Sì o No... La
risposta è semplice in fondo, si tratta di approvare o non approvare un quesito
referendario sulla modifica della Costituzione. Difficile è proprio l'oggetto
del contendere, la riforma stessa. Animati dal desiderio di conoscere meglio e
più in profondità al fine di informare e essere informati per un voto
consapevole, il Centro di Cultura e Partecipazione Civile “Città del Sole” di
Pavia ha organizzato lo scorso 23 settembre il dibattito “La Riforma
Costituzionale” che ha visto dialogare e interagire con il folto pubblico
intervenuto il Sen. Roberto Mura, all'epoca segretario provinciale della Lega
Nord, e il prof. Francesco Rampulla dell'Università di Pavia. Nel frattempo è
intervenuto il Governo che ha sancito la data della consultazione referendaria:
il referendum popolare confermativo sulla legge costituzionale approvata, si
svolgerà il 4 dicembre 2016, come stabilito dal Consiglio dei Ministri n.132
del 26 settembre 2016. Ma di che tratta questo referendum al quale siamo
chiamati a dare la nostra risposta? Il testo di legge costituzionale, approvato
in via definitiva dal Parlamento il 12 aprile 2016 mira principalmente al
superamento dell’attuale bicameralismo paritario e alla modificazione della
ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni. Il superamento
del bicameralismo perfettamente paritario, la revisione del riparto delle
competenze tra Stato e Regioni, l'eliminazione delle Province e la soppressione
del CNEL, la riduzione dei costi: ecco i capisaldi della Riforma. “Non tutto
è da buttare in questa Riforma, ma a parer mio gli elementi negativi sono più
numerosi degli elementi positivi” ha
sottolineato il sen. Mura che ha chiarito le ragioni per cui votare no al
Referendum, sottolineando come il “No” sia motivato per ragioni di merito e di
metodo. In sostanza occorre rigettare
questa Riforma perché inefficace dal punto di vista del contenimento dei costi
della politica – la “trasformazione” dell'attuale Senato non comporterebbe grandi
risparmi – e finirebbe anzi con il promuovere a senatori politici
amministrativi che non avrebbero molto tempo da dedicare al loro nuovo ruolo.
In realtà ciò che il senatore rimprovera a questo testo di Riforma è l'essere
nato nelle segreterie di partito, in particolare del partito di governo,
anziché da una base condivisa. “Mi pare che queste siano le ragioni per sostenere che la riforma semplifichi
i rapporti Stato-Regione,
snellisca il procedimento legislativo, diminuisca il numero dei parlamentari e i relativi oneri, razionalizzi gli Enti
Locali ed, infine dia al Governo la possibilità
di accelerare l’approvazione dei disegni di legge essenziali per l’attuazione del proprio
programma. A mio avviso, vi sono fondate motivazioni per un voto positivo sul merito oggettivo della riforma, poiché il meglio è nemico del
bene” spiega invece il prof. Rampulla, docente di diritto amministrativo
all'Università di Pavia e convinto sostenitore del “si”. Entrambi i
protagonisti del dibattito hanno poi concordato sul fatto che l'aver personalizzato
all'inizio il confronto elettorale, quando cioè il premier Renzi ha posto in
gioco la sua permanenza a Palazzo Chigi legandola all'esito del referendum, non
ha consentito un corretto approccio alla questione referendaria. Entrando nel
dettaglio, la Riforma prevede che solo la Camera dei Deputati conferisce e
revoca la fiducia al Governo: la Camera è protagonista del procedimento
legislativo salvo limitati casi in cui la funzione legislativa è bicamerale. I
senatori, la massimo 100, sono eletti dai Consigli Regionali e delle Province
Autonome di Trento e Bolzano, tenendo conto delle scelte dei cittadini espresse
al momento delle elezioni dei Consigli Regionali. Si delinea un nuovo
procedimento legislativo. Sono eliminate
le competenze concorrenti tra Stato e Regioni. Lo Stato diventa responsabile
esclusivo di materie strategiche come: il coordinamento della finanza pubblica;
le politiche attive del lavoro; le infrastrutture; le politiche energetiche;
l'ambiente. E' attuata una riduzione dei costi: il mandato dei senatori sarà di
natura gratuita; gli emolumenti dei consiglieri regionali verranno equiparati a
quello del sindaco del comune capoluogo di regione; verrà introdotto il divieto
di rimborsi o altri trasferimenti monetari con oneri a carico della finanza
pubblica per i gruppi politici presenti nel Consigli Regionali.
