"Progettare la città ideale: Vigevano nel sistema metropolitano milanese" è il titolo del convegno organizzato a al Teatro Cagnoni di Vigevano il prossimo 2 dicembre alle ore 15 dalla Confindustria della Provincia di Pavia. Tra i relatori, chiamati a discutere dell'opportunità per Vigevano di abbandonare la provincia di Pavia ed entrare nella città metropolitana di Milano, ci saranno docenti universitari milanesi ed esponenti della Fondazione Romagnosi, istituita nel 2003 da Comune, Provincia ed Università degli Studi di Pavia per promuovere e diffondere una cultura innovativa del governo locale e della sua amministrazione. Tra gli interventi previsti, oltre a quello del Sindaco di Vigevano Andrea Sala e del Presidente di Confindustria Pavia Alberto Cazzani, segnaliamo quello di Daniele Bosone, Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Pavia e membro del Consiglio Direttivo di Città Del Sole Pavia. Per gli aderenti e simpatizzanti di Città del Sole che non potranno essere presenti, pubblicheremo qui nei giorni successivi all'evento una sintesi dell'intervento del Dottor Daniele Bosone.
martedì 24 novembre 2015
martedì 10 novembre 2015
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Daniele Bosone
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
4) Intervento di Daniele Bosone, Presidente della Provincia di Pavia
Emergenza abitativa, nuovi flussi migratori, nuove povertà e situazione economica sono tutti fattori che si intrecciano fra loro e che creano una sorta di emergenza sociale che non va "scotomizzata" ma governata sia dal Governo nazionale che dai Governi locali.
Va infatti sottolineato che la domanda abitativa non è solo legata ai flussi migratori, cui dedicherò l'ultima parte del mio intervento. Purtroppo la crisi economica che ancora sta manifestandosi con alti tassi di disoccupazione e con fenomeni di "sotto-occupazione" crea due situazioni: famiglie italiane che da una situazione di normalità si ritrovano a non poter più pagare mutuo o affitto a causa della perdita di lavoro di uno dei coniugi o di una separazione coniugale o, ancora peggio, di una malattia cronica e che subisco sfratti o pignoramenti. La lunga lista di case all'asta dei tribunali parla da sè. In questo caso l'emergenza sociale cui spesso i comuni non riescono a far fronte è tremenda; può essere anche una fase temporanea della vita di una famiglia, ma è sempre drammatica e spesso lascia conseguenze non riparabili. Altro caso sono i giovani in cerca di lavoro o disoccupati che si sposano e non riescono a pagarsi l'affitto, finendo quindi a vivere a casa di uno o l'altro genitore.
A questi fenomeni si sovrappone poi la questione migranti. Non tutti sono profughi, cioè scappano da scenari di guerra o drammi sociali. Molti sono migranti veri e propri e sfuggono dalla povertà strutturale dei propri paesi. Oggi in provincia di Pavia ospitiamo quasi 1000 migranti, ivi compresi i profughi. Molti arrivano, vengono ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Prefettura in collaborazione con gli enti Locali, la Croce Rossa o gli albergatori e poi se ne vanno. Alcuni tendono a rimanere e vengono inseriti nei progetti di inserimento SPRAR coordinati dalla Provincia insieme alla Prefettura e al Privato Sociale. Sono circa 90, per lo più giovani maschi e alcune famiglie. Lo SPRAR è di fatto un percorso in cui vengono insegnati loro lingua e lavoro. Ma i migranti che restano sul territorio per lavorare hanno poi bisogno di alloggi a basso affitto, così come alcuni stranieri che migrano in italia anche dalla Cina per intraprendere attività commerciali o semplicemente per lavorare.
Ecco quindi che il problema "casa" ritorna. Va detto che le case popolari, realizzate con investimenti totalmente pubblici, in cui negli anni 50-70 venivano accolte le famiglie del Nord meno facoltose e le famiglie di immigrati del Sud, sono una soluzione ad oggi non più percorribile.
