E' noto che ci sono quattro tipi do monaci. Il primo è quello dei cenobiti, cioè di coloro che vivono in monastero e prestano servizio sotto una regola e un abate.
Il secondo tipo è quello degli anacoreti, detti anche eremiti. Questi, non più nel fervore iniziale della vita religiosa, ma dopo lunga prova di monastero, hanno imparato a lottare contro il diavolo, resi ormai esperti dall'aiuto di molti. Ben addestrati nelle lotte sostenute insieme ai fratelli per il combattimento singolare dell'eremo, ormai abbastanza sicuri, senza il sostegno di altri, sanno combattere, per l'aiuto di Dio, con la loro sola mano e col loro braccio, contro i vizi della carne e del pensiero.
Il terzo tipo, tristo e vergognoso, è quello dei monaci sarabaiti. Nessuna regola li ha provati con la lezione che viene dall'esperienza, come l'oro viene provato nel crogiuolo; ma, molli come piombo, con il loro comportamento restano ancora servi del mondo mentre la loro tonsura è una manifesta menzogna a Dio.
A due o tre, a volte anche da soli, senza pastore, non chiusi negli ovili del Signore ma nei propri, non conoscono altra legge che la voluttà dei loro desideri: tutto quello che pensano o decidono loro lo dichiarano santo, e quello che non va loro a genio lo giudicano illecito.
Il quarto tipo è costituito dai monaci detti girovaghi. Passano tutta la vita errando di paese in paese, facendosi ospitare tre o quattro giorni nei diversi monasteri, sempre in giro, mai stabili, asserviti ai propri capricci e golosità, in tutto peggiori dei sarabaiti. Della condotta miserevole di tutti costoro è meglio tacere che parlare.
Non curandoci, quindi, di loro, veniamo, con l'aiuto di Dio, a organizzare la validissima stirpe dei cenobiti.
* La Regola di San Benedetto è il codice spirituale che ha informato a santità specialmente nel medio evo. Non solo la santità individuale di tutti gli antichi Titani dell'agiografia cattolica ma la stessa opera sociale del monachesimo dipendono esclusivamente dal codice di San Benedetto. Oggi un tanto tesoro è meno conosciuto dal grande pubblico ed è un danno!
martedì 20 gennaio 2015
mercoledì 14 gennaio 2015
Daniele Bosone entra nel Direttivo di Città del Sole
In occasione del Consiglio Direttivo svoltosi il 10 gennaio 2015 si è provveduto all'unanimità alla nomina del nuovo consigliere di Città del Sole: Daniele Bosone, stimato neurologo e attuale Presidente della Provincia di Pavia. Il Presidente Nappi e gli altri consiglieri sono certi che il dott. Bosone saprà dare maggior slancio e autorevolezza all'attività del Centro pavese di Cultura e Partecipazione Civile nato poco più di un anno fa.
Vintage Press: Il Sud stritola anche chi se ne va (06/09/1996)
Ordinando nei cassetti spesso si riscoprono ritagli impolverati conservati anni addietro e ci si rende conto della loro sconcertante attualità. Un esempio è questo articolo di quasi vent'anni fa del giornalista siciliano Pietrangelo Buttafuoco: Il Sud stritola anche chi se ne va. Buona lettura!
domenica 4 gennaio 2015
Riflessione in occasione della cena conviviale per gli auguri natalizi e di buon 2015
Il tradizionale
scambio di auguri natalizi è stata occasione per dialogare e riflettere insieme
ad alcuni amici sulla progettualità che
anima l’attuale classe politica, dai più ritenuta non concretamente legata alla
realtà che sta vivendo il nostro Paese.
Proprio in virtù della sua incapacità di risolvere i problemi della quotidianità, essa ha
inevitabilmente scarso appeal sugli elettori come del resto prova la recente
tornata in due Regioni.
