Il libro, pubblicato per la prima volta nel lontano 1964, è stato realizzato in versione digitale nel giugno dello scorso anno, a distanza di oltre mezzo secolo. I temi, però, sono ancora attuali, come dimostra la recensione di Vincenzo Lista: buona lettura!
Il
libro “Cristianesimo e Questione sociale”
aiuta tutti coloro che hanno sete di verità e di giustizia a valorizzare un patrimonio
sicuramente sottovalutato: venti secoli di cristianesimo. Non possiamo non dirci
cristiani: la nostra cultura, deriva dall’intreccio fra Gerusalemme, Atene
e Roma. Le nostre radici, anche se non recepite nel manifesto dell’Unione
Europea, sono cristiane. La stessa bandiera dell’Unione, con le stelle disposte
a corona, ricorda la Vergine. Secoli di storia hanno dato fulgidi esempi di
fedeltà al Vangelo e una profonda spiritualità che ha affrontato ogni ambito
del nostro vivere civile, fra cui la “Questione
sociale”, cioè il “porre in
primissima evidenza la necessità della
giusta ripartizione dei beni sulla terra fra tutti gli uomini” che non
nasce improvvisamente nel 1891 con Leone XIII. Anzi, non nasce neppure nel 1848
con il famoso “Manifesto” di Carlo Marx che ha solo proposto un metodo, “non solo errato ma pernicioso” come scrive l’autore, per risolverla. Da qui la riproposta, in questo volume, che
fa l’autore dell’omonima Conferenza tenuta a Guardia Piemontese Terme il 6
settembre 1964 sotto gli auspici dell’ Istituto san Pio V. Non possiamo
parlare, da cristiani, di lotta di classe, ma di Colui che l’anima della
storia, Cristo, e sostituire all’odio cieco, l’amore, perché la felicità, nella visione cristiana,
non è riposta nella soddisfazione dei beni. Questo non significa rinunciare
alla giustizia: ancora oggi Papa Francesco ci ricorda che accanto al dono della
pace dobbiamo chiedere il dono della giustizia perché l’una non si dà senza
l’altra. Attraverso la lettura di queste
pagine ci rendiamo conto di quanto il Cristianesimo nei secoli sia stato
fedele, pur nel peccato degli uomini, alla sua portata rivoluzionaria, nel nome di
Cristo: il Cristianesimo è un importante motore della storia. Così nel
corrotto mondo romano dove porta per primo all’attenzione il problema sociale
della schiavitù che in quel contesto era considerata un fatto normale, se non
naturale. Redenzione, la speranza
portata dal Vangelo, è parola tratta dal linguaggio degli schiavi, cioè “nuovo
acquisto”: un paradosso in linea con Colui che subì il più tremendo dei
supplizi, la croce, riservata agli ultimi. Cristianesimo come portatore di una
nuova realtà di vita, che spinge ad agire: è lo sviluppo dettato dal libro che ripercorre i “punti di svolta” in cui il Cristianesimo ha
posto la “questione sociale” all’attenzione degli uomini, con unico riferimento
all’unica fonte di giustizia contenuta nel Vangelo che sottolinea il concetto
di persona e la sua fondamentale libertà.
Questo libro aiuta a strappare dall’oblio dei secoli l’attenzione alle
prime necessità delle persone che sempre ha caratterizzato il cristianesimo. A
Roma le prime comunità cristiane grazie all’attività dei diaconi possono
assolvere alle più urgenti forme di solidarietà, richiamate ancora oggi dai
toponimi. Via Panisperna – famosa per il gruppo di fisici
italiani che presso il Regio Istituto di fisica dell'Università di Roma, allora
ubicato in via Panisperna, collaborarono assieme a Enrico Fermi alla scoperta,
nel 1934, delle proprietà dei neutroni lenti, dando l'avvio alla realizzazione del primo reattore
nucleare e della bomba atomica – ricorda che in quel luogo San Lorenzo, diacono
della Chiesa di Roma, distribuiva pane (panis) e prosciutto (perna) ai poveri.
Nei secoli i santi non tacquero per amore di Cristo. Così Sant’Ambrogio, che
non esitò a vendere i sacri arredi d’oro e d’argento per sfamare i fedeli
provati dalla guerra, - “l’unico degno
apparato esterno dei sacramenti è il soccorso elargito ai miseri” - ma anche sant’Agostino che scrive chiaramente
che l’idea del progresso è un’idea cristiana. I Padri della Chiesa non si
occuparono solo dello spirito ma anche “delle
condizioni economiche e sociali del gregge”. Il testo sottolinea il vero
valore dell’elemosina: “L’uomo non deve
essere solo egoista ma sentire il misero come fratello senza che vada a
chiedergli l’elemosina in nome di Dio”. Non “elargizioni” ma “andare
incontro al fratello”: “quod superest,
pauperibus date” cioè quanto vi è davanzo, datelo ai poveri. Giustizia non è solo stare al proprio posto
senza recar danno ad alcuno: giustizia è concretamente impegnarsi perché si
attui la giustizia sociale, e lo Stato moderno è qui chiamato in causa perché
elimini le fonti di povertà. Agostino e Ambrogio si batterono sempre per
rivendicare i primari diritti della persona umana fra i quali oggi, in coerenza
con questo passato, possiamo dire che vi è la necessità di un giusto salario e
la compartecipazione di tutti al benessere prodotto. La storia potrebbe
continuare e l’ottimo testo mette in evidenza il contributo cristiano al
miglioramento della qualità della vita umana, perché il fratello più debole
deve essere aiutato dal fratello più fortunato.
“Intendevamo documentare che la
questione sociale è nata nel cristianesimo e fa parte integrante del messaggio
della salvezza che Cristo ha portato gli uomini” scrive l’autore nelle
conclusioni. La piacevole lettura di
questo testo conferma il raggiungimento dell’obiettivo, nella consapevolezza
che “I
cristiani sono l’anima del mondo”.
Vincenzo Lista