Si stanno quindi diffondendo modalità di collaborazione pubblico-privato di Housing Sociale; si tratta di soluzioni abitative a basso costo di affitto, spesso sostenute dalle Fondazioni Bancarie, di cui Fondazione Cariplo è stata la prima ispiratrice, in cui il soggetto che può essere la famiglia in difficoltà o la famiglia di migranti o studenti o giovani coppie possano trovare ospitalità per un tempo limitato da mesi a pochi anni, in attesa di una soluzione più definitiva. Sono esperienze purtroppo diffuse solo nei grandi Centri Urbani in quanto devono avere grandi dimensioni per potersi economicamente sostenere. Tuttavia sarebbe interessante anche avere esperienze in territori rurali o realtà urbane come quella di Pavia.
Come si vede la complessità è tanta perchè la nostra è una società complessa. L'idea di rispondere a tanta complessità con messaggi semplici e rozzi come quelli che tendono a non vedere i fenomeni migratori come connaturati alla globalità, ma come semplicemente un fastidio da tenere lontano appaiono ridicoli nella loro insufficienza. Un proclama in piazza o uno slogan in televisione può far piacere a tante persone, ma non a risolvere fenomeni "epocali" che stanno ben oltre il nostro potere ed i nostri desideri. Noi abbiamo solo il dovere, oltre che la possibilità, di governarli in modo ordinato e sicuro, senza mettere la testa sotto terra ma sfoderando capacità di accoglienza, umanità ma anche determinazione nel far rispettare le regole e la cultura che caratterizzano la nostra convivenza. Nuovi modelli richiedono nuove idee e forte motivazione perchè gli eventi vanno governati e non subiti.
4) Intervento di Daniele Bosone, Presidente della Provincia di Pavia
Emergenza abitativa, nuovi flussi migratori, nuove povertà e situazione economica sono tutti fattori che si intrecciano fra loro e che creano una sorta di emergenza sociale che non va "scotomizzata" ma governata sia dal Governo nazionale che dai Governi locali.
Va infatti sottolineato che la domanda abitativa non è solo legata ai flussi migratori, cui dedicherò l'ultima parte del mio intervento. Purtroppo la crisi economica che ancora sta manifestandosi con alti tassi di disoccupazione e con fenomeni di "sotto-occupazione" crea due situazioni: famiglie italiane che da una situazione di normalità si ritrovano a non poter più pagare mutuo o affitto a causa della perdita di lavoro di uno dei coniugi o di una separazione coniugale o, ancora peggio, di una malattia cronica e che subisco sfratti o pignoramenti. La lunga lista di case all'asta dei tribunali parla da sè. In questo caso l'emergenza sociale cui spesso i comuni non riescono a far fronte è tremenda; può essere anche una fase temporanea della vita di una famiglia, ma è sempre drammatica e spesso lascia conseguenze non riparabili. Altro caso sono i giovani in cerca di lavoro o disoccupati che si sposano e non riescono a pagarsi l'affitto, finendo quindi a vivere a casa di uno o l'altro genitore.
A questi fenomeni si sovrappone poi la questione migranti. Non tutti sono profughi, cioè scappano da scenari di guerra o drammi sociali. Molti sono migranti veri e propri e sfuggono dalla povertà strutturale dei propri paesi. Oggi in provincia di Pavia ospitiamo quasi 1000 migranti, ivi compresi i profughi. Molti arrivano, vengono ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Prefettura in collaborazione con gli enti Locali, la Croce Rossa o gli albergatori e poi se ne vanno. Alcuni tendono a rimanere e vengono inseriti nei progetti di inserimento SPRAR coordinati dalla Provincia insieme alla Prefettura e al Privato Sociale. Sono circa 90, per lo più giovani maschi e alcune famiglie. Lo SPRAR è di fatto un percorso in cui vengono insegnati loro lingua e lavoro. Ma i migranti che restano sul territorio per lavorare hanno poi bisogno di alloggi a basso affitto, così come alcuni stranieri che migrano in italia anche dalla Cina per intraprendere attività commerciali o semplicemente per lavorare.
Ecco quindi che il problema "casa" ritorna. Va detto che le case popolari, realizzate con investimenti totalmente pubblici, in cui negli anni 50-70 venivano accolte le famiglie del Nord meno facoltose e le famiglie di immigrati del Sud, sono una soluzione ad oggi non più percorribile.
