi, esattamente come avviene quando l’amore si
corrompe e degenera in vizio trasformando la sua forza naturale nella perfida forza del negativo. Le buone
premure, le solerzie dell’innamorato ora diventano stalking! Il razzista tormenta la sua vittima con la stessa
assiduità e ritualità con cui
l’innamorato si dedica alla persona amata dalla quale non può distaccarsi. Come
l’innamorato ha costante e bisogno di
telefonare e contattare l’amata, così anche lo xenofobo ha lo stesso impellente
bisogno di procurare periodicamente un nuovo disagio o una nuova difficoltà
alla sua vittima.
Per questo le
persecuzioni assumono un andamento periodico e intensità crescente: una escalation nella spogliazione dei
diritti che incomincia dal divieto di sedersi su una panchina (per gli ebrei al
tempo del nazifascismo di frequentare palestre e piscine) fino al divieto di
erigere luoghi di culto. In questa circolarità del negativo che cresce
alimentandosi di se stesso, ci troviamo di fronte ad un vero e proprio processo
espansivo che tende ad intensificarsi non solo prendendo di mira le stesse
categorie, ma anche comprendendo poco per volta categorie sempre nuove, espandendosi fino a realizzare il concetto
per cui l’oggetto perseguitato non è l’ebreo o l’extracomunitario o il
migrante, bensì l’uomo in quanto uomo.
III – Qualcuno
infatti potrà obiettare che il razzista non conduce una battaglia contro l’uomo
nel suo concetto, bensì contro la persona di colore, l’omosessuale, la donna
ecc. e che lo xenofobo non vuole cacciar via tutti gli stranieri, ma solo gli
islamici e i rom. Per fornire una
risposta a queste obiezioni dobbiamo compiere uno sforzo di astrazione cercando
interpretare i fatti umani e le opinioni degli uomini avendo presente i più
vasti orizzonti del tempo dove ogni gesto assume il significato di una
profezia.
Su queste grandi
linee, niente può dirsi casuale. Se non tutto, come riteneva Hegel, almeno quasi tutto ciò che è reale è razionale!
Razzismo e xenofobia, in quanto veicoli di messaggi all’interno di un sistema,
hanno perciò una loro ragion d’essere e cioè una funzione nel determinarne lo
sviluppo. Il sistema umano può essere inteso sia come una unità biologica
(poiché l’umanità nel suo complesso è una specie che al pari delle altre è
percorsa da istanze e sollecitazioni di natura biologica) sia come il prodotto di una cultura e perciò
esposto a sollecitazioni di tipo culturale o storico. In un vertice collocato
in un punto remoto le due cose probabilmente si identificano (in quanto natura
è cultura e cultura è natura) però in questo nostro discorso non abbiamo lo
spazio e l’intenzione di approfondire questo specifico tema.
Diremo allora che
razzismo e xenofobia sono in qualche modo comportamenti “di specie” essendo
comuni a molte altre specie di animali e i cui meccanismi sono stati ampiamente
esplorati dal punto di vista neuroscientifico. Sono reazioni di difesa che
assumono un aspetto patologico e compulsivo nella misura in cui non esiste
niente di reale da cui difendersi. Però è anche vero che, nella misura in cui
questi comportamenti si strutturano dando origine dando corpo ad una ideologia,
non sono più interpretabili come sfoghi biologici, ma diventano strumenti
politici che come tali, funzionali al sistema, e concorrono a formare l’ideologia del sistema.
Da questo punto di
vista, come tra l’altro anticipato, ci troviamo all’interno di una fucina
ideologica dove vengono forgiate nuove parole e cancellate vecchie parole dal
vocabolario della storia. L’ideologia è costituita infatti di parole e di
associazioni semantiche. In un universo ideologico che si tinge di un nero
minaccioso, molte parole stentano sempre più ad essere pronunciate. Ad esempio
un termine quale “cultura dell’accoglienza”, qualora fosse pronunciato,
susciterebbe reazioni stizzite e risposte accidiose del tipo : “Ah, gli
immigrati vengono qui a rubarci il lavoro e a sfruttare a sbafo i nostri
servizi!”
Questo ovviamente
non è vero. Anzi è vero il contrario, sia dal punto di vista statistico, sia
dal punto di vista storico, poiché in tutte le epoche – a partire dal tempo della costruzione delle
piramidi - il lavoro degli stranieri è sempre stato oggetto di sfruttamento e
una fonte di ricchezza per il paese che li ospitava.
Però il “vero” e il
“falso” contano assai poco in queste dinamiche di pura rilevanza ideologica che
hanno lo scopo di tessere associazioni immediate di parole e concetti.
L’umanità ha preferito nella sua storia più il falso che il vero, e una bugia
diventa immediatamente vera se con essa è possibile procurarsi dei vantaggi.
Quando le parole
vengono cancellate dal vocabolario, tale cancellazione assume valenza e
significato universali, per cui la cancellazione di termini quali “accoglienza”
o “solidarietà”, nel momento in cui vanno perdute, sono perdute per tutti. Quindi le vere vittime del razzismo e della
xenofobia non sono gli immigrati, i profughi, i rom, i neri, gli omosessuali o
le donne; le vittime del razzismo e della xenofobia siamo noi tutti, ossia l’Uomo
nella sua essenza universale.
In che senso dunque
questa operazione ideologica diventa funzionale al sistema? Non stiamo
scoprendo niente di nuovo affermando che la cultura
della discriminazione, che si tempra scegliendo come oggetto l’immigrato,
lo straniero o il nomade ecc. in realtà è un momento di costruzione di un
linguaggio universale – appunto di una ideologia destinata a funzionare in
senso universale.
Poiché il processo vorticoso di
accumulazione/concentrazione del capitale – che ha fatto sì che la maggior
parte delle ricchezze della terra siano detenute e controllate dal 10% della
popolazione – comporta meccanicamente una parallela moltiplicazione dello
svantaggio sociale, è chiaro che questo sistema deve contestualmente costruirsi
una ideologia che legittimi o normalizzi questa situazione, ossia deve
costruire una cultura della
discriminazione. In altri termini: si rende necessario un intervento sul
concetto di “giustizia” alterandone la soglia di sensibilità. Questa operazione
di revisione dei concetti (di modificazione del vocabolario umano) non viene
compiuta direttamente sulla massa della popolazione, bensì inizialmente su
queste frange più esposte e indifese che, non avendo possibilità di replica,
non avendo “voce”, non avendo le “parole”, sono dunque in grado di opporsi al
processo di conversione semantica che il sistema dominante compie con la forza
delle parole.
Però l’obiettivo
vero, strategico, non sono queste categorie. Si tratta di una rivoluzione di
concetto che, promuovendo una cultura della discriminazione, deformando il
senso della giustizia e la sensibilità nei confronti della giustizia, sottrae
argomenti, motivazioni e consenso sociale ad ogni forma di rivendicazione da
parte di quella vasta umanità che sarà sempre e via via più esclusa dal circolo
del benessere, del potere, della ricchezza ed infine anche della libertà.
Quindi se le vittime
del razzismo e della xenofobia siamo noi stessi, non ci resta che concludere,
con le più volte citate parole del teologo Martin Niemoeller:
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.
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