martedì 20 gennaio 2015

Dalla Regula* Monasteriorum di San Benedetto Abate: Dei diversi tipi di monaci

E' noto che ci sono quattro tipi do monaci. Il primo è quello dei cenobiti, cioè di coloro che vivono in monastero e prestano servizio sotto una regola e un abate.
Il secondo tipo è quello degli anacoreti, detti anche eremiti. Questi, non più nel fervore iniziale della vita religiosa, ma dopo lunga prova di monastero, hanno imparato a lottare contro il diavolo, resi ormai esperti dall'aiuto di molti. Ben addestrati nelle lotte sostenute insieme ai fratelli per il combattimento singolare dell'eremo, ormai abbastanza sicuri, senza il sostegno di altri, sanno combattere, per l'aiuto di Dio, con la loro sola mano e col loro braccio, contro i vizi della carne e del pensiero.
Il terzo tipo, tristo e vergognoso, è quello dei monaci sarabaiti. Nessuna regola li ha provati con la lezione che viene dall'esperienza, come l'oro viene provato nel crogiuolo; ma, molli come piombo, con il loro comportamento restano ancora servi del mondo mentre la loro tonsura è una manifesta menzogna a Dio.
A due o tre, a volte anche da soli, senza pastore, non chiusi negli ovili del Signore ma nei propri, non conoscono altra legge che la voluttà dei loro desideri: tutto quello che pensano o decidono loro lo dichiarano santo, e quello che non va loro a genio lo giudicano illecito.
Il quarto tipo è costituito dai monaci detti girovaghi. Passano tutta la vita errando di paese in paese, facendosi ospitare tre o quattro giorni nei diversi monasteri, sempre in giro, mai stabili, asserviti ai propri capricci e golosità, in tutto peggiori dei sarabaiti. Della condotta miserevole di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Non curandoci, quindi, di loro, veniamo, con l'aiuto di Dio, a organizzare la validissima stirpe dei cenobiti.

* La Regola di San Benedetto è il codice spirituale che ha informato a santità specialmente nel medio evo. Non solo la santità individuale di tutti gli antichi Titani dell'agiografia cattolica ma la stessa opera sociale del monachesimo dipendono esclusivamente dal codice di San Benedetto. Oggi un tanto tesoro è meno conosciuto dal grande pubblico ed è un danno! 

mercoledì 14 gennaio 2015

Daniele Bosone entra nel Direttivo di Città del Sole

In occasione del Consiglio Direttivo svoltosi il 10 gennaio 2015 si è provveduto all'unanimità alla nomina del nuovo consigliere di Città del Sole: Daniele Bosone, stimato neurologo e attuale Presidente della Provincia di Pavia. Il Presidente Nappi e gli altri consiglieri sono certi che il dott. Bosone saprà dare maggior slancio e autorevolezza all'attività del Centro pavese di Cultura e Partecipazione Civile nato poco più di un anno fa.

Vintage Press: Il Sud stritola anche chi se ne va (06/09/1996)

Ordinando nei cassetti spesso si riscoprono ritagli impolverati conservati anni addietro e ci si rende conto della loro sconcertante attualità. Un esempio è questo articolo di quasi vent'anni fa del giornalista siciliano Pietrangelo Buttafuoco: Il Sud stritola anche chi se ne va. Buona lettura!

domenica 4 gennaio 2015

Riflessione in occasione della cena conviviale per gli auguri natalizi e di buon 2015

Il tradizionale scambio di auguri natalizi è stata occasione per dialogare e riflettere insieme ad alcuni amici sulla progettualità che anima l’attuale classe politica, dai più ritenuta non concretamente legata alla realtà che sta vivendo il nostro Paese.
Proprio in virtù della sua incapacità di risolvere i problemi della quotidianità, essa ha inevitabilmente scarso appeal sugli elettori come del resto prova la recente tornata in due Regioni.
La discussione che ne è derivata ha avuto due punti centrali: 
1) la necessità di un cambiamento non più rinviabile e soprattutto chiaro, riconoscibile da tutti;
2)  il suo fermo ancoraggio ai principi della cristianità  nell'impegno civile e sociale espressi dalla dottrina liberale riformista. A questo proposito è impossibile non ricordare quanto dichiarato, nella Giornata internazionale del Lavoro, lo scorso 1 maggio: “Chiedo a quanti hanno responsabilità politica di non dimenticare due cose: la dignità umana e il bene comune”.
La passione politica che ci anima è frutto dell’impegno concreto a ricercare e costruire il “bene comune” a cui ognuno di noi è chiamato proprio in forza del suo appartenere alla società civile, indipendentemente dalle idee, al fine di raggiungere il  benessere della società. Il vero concetto è che le esigenze del bene comune derivano dalle condizioni sociali di ogni epoca e sono strettamente connesse al rispetto e alla promozione integrale della persona e dei suoi diritti fondamentali.
Esso  impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e al suo sviluppo.
Tutti hanno anche il diritto di fruire delle condizioni di vita sociale che risultano dalla ricerca del benessere collettivo.
In questo clima di generale rinnovamento che nasce dalla necessità di dare risposte alle problematiche attuali, occorre una nuova generazione di  politici, motivati da autentica passione politica, che dia vita ad un nuovo soggetto della res publica permeato di valori  democratici - cristiani, laico-liberali, popolari e riformisti.
Sono i compiti della politica che ci chiamano a questo. Sono i principi enunciati  del Compendio sopra citato: “La responsabilità di conseguire il bene comune compete, oltre che alle singole persone, anche allo Stato, poiché esso è la ragion d'essere dell'autorità politica.
Tornando alla situazione attuale, la disaffezione al modo di interpretare la politica, manifestata dall’esiguo afflusso degli elettori alle urne, implica una domanda: è ancora valida la nostra forma repubblicana parlamentare?
Viviamo una crisi di identità politica che ha provocato una separazione fra elettori e coloro che dovrebbero rappresentarli e non sembra essere un problema di persone, ma di sistema. Forse sarebbe necessaria una riforma costituzionale più innovativa di quelle ora in cantiere per far nascere una Repubblica differente, con leggi che permettano di superare i personalismi individuali e diano attenzione agli interessi della comunità: ad esempio una legge elettorale  più democratica e aperta all'espressione dei cittadini verso i candidati.
Tutte le volte che i commentatori analizzano gli attuali movimenti nazionalisti, in Francia come in Italia o altrove, essi finiscono con l’evocare un parallelismo con i nazionalismi dei primi del ‘900 che hanno portato al totalitarismo, alla barbarie e ai crimini contro l’umanità. Invece, si dovrebbe aspirare ad un nuovo concetto di nazionalismo, puro, etico, sociale, intriso di quei valori che  hanno reso l’Italia  un paese riconosciuto ed esemplare.
Dovremmo richiamarci a statisti del calibro di Don Sturzo, Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, che hanno  ridato dignità ad un Paese ferito dalla guerra e dalla guerra civile. Una visione che ha il suo perno sulla famiglia, finalmente aiutata e posta al centro della società così come Papa Francesco ha citato testualmente: “Auspico, anche pensando alla bassa natalità che si registra in Italia, una maggiore attenzione della politica e degli amministratori pubblici, ad ogni livello, al fine di dare dignità e sostegno previsto alle famiglie”.
                                                                   
        Giuseppe Carrubba
         Vincenzo Lista