Si stanno quindi diffondendo modalità di collaborazione pubblico-privato di Housing Sociale; si tratta di soluzioni abitative a basso costo di affitto, spesso sostenute dalle Fondazioni Bancarie, di cui Fondazione Cariplo è stata la prima ispiratrice, in cui il soggetto che può essere la famiglia in difficoltà o la famiglia di migranti o studenti o giovani coppie possano trovare ospitalità per un tempo limitato da mesi a pochi anni, in attesa di una soluzione più definitiva. Sono esperienze purtroppo diffuse solo nei grandi Centri Urbani in quanto devono avere grandi dimensioni per potersi economicamente sostenere. Tuttavia sarebbe interessante anche avere esperienze in territori rurali o realtà urbane come quella di Pavia.
Come si vede la complessità è tanta perchè la nostra è una società complessa. L'idea di rispondere a tanta complessità con messaggi semplici e rozzi come quelli che tendono a non vedere i fenomeni migratori come connaturati alla globalità, ma come semplicemente un fastidio da tenere lontano appaiono ridicoli nella loro insufficienza. Un proclama in piazza o uno slogan in televisione può far piacere a tante persone, ma non a risolvere fenomeni "epocali" che stanno ben oltre il nostro potere ed i nostri desideri. Noi abbiamo solo il dovere, oltre che la possibilità, di governarli in modo ordinato e sicuro, senza mettere la testa sotto terra ma sfoderando capacità di accoglienza, umanità ma anche determinazione nel far rispettare le regole e la cultura che caratterizzano la nostra convivenza. Nuovi modelli richiedono nuove idee e forte motivazione perchè gli eventi vanno governati e non subiti.
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Beniamino Ciampi
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
3) Intervento di Beniamino Ciampi, ex Direttore Aler Pavia
Gli sfratti negli ultimi 5 anni sono stati pari 239.000, solo quest'anno 30.000 o 50.000 famiglie rischiano la casa. CASA DOLCE CASA e' un motto per le famiglie che godono di un certo reddito, ma per alcuni invisibili la casa che insieme al lavoro e la salute dovrebbero essere la base di un certo welfare resta un sogno che forse non si realizzerà. Un quarto degli italiani si trova in situazioni di bisogno,1/12 dei pensionati gode di pensioni inferiori a 500€ mensili, sono 700.000 le domande di assegnazione di alloggio popolare ancora inevase, circa 2.000.000 di famiglie senza casa,mentre gli alloggi di edilizia residenziale pubblica da recuperare sono pari a 45.000, case senza gente, gente senza casa. Il governo ha di recente emanato un decreto di 467.000 € per risanare in DIECI ANNI 16.000 alloggi inagibili, e' soltanto una goccia nel mare di bisogno nazionale, occorrerebbe invece utilizzare in una sola volta tutta la somma stanziata. Per soddisfare la domanda di alloggi popolari occorre uno
stanziamento di almeno 1miliardo di € all'anno e creare non solo welfare, ma anche sviluppo economico, attraverso l'attivazione dell'attivita' edilizia. Occorre utilizzare le ALER o gli IACP come modello insostituibile per la mediazione sociale e per sviluppare il risanamento e la costruzione di nuovi
alloggi popolari. Occorre inoltre bloccare le vendite degli alloggi, come unico finanziamento degli enti gestori. Dobbiamo ricordare che con gli Iacp e' stato possibile soddisfare la domanda creatasi con le grandi migrazioni interne: piano Fanfani e fondi gescal, finaziamenti certi e programmabili. Oggi con la
crisi e con i grandi movimenti di extracomunitari e' necessario dare una risposta di integrazione sociale agli italiani ed agli stranieri. L'Italia e' all'ultimo posto nelle classifiche europee per gli alloggi sociali: 5% con la Grecia ed il Portogallo, contro il 25% degli altri paesi europei. Occorre inoltre defiscalizzare tutte le attivita delle aler e degli iacp, considerati purtroppo come imprese e non come fattori di inclusione sociale. Occorre infine determinare un canone minimo di sostenibilita', per consentire agli enti
gestori di poter effettuare non solo la manutenzione ordinaria , ma anche quella straordinaria, evitando cosi' che si creino ancora alloggi inagibili. Attualmente il canone minimo e' pari a 20 o 30 € mensili e con questi introiti è praticamente impossibile una gestione decorosa degli alloggi popolari.