Al termine delle relazioni del Sen. Mura e del Prof. Rampulla, sono da
segnalare gli interessanti, appassionati interventi da parte di Marco Bellaviti
e di Walter Veltri, il primo a favore del Sì, il secondo a favore del No.
domenica 9 ottobre 2016
giovedì 6 ottobre 2016
Il pensiero del Prof. Giuseppe Nisticò sul prossimo Referendum Costituzionale
Riceviamo e pubblichiamo, come contributo alla riflessione in vista del Referendum Costituzionale, il pensiero dell'amico di Città del Sole Prof. Giuseppe Nisticò, Ordinario di Farmacologia all'Università Tor Vergata di Roma, già Senatore della Repubblica, Presidente della Regione Calabria e Parlamentare Europeo per Forza Italia. Alla riflessione del Prof. Nisticò segue un commento del Coordinatore di Città del Sole Vincenzo Lista. Prossimamente sarà pubblicato il racconto del dibattito promosso da Città del Sole lo scorso 23 settembre, con espresse le tesi del Sì e del No. Buona lettura!
"Come uomo di
centro-destra rispondo Si' all'appello di Renzi per il referendum. L'appello di Renzi nel comizio di Firenze per lanciare il tour del
Si' in Italia al popolo di centro-destra dimostra grande
intelligenza politica del premier e una visione strategica per il futuro del
nostro Paese. Sono fiero di avere militato
nelle fila di Forza Italia a partire dalla sua fondazione, ma cio' non mi
impedisce oggi da uomo libero di votare Si' alla riforma costituzionale. Chiedo
al Presidente Berlusconi di dare liberta'di voto a me e agli iscritti di Forza
Italia che vogliono votare nel merito avendo a cuore il vero significato
politico della riforma della Costituzione nell'interesse superiore del nostro
Paese. Insieme con l'on. Carmelo Pujia - continua Nistico ' - gia'
sottosegretario al Tesoro della Democrazia Cristiana, dopo una lunga e proficua
discussione lo scorso 29 Giugno con il ministro Maria Elena Boschi, abbiamo
maturato la decisione di appoggiare il Referendum. Siamo convinti che il voto
della riforma della Costituzione rappresenti una pietra miliare per il futuro
delle nuove generazioni e dei nostri figli. Il "Movimento Si'per
l'Italia" si va diffondendo progressivamente in Calabria e in altre
Regioni e sono stati costituiti centinaia di Comitati del Si' di uomini e di
donne. Sono sicuro che l'appello di Renzi sara' accolto
da migliaia e migliaia di cittadini che oggi votano per il centro-destra. Il
voto del referendum non deve rappresentare una lotta fratricida fra partiti o
peggio ancora fra correnti dello stesso partito. Ho apprezzato la coraggiosa presa di posizione dei miei amici di FI Marcello Pera
e Giuliano Urbani che hanno costituito un Comitato nazionale Liberi Si' con cui
si sono rivolti agli elettori del centro-destra e in particolare a quelli di Fi
spiegando le ragioni autentiche per votare Si' al Referendum e paventando il
timore di un ennesimo fallimento della riforma della Costituzione.
