lunedì 18 gennaio 2016

CRISTIANESIMO E QUESTIONE SOCIALE (recensione del libro di Peppino Accroglianò)

Buon anno a tutti gli aderenti e simpatizzanti del Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole" di Pavia. Iniziamo il 2016 con una recensione ad opera del Coordinatore del Centro Vincenzo Lista, realizzata dopo aver letto il libro di un suo illustre conterraneo: l'Avvocato ed ex Onorevole Peppino Accroglianò, Presidente del C3 International, il Circolo che unisce  tutte le comunità calabresi presenti in Italia e all'estero.
Il libro, pubblicato per la prima volta nel lontano 1964, è stato realizzato in versione digitale nel giugno dello scorso anno, a distanza di oltre mezzo secolo. I temi, però, sono ancora attuali, come dimostra la recensione di Vincenzo Lista: buona lettura!

Il libro “Cristianesimo e Questione sociale” aiuta tutti coloro che hanno sete di verità e di giustizia a valorizzare un patrimonio sicuramente sottovalutato: venti secoli di cristianesimo. Non possiamo non dirci cristiani: la nostra cultura, deriva dall’intreccio fra Gerusalemme, Atene e Roma. Le nostre radici, anche se non recepite nel manifesto dell’Unione Europea, sono cristiane. La stessa bandiera dell’Unione, con le stelle disposte a corona, ricorda la Vergine. Secoli di storia hanno dato fulgidi esempi di fedeltà al Vangelo e una profonda spiritualità che ha affrontato ogni ambito del nostro vivere civile, fra cui la “Questione sociale”, cioè il “porre in primissima evidenza  la necessità della giusta ripartizione dei beni sulla terra fra tutti gli uomini” che non nasce improvvisamente nel 1891 con Leone XIII. Anzi, non nasce neppure nel 1848 con il famoso “Manifesto” di Carlo Marx che ha solo proposto un metodo, “non solo errato ma pernicioso”  come scrive l’autore, per risolverla.  Da qui la riproposta, in questo volume, che fa l’autore dell’omonima Conferenza tenuta a Guardia Piemontese Terme il 6 settembre 1964 sotto gli auspici dell’ Istituto san Pio V. Non possiamo parlare, da cristiani, di lotta di classe, ma di Colui che l’anima della storia, Cristo, e sostituire all’odio cieco, l’amore,  perché la felicità, nella visione cristiana, non è riposta nella soddisfazione dei beni. Questo non significa rinunciare alla giustizia: ancora oggi Papa Francesco ci ricorda che accanto al dono della pace dobbiamo chiedere il dono della giustizia perché l’una non si dà senza l’altra.  Attraverso la lettura di queste pagine ci rendiamo conto di quanto il Cristianesimo nei secoli sia stato fedele, pur nel peccato degli uomini, alla sua portata rivoluzionaria, nel nome di Cristo: il Cristianesimo è un importante motore della storia. Così nel corrotto mondo romano dove porta per primo all’attenzione il problema sociale della schiavitù che in quel contesto era considerata un fatto normale, se non naturale. Redenzione, la speranza portata dal Vangelo, è parola tratta dal linguaggio degli schiavi, cioè “nuovo acquisto”: un paradosso in linea con Colui che subì il più tremendo dei supplizi, la croce, riservata agli ultimi. Cristianesimo come portatore di una nuova realtà di vita, che spinge ad agire: è  lo sviluppo dettato dal libro che ripercorre  i “punti di svolta” in cui il Cristianesimo ha posto la “questione sociale” all’attenzione degli uomini, con unico riferimento all’unica fonte di giustizia contenuta nel Vangelo che sottolinea il concetto di persona e la sua fondamentale libertà.  Questo libro aiuta a strappare dall’oblio dei secoli l’attenzione alle prime necessità delle persone che sempre ha caratterizzato il cristianesimo. A Roma le prime comunità cristiane grazie all’attività dei diaconi possono assolvere alle più urgenti forme di solidarietà, richiamate ancora oggi dai toponimi. Via Panisperna – famosa per il gruppo di fisici italiani che presso il Regio Istituto di fisica dell'Università di Roma, allora ubicato in via Panisperna, collaborarono assieme a Enrico Fermi alla scoperta, nel 1934, delle proprietà dei neutroni lenti, dando  l'avvio alla realizzazione del primo reattore nucleare e della bomba atomica – ricorda che in quel luogo San Lorenzo, diacono della Chiesa di Roma, distribuiva pane (panis) e prosciutto (perna) ai poveri. Nei secoli i santi non tacquero per amore di Cristo. Così Sant’Ambrogio, che non esitò a vendere i sacri arredi d’oro e d’argento per sfamare i fedeli provati dalla guerra, - “l’unico degno apparato esterno dei sacramenti è il soccorso elargito ai miseri” -  ma anche sant’Agostino che scrive chiaramente che l’idea del progresso è un’idea cristiana. I Padri della Chiesa non si occuparono solo dello spirito ma anche “delle condizioni economiche e sociali del gregge”. Il testo sottolinea il vero valore dell’elemosina: “L’uomo non deve essere solo egoista ma sentire il misero come fratello senza che vada a chiedergli l’elemosina in nome di Dio”. Non “elargizioni” ma “andare incontro al fratello”: “quod superest, pauperibus date” cioè quanto vi è davanzo, datelo ai poveri.  Giustizia non è solo stare al proprio posto senza recar danno ad alcuno: giustizia è concretamente impegnarsi perché si attui la giustizia sociale, e lo Stato moderno è qui chiamato in causa perché elimini le fonti di povertà. Agostino e Ambrogio si batterono sempre per rivendicare i primari diritti della persona umana fra i quali oggi, in coerenza con questo passato, possiamo dire che vi è la necessità di un giusto salario e la compartecipazione di tutti al benessere prodotto. La storia potrebbe continuare e l’ottimo testo mette in evidenza il contributo cristiano al miglioramento della qualità della vita umana, perché il fratello più debole deve essere aiutato dal fratello più fortunato.  “Intendevamo documentare che la questione sociale è nata nel cristianesimo e fa parte integrante del messaggio della salvezza che Cristo ha portato gli uomini” scrive l’autore nelle conclusioni.  La piacevole lettura di questo testo conferma il raggiungimento dell’obiettivo, nella consapevolezza che  “I cristiani sono l’anima del mondo”.                 
Vincenzo Lista