3) Intervento di Beniamino Ciampi, ex Direttore Aler Pavia
Gli sfratti negli ultimi 5 anni sono stati pari 239.000, solo quest'anno 30.000 o 50.000 famiglie rischiano la casa. CASA DOLCE CASA e' un motto per le famiglie che godono di un certo reddito, ma per alcuni invisibili la casa che insieme al lavoro e la salute dovrebbero essere la base di un certo welfare resta un sogno che forse non si realizzerà. Un quarto degli italiani si trova in situazioni di bisogno,1/12 dei pensionati gode di pensioni inferiori a 500€ mensili, sono 700.000 le domande di assegnazione di alloggio popolare ancora inevase, circa 2.000.000 di famiglie senza casa,mentre gli alloggi di edilizia residenziale pubblica da recuperare sono pari a 45.000, case senza gente, gente senza casa. Il governo ha di recente emanato un decreto di 467.000 € per risanare in DIECI ANNI 16.000 alloggi inagibili, e' soltanto una goccia nel mare di bisogno nazionale, occorrerebbe invece utilizzare in una sola volta tutta la somma stanziata. Per soddisfare la domanda di alloggi popolari occorre uno
stanziamento di almeno 1miliardo di € all'anno e creare non solo welfare, ma anche sviluppo economico, attraverso l'attivazione dell'attivita' edilizia. Occorre utilizzare le ALER o gli IACP come modello insostituibile per la mediazione sociale e per sviluppare il risanamento e la costruzione di nuovi
alloggi popolari. Occorre inoltre bloccare le vendite degli alloggi, come unico finanziamento degli enti gestori. Dobbiamo ricordare che con gli Iacp e' stato possibile soddisfare la domanda creatasi con le grandi migrazioni interne: piano Fanfani e fondi gescal, finaziamenti certi e programmabili. Oggi con la
crisi e con i grandi movimenti di extracomunitari e' necessario dare una risposta di integrazione sociale agli italiani ed agli stranieri. L'Italia e' all'ultimo posto nelle classifiche europee per gli alloggi sociali: 5% con la Grecia ed il Portogallo, contro il 25% degli altri paesi europei. Occorre inoltre defiscalizzare tutte le attivita delle aler e degli iacp, considerati purtroppo come imprese e non come fattori di inclusione sociale. Occorre infine determinare un canone minimo di sostenibilita', per consentire agli enti
gestori di poter effettuare non solo la manutenzione ordinaria , ma anche quella straordinaria, evitando cosi' che si creino ancora alloggi inagibili. Attualmente il canone minimo e' pari a 20 o 30 € mensili e con questi introiti è praticamente impossibile una gestione decorosa degli alloggi popolari.
lunedì 9 novembre 2015
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Roberto Meregaglia
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
2) Intervento di Roberto Meregaglia, ingegnere volontario della Caritas Diocesana
2) Intervento di Roberto Meregaglia, ingegnere volontario della Caritas Diocesana
Caritas Diocesana è l’organismo pastorale della Diocesi di
Pavia dedicato a favorire l’attuazione del comandamento evangelico della carità
in forme consone ai tempi e ai bisogni, promuovendo e coordinando le attività caritative e
formative nel territorio diocesano volte alla pratica della solidarietà con i
fratelli bisognosi. Dal mandato di Caritas discendono due linee di azione:
a) INTERVENTI DI AIUTO DIRETTI
•
Centro
di ascolto
•
Microfinanza
•
Distribuzione
alimenti
•
Grave
emarginazione
•
Ambulatorio
•
Carcere
•
Accoglienza
profughi
•
Progetti
con il Comune
b) FUNZIONE PEDAGOCICA
•
Promozione
(coordinamento e sviluppo delle Caritas parrocchiali e delle altre realtà
caritative locali)
•
Osservatorio
(raccolta dei dati sugli assistiti per rilevare i bisogni del territorio, la
loro evoluzione e le risorse disponibili)
CENTRO DI ASCOLTO
•
Il
Centro d’ascolto della Caritas Diocesana di Pavia, sito in Via XX Settembre
38/b, accoglie le persone bisognose che si trovano in una situazione di
disagio, spesso economico, a volte anche psicologico e affettivo.