Non
c'entra il governo, c'entra il Paese con il voto al referendum! Si tratta
infatti di superare il bicameralismo paritario e avere una sola
Camera, che finalmente potra' legiferare con maggiore rapidita' ed efficienza
nell'interesse dei cittadini.Si tratta ancora di ridurre drasticamente il
numero delle poltrone dei parlamentari con ingenti risparmi per le casse dello
Stato. E' ovvio che molti degli attuali senatori morbosamente legati alla
poltrona tenteranno fino all'ultimo respiro di opporsi. Si tratta inoltre di migliorare i rapporti Stato-Regioni per evitare estenuanti
conflitti e contenziosi. Come e' possibile - dice l'ex governatore della
Calabria - continuare a permettere che una Regione dell'Europa, quasi fosse una
Regione dell'India, abbia il potere di legiferare in opposizione a direttive
europee gia'aprovate dal nostro Paese? Come e' possibile permettere che i
farmaci strumenti fondamentali per la vita dei pazienti abbiano prezzi diversi
nelle varie Regioni o che addirittura alcuni non siano presenti nel Prontuario
Terapeutico? Cosi' si nega ai cittadini di godere degli stessi
sacrosanti diritti alla salute. Ecco perche' da uomo di centro-destra staccato
ormai dai giochetti di potere e guardando con obiettiva serenita' alla vita
politica devo riconoscere che il premier Renzi sta dimostrando di essere super
partes e di avere a cuore il destino di tutti i cittadini indipendentemente dal
loro partito di appartenenza. Peccato che nel 1997, quando ero Presidente della
Regione Calabria, non ci fosse Renzi per fare insieme un governo di larghe
intese per le emergenze Calabria! Al contrario c'era Massimo D'Alema che ancora
oggi ostinatamente e' contrario alle riforme. E' vero che il lupo
cambia il pelo ma non il vizio".
Caro prof.
Ho letto con interesse il tuo pensiero in merito al Referendum Costituzionale.
Lo condivido sia per il contenuto, sia per la chiarezza
espositiva, indice di una linearità di pensiero che con brevi passaggi
evidenzia il cuore del problema. A proposito dei contenuti, il mio orientamento
a votare Sì al referendum è ben espresso dalle tue tesi. Innanzitutto non
dobbiamo cedere alla battaglia politica che mai come in questo caso finisce con
l'impoverire il dibattito politico, vero motore propulsivo del Paese. Sbagliano
quanti hanno impostato il sì o il no al referendum nei termini di sì o no al
premier Renzi e tu, prof, ben evidenzi la vera questione: questo referendum è
l'occasione per compiere il deciso salto di qualità nell'amministrazione del
Paese che ancora manca per uno “svecchiamento” delle Istituzioni. Uso il
termine svecchiare non in senso dispregiativo per la categoria della terza età,
illuminata consigliera dei giovani in questi tempi difficili e difatti, quando a loro mi riferisco, parlo di anziani
e non di vecchi. Ho usato svecchiamento per indicare quanto di obsoleto e di
non più rispondente ai bisogni della gente
vi è nella nostra società. L'Italia ha bisogno di camminare, di progredire
e solo una governance snella e in linea con i tempi può farci compiere questo
deciso salto di qualità. Non dunque un referendum pro o contro Renzi ma un
referendum per un'Italia più al passo con i tempi, snella nelle procedure più
intime della vita politica per essere di nuovo al fianco dei cittadini che,
francamente, ormai non tollerano più né vuoti discorsi né una pletora di
personaggi interessati non al bene supremo dello Stato bensì all'egoismo del
posto che conta. Il futuro ha un cuore antico, verrebbe da adattare questa
celebre frase al nostro Paese che per cambiare e mettere una marcia in più deve
rifarsi al testo supremo, la Costituzione, perennemente giovane perché afferma
la centralità del lavoro e degli aggregati sociali.
Eccellente e opportuna l’idea del progetto presentato al ministro Boschi di dar vita sul territorio
a una serie di incontri per meglio delineare la riforma della Costituzione: è
solo ripartendo dalla gente e confrontandoci insieme sul tema che può
effettivamente ripartire il nostro Paese. Il successo del fronte del Sì al
referendum potrebbe solo innescare un circuito virtuoso che diminuirebbe il
numero dei senatori unendo ad una governance più snella la liberazione di una
cospicua dotazione economica da rimettere in circolo a favore ad esempio della
ricerca scientifica. Quel che ne emergerebbe importante sarebbe una sostanziale
tenuta dell'Esecutivo che sarebbe premiata dai mercati finanziari. Stiamo
parlando del bene supremo della nazione, un fatto che esula dagli schieramenti
partitici e, con grande acume politico,
tende la mano al centro-destra affinché, rinnovato, possa cogliere
un'opportunità storica di progresso politico e quindi sociale e approfondire,
senza preconcetti di parte, la possibilità di ulteriori riforme. In sostanza,
plaudendo al tuo articolo, che condivido e faccio mio, raccolgo l'appello e mi
schiero, con più convinzione, per il Sì al referendum.
