martedì 7 aprile 2015

L'Umanizzazione della Medicina globalizzata *

"Non basta accrescere la ricchezza perchè sia equamente distribuita, non basta promuovere la tecnica perchè diventi più umana" (Populorum Progressio, 34). E' quanto avviene oggi per la professione medica che, di fronte alle sfide del mondo globalizzato, rischia di smarrire il suo logos e il suo telos. Se l'efficientismo e il funzionalismo, veicolati dal pensiero scientifico dominante, sviliscono la professione medica nelle sue dimensioni di missione e di servizio all'uomo, misurandola su criteri economici di efficacia e rendimento, la medicina smarrisce il suo significato e la sua finalità. L'Umanizzazione della medicina è invece l'espressione che qualifica l'attività medica. La medicina proviene dall'uomo ed è finalizzata al bene dell'uomo: in senso proprio attraverso la diagnosi e la cura della malattia, in senso generale attraverso la tutela della salute e il benessere della persona. L'etica garantisce l'agire medico, affermando il valore in sè e per sè della persona non riducibile a semplice valore d'uso. Il riconoscimento di una responsabilità morale che germina all'interno dell'agire medico ci chiama a tenere a distanza la seduzione della neutralità metodologica e dell'omologazione scientifica, dietro la quale fa capolino l'ideologia riduzionistica che ne rappresenta una patologia deviata. La dimensione morale della professione medica si misura anzitutto dal valore dell'umanità del suo operatore. Questa dimensione morale confluisce nella prospettiva più ampia di un'etica della responsabilità che interpella il mondo medico nel mondo globalizzato.

* Dagli atti della Settimana Culturale delle Scienze Biomediche (Roma, 16-21 marzo 2015) 

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