•
Nell’ultimo
periodo la maggior parte delle persone accolte presenta problemi di lavoro, che
causano mancanza di risorse economiche, a cui è collegata una profonda crisi
personale, determinata dalla perdita di
ruolo e di sicurezza.
•
Si
rivolgono al Centro di Ascolto da 500
a 600 persone all’anno. Di queste il 60% circa sono
stranieri, provenienti in maggioranza dai Paesi dell’Est Europa (soprattutto
Romania ed Albania) e dal Nord Africa (in particolare Marocco ed Egitto). Molti
sono ex muratori o manovali, che hanno perso il lavoro a causa della crisi del
settore dell’edilizia.
•
Sul
totale degli ascolti poco meno della metà sono primi ascolti, cioè persone che
per la prima volta nella loro vita chiedono aiuto a Caritas. Nel 2015 per la
prima volta nei primi ascolti la
percentuale degli italiani (59%) ha superato la percentuale degli stranieri
(41%). Questo è un chiaro segno della gravità della crisi economica, che tocca
ormai molte famiglie italiane, che si ritrovano in condizioni di difficoltà per
la perdita del lavoro.
•
L’età
degli assistiti è in prevalenza nella fascia 30 – 55 anni. Fra gli Italiani il
titolo di studio più diffuso è la licenza media, mentre fra gli stranieri sono
presenti anche persone con diploma di scuola media superiore o laurea, che
hanno difficoltà a far riconoscere in Italia il loro titolo di studio.
BISOGNI
PREVALENTI RISCONTRATI
•
Mancanza
di lavoro (perdita del lavoro o impossibilità di trovare lavoro)
•
Reddito
insufficiente per i bisogni delle famiglie (lavori precari o sottopagati,
lavoro nero, pensioni basse)
•
Problemi
abitativi conseguenti: sfratti (313
a Pavia nel 2014), insostenibilità degli affitti da
privati, limitata disponibilità di ospitalità temporanea per far fronte alle
emergenze, limitata disponibilità di case popolari agibili.
AREA MICROFINANZA
Gli strumenti operativi per gli aiuti di tipo economico alle
persone in condizioni di bisogno consistono in:
•
Microcredito (attualmente sospeso)
Ø Interventi fatti finora: 210
Ø Fondo Garanzia: Provincia di Pavia
•
Prestito della Speranza:
Ø Interventi fatti dal 2011: 50
Ø
Fondo
Garanzia: Conferenza Episcopale Italiana
•
Fondo Emergenza Famiglie:
Ø Interventi fatti dal 2014: 133
Ø Dotazione Fondo: Diocesi ed offerte
di privati
I primi due strumenti sono operati in collaborazione con Banche
collegate, che erogano i prestiti. Gli assistiti sostengono colloqui con un
gruppo di volontari dedicati, per verificare il tipo di aiuto economico più
opportuno, cercando anche di avviare un percorso di accompagnamento nel tempo
per monitorare l’evolvere della situazione e favorire il recupero
dell’autonomia. Le famiglie assistite sono circa il 60% italiane ed il 40%
straniere.
Principali
motivazioni delle richieste di aiuto economico:
Ø
Pagamento arretrati bollette utenze
Ø
Pagamento arretrati affitto
Ø
Cauzioni per nuovo affitto
Ø
Pagamento arretrati spese condominiali
Ø
Acquisto libri e materiale scolastico
Ø
Spese di trasporto
Ø Spese
sanitarie
DISTRIBUZIONE ALIMENTI
Il Centro di distribuzione alimenti di Caritas Diocesana di
Pavia è in Via Alboino. I pacchi di alimenti vengono distribuiti alle famiglie
assistite una volta alla settimana (circa 50 pacchi / settimana). Le famiglie
assistite sono circa 120 ed accedono alla distribuzione ogni 2 settimane.
Gli assistiti possono accedere alla distribuzione degli
alimenti dopo un colloquio presso il Centro di Ascolto, da ripetere ogni 3.
mesi per il rinnovo della tessera che consente l’accesso alla distribuzione.