La discussione che ne
è derivata ha avuto due punti centrali:
1) la necessità di un cambiamento non più rinviabile e soprattutto chiaro, riconoscibile da tutti;
2) il suo fermo ancoraggio ai principi della cristianità nell'impegno civile e sociale espressi dalla dottrina liberale riformista. A questo proposito è impossibile non ricordare quanto dichiarato, nella Giornata internazionale del Lavoro, lo scorso 1 maggio: “Chiedo a quanti hanno responsabilità politica di non dimenticare due cose: la dignità umana e il bene comune”.
1) la necessità di un cambiamento non più rinviabile e soprattutto chiaro, riconoscibile da tutti;
2) il suo fermo ancoraggio ai principi della cristianità nell'impegno civile e sociale espressi dalla dottrina liberale riformista. A questo proposito è impossibile non ricordare quanto dichiarato, nella Giornata internazionale del Lavoro, lo scorso 1 maggio: “Chiedo a quanti hanno responsabilità politica di non dimenticare due cose: la dignità umana e il bene comune”.
La passione politica
che ci anima è frutto dell’impegno
concreto a ricercare e costruire il “bene comune” a cui ognuno di noi è chiamato
proprio in forza del suo appartenere alla società civile, indipendentemente
dalle idee, al fine di raggiungere
il benessere della società. Il vero concetto è che le esigenze del bene comune derivano dalle condizioni sociali di
ogni epoca e sono strettamente connesse al rispetto e alla promozione integrale
della persona e dei suoi diritti fondamentali.
Esso impegna tutti i membri della società: nessuno
è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo
raggiungimento e al suo sviluppo.
Tutti hanno anche il
diritto di fruire delle condizioni di vita sociale che risultano dalla ricerca
del benessere collettivo.
In questo clima di
generale rinnovamento che nasce dalla necessità di dare risposte alle
problematiche attuali, occorre una nuova generazione di politici, motivati da autentica passione politica, che dia vita
ad un nuovo soggetto della res publica permeato di valori democratici - cristiani, laico-liberali,
popolari e riformisti.
Sono i compiti della
politica che ci chiamano a questo. Sono i principi enunciati del Compendio sopra citato: “La
responsabilità di conseguire il bene comune compete, oltre che alle singole
persone, anche allo Stato, poiché esso è la ragion d'essere dell'autorità
politica.
Tornando alla
situazione attuale, la disaffezione al modo di interpretare la politica,
manifestata dall’esiguo afflusso degli elettori alle urne, implica una domanda:
è ancora valida la nostra forma repubblicana parlamentare?
Viviamo una crisi di
identità politica che ha provocato una separazione fra elettori e coloro che
dovrebbero rappresentarli e non sembra essere un problema di persone, ma di
sistema. Forse sarebbe necessaria una riforma costituzionale più innovativa di
quelle ora in cantiere per far nascere una Repubblica differente, con
leggi che permettano di superare i
personalismi individuali e diano
attenzione agli interessi della
comunità: ad esempio una legge elettorale
più democratica e aperta all'espressione dei cittadini verso i
candidati.
Tutte le volte che i
commentatori analizzano gli attuali movimenti nazionalisti, in Francia come in
Italia o altrove, essi finiscono con l’evocare un parallelismo con i
nazionalismi dei primi del ‘900 che hanno portato al totalitarismo, alla
barbarie e ai crimini contro l’umanità. Invece, si dovrebbe aspirare ad un nuovo concetto di nazionalismo, puro,
etico, sociale, intriso di quei valori che
hanno reso l’Italia un paese
riconosciuto ed esemplare.
Dovremmo richiamarci
a statisti del calibro di Don Sturzo, Luigi Einaudi, Alcide De Gasperi, che hanno
ridato dignità ad un Paese ferito dalla guerra e dalla guerra civile. Una visione che ha il
suo perno sulla famiglia, finalmente aiutata e posta al centro della società
così come Papa Francesco ha citato
testualmente: “Auspico, anche pensando alla bassa natalità che si registra in
Italia, una maggiore attenzione della politica e degli amministratori pubblici,
ad ogni livello, al fine di dare dignità e sostegno previsto alle famiglie”.
Giuseppe Carrubba
Vincenzo Lista
Iscriviti a:
Post (Atom)