L’azione svolta da Caritas nell’ambito della distribuzione
alimentare non si esaurisce nell’erogazione del pacco alimentare, ma prevede
azioni parallele che possano rendere autonoma la persona, attraverso forme di
accompagnamento che mirano al rafforzamento dell’autostima e della capacità di
resilienza personale e familiare. Inoltre, nell’ambito di questo percorso di
accompagnamento, si lavora assieme agli utenti per la promozione di uno stile
di vita sobrio e solidale.
Sono attivi in Pavia altri 10 centri di distribuzione
alimenti (Parrocchie, Canepanova, CRI). E’ stato creato un database per
condividere gli elenchi degli assistiti e coordinare gli interventi di aiuto.
Le famiglie complessivamente assistite a Pavia con le
distribuzioni di alimenti sono circa 1100.
AREA GRAVE EMARGINAZIONE
Per i casi di grave emarginazione (tipicamente persone senza
fissa dimora) è disponibile il dormitorio pubblico in via San Carlo, che ha 30
posti letto, con accesso limitato ai soli uomini.
Per l’Emergenza Freddo Caritas Diocesana aveva realizzato in
uno spazio messo a disposizione dal Comune di Pavia in via San Carlo un
servizio docce aperto 3 giorni la settimana, dotato inoltre di 10 posti letto per
offrire ospitalità ai senza fissa dimora nel periodo freddo dell’anno (da
novembre a marzo). Attualmente questo spazio è
usato dal Comune per ospitare minori stranieri non accompagnati, per cui
Caritas sta verificando con la
Diocesi la possibilità di disporre di spazi sostitutivi. Gli
utenti dei dormitori sono per il 50% italiani, spesso padri separati che hanno
perso il lavoro e lasciato la casa alla moglie e figli. A Pavia manca un
dormitorio per donne.
ASSISTENZA AI PROFUGHI
Caritas Diocesana partecipa a due progetti di accoglienza
profughi:
- SPRAR
(Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati): accolti in Pavia 51
profughi. Il progetto è rivolto ai profughi che abbiano già fatto
richiesta di asilo.
- Emergenza
Profughi, gestito dalla Prefettura: accolti in Pavia 20 profughi.
Le attività portate avanti nell’ambito di questi progetti di
assistenza vanno dall’accoglienza materiale (accompagnamento alla spesa,
affiancamento nella gestione della vita quotidiana, pratiche legate alla
richiesta di asilo e all’assistenza sociosanitaria in Italia) all’integrazione
socio-culturale tramite corsi di italiano, cene etniche, eventi sportivi.
Un problema è la difficoltà di raggiungere un inserimento attivo
al lavoro alla fine del programma di accoglienza.
COLLABORAZIONE CON IL
COMUNE DI PAVIA
Caritas Diocesana di Pavia collabora attivamente con il
Comune di Pavia nell’area del supporto alle famiglie in condizioni di bisogno
tramite:
- Incontri
periodici con i Servizi Sociali per confrontarsi sulle situazioni degli
assistiti.
- Progetto
di Micro-credito comunale, volto all’erogazione di un aiuto economico per
pagamento degli arretrati di affitto per morosità incolpevole in caso di
affitto da privati: parte dell’aiuto erogato dal Comune deve essere
restituito in ore di volontariato “obbligatorio”; Caritas Diocesana collabora
per cercare le occasioni di volontariato e per seguire percorsi di
accompagnamento degli assistiti
- Progetto
Sostegno Famiglie: programma di aiuto per famiglie con bimbi nella fascia
di età 0 – 3 anni, mirato alla realizzazione di un percorso di
accompagnamento e socializzazione delle famiglie, oltre all’erogazione di
un aiuto economico. Sono circa 30 le famiglie seguite ogni anno nel
progetto, in prevalenza straniere.
"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Vincenzo Lista
Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia.
1) Intervento di Vincenzo Lista, Coordinatore di Città del Sole
Le trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni locali ed ai contesti urbani e regionali. esigono risposte di edilizia sociale differenziata. Agli "ultimi" che sono i poveri, possiamo aggiungere i "penultimi" ed i "terzultimi". Tra i "penultimi- si possono collocare gli studenti ed i lavoratori fuori sede, i single ed in generale le persone sole. Tra i 'terzultimi" rientrano coloro che hanno un reddito poco sicuro e i profughi.
1) Intervento di Vincenzo Lista, Coordinatore di Città del Sole
Le trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni locali ed ai contesti urbani e regionali. esigono risposte di edilizia sociale differenziata. Agli "ultimi" che sono i poveri, possiamo aggiungere i "penultimi" ed i "terzultimi". Tra i "penultimi- si possono collocare gli studenti ed i lavoratori fuori sede, i single ed in generale le persone sole. Tra i 'terzultimi" rientrano coloro che hanno un reddito poco sicuro e i profughi.
I motivi del
cambiamento della domanda sociale vanno ricercati nella precarietà del lavoro, nell'aumento dell'età,
nell'aumento delle famiglie monoreddito o composte da una persona, nella
presenza sempre più cospicua di studenti
universitari fuori sede, che a causa della mobilità richiedono alloggi con canoni di affitto adeguati, nella crescente
presenza degli immigrati, di qui non è conosciuto il numero reale e quindi il
fabbisogno effettivo. Ad essi, che sono portatori di bisogni abitativi differenziati e molto spesso trovano alloggio
nei quartieri più degradati della città, vanno aggiunti i separati e gli anziani che spesso, a causa del basso reddito, non
possono sostenere il rincaro dei canoni con
la diretta conseguenza di essere vittima di sfratto. Il progressivo
invecchiamento della popolazione segnerà un aumento di anziani soli, non in coabitazione, che richiederanno abitazioni con
particolari caratteristiche funzionali
(accessibilità,servizi tecnologici particolari, ecc.) in relazione allo stato di salute ed alla situazione economica.
Di non minore
difficoltà è la situazione dei giovani che, a causa del lavoro precario e flessibile, hanno difficoltà a
sopportare gli aumenti dei canoni di
locazione o le rate di mutuo. Infatti il costo della casa incide sempre di più sullo stipendio, crescendo in maniera
sproporzionata, e pesa non soltanto
sui poveri ma anche sui ceti medi. Le nuove situazioni che si sono determinate per la presenza di alcune
categorie di cittadini (in particolare fuori sede ed immigrati) hanno
favorito la crescita di fenomeni spesso insostenibili, illegali, in cui il
valore dell'appartamento è misurato a posto
letto, trascurando l'aspetto qualitativo. Esiste una relazione tra indice di povertà e fabbisogno abitativo.
Gli
anni passati sono stati connotati da
interventi dì edilizia sovvenzionata
in risposta ad un'emergenza abitativa, con la realizzazione di quartieri periferici e
marginali, spesso di scadente qualità architettonica, carenti di attrezzature e servizi, che si
configurano come veri e propri ghetti.
Premesso che vi è un esubero di patrimonio edilizio di enti pubblici non utilizzato, al quale va aggiunto il patrimonio
edilizio privato non utilizzato, rispetto
al fabbisogno, che potrebbe produrre un risparmio in termini di consumo di suolo e di opere di urbanizzazione
primaria e secondaria, le amministrazioni dovrebbero operare
principalmente su tre tipologie di intervento:
recupero, restauro, risanamento del patrimonio edilizio. Inoltre, è auspicabile che l'Ente locale proceda
all'acquisizione di aree, azione prioritaria
per qualsiasi intervento, e di immobili in area urbana consolidata, da
destinare ad edilizia sociale.
Tali interventi non sono di facile attuazione sia
per i costi sia per l'eccessivo
frazionamento della proprietà privata, soprattutto nei centri storici;
ciò fa sì che si privilegino le nuove costruzioni utilizzando, spesso, aree residuali di verde agricolo. L'individuazione
di progetti ed interventi volti al
contenimento del fenomeno di diffusione edilizia e di riqualificazione
del patrimonio immobiliare può costituire occasione per iniziare il processo indirizzato alla sostenibilità. Ben vengano
i provvedimenti legislativi in aiuto alle famiglie,
ma certamente questi non risolvono il problema.
_ _
Lo Stato deve quindi canalizzare
risorse ed utilizzare parte del prelievo fiscale
in questo settore per contribuire al miglioramento dell'integrazione e della coesione sociale.
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