Ti saluto e ti ricordo con affetto!
Vincenzo Lista
martedì 13 settembre 2016
A PAVIA SI DISCUTE DI RIFORMA COSTITUZIONALE
Nuovo interessante appuntamento promosso da Città del Sole il prossimo 23 settembre per parlare di Riforma Costituzionale. Un'occasione da non perdere per chiarirsi le idee in vista del prossimo Referendum!
LA RIFORMA
COSTITUZIONALE
VENERDI’
23 SETTEMBRE 2016, ore 17,00
Sala Conferenze del Broletto - Via Paratici, 21
Piazza
della Vittoria - Pavia
NE PARLERANNO :
ROBERTO MURA
( SEGRETARIO PROVINCIALE LEGA NORD )
FRANCESCO
RAMPULLA (PROF. ASSOCIATO UNIVERSITA’ DI PV)
MODERATORE :
ANTONELLO SACCHI ( GIORNALISTA )
Con il Patrocinio della Provincia di Pavia
domenica 28 agosto 2016
Democrazia Partecipata Cooperativa: pensieri in libertà
Nel mese di luglio ho
colto con vivo interesse la relazione del prof. Giuseppe Ecca circa il fatto che ADC non è solo acronimo di Associazione Democrazia Cristiana ma lo è anche per Associazione Democrazia Cooperativa.
Vengono indicati
ideali ed idee che tendono a non dimenticarsi e trascurarsi per la loro
profondità e radicamento: uomo, lavoro, società, comunità, solidarietà e
sussidiarietà orizzontale. Più che fondante la visione di democrazia cooperativa, la quale è realizzabile soltanto
a condizione di ideali puri e buona, coerente volontà.
Da qualche tempo, se
non ricordo male, dal 2012, sussiste un vivace dibattito tra movimenti ed
associazioni che esprimono e condividono questa stessa sensibilità, ma
l’impressione è che si debba trovare il coraggio di uscire dal “tutti insieme
senza selezione" tipico delle conte elettorali dei politici di Partito ed,
inoltre, che non si riesca a svuotarsi del proprio egoismo e molto poco sia
presente la concezione del bene comune, quale aspirazione altruistica. Quindi
è chiaro che promuovere soltanto la
cultura è riduttivo, se non si trasmettono sentimenti di modifica di
comportamenti umani, sui quali prima della semplice cultura , bisogna meglio
educare al sentire collettivo.
I Partiti hanno deluso, tanto da quasi far rimpiangere, i
vecchi che, almeno, avevano nelle idee
ed ideali dei punti di riferimento precisi, quando la Politica poneva dei
distinguo per quelli c.d antisistema che si riteneva per motivi, anche storici,
non adeguati a incombenze di governo: PCI e MSI.
Oggi tali distinzioni
non appartengono più all’azione politica che si muove più spesso per interessi e convenienze più egoistiche
che di spirito collettivo.
Perché non avere il
coraggio , oggi di promuovere, con serenità ed onesta un nuovo Partito, che sia
fondato su schemi innovativi sinceri ed
onesti di riforma sociale e che consenta l’elaborazione di un programma per governare il Paese, restituendolo alla vera democrazia dei “padri
costituenti”.
L’impegno in politica
deve essere misurato, costruendo una rete di relazioni mirata all’obiettivo del “bene comune”,
questo costituirebbe la vera svolta etica.
Il risveglio del popolo va’ indirizzato a prendere coscienza dello stato
delle cose, facendo leva sulla
disponibilità al dialogo ed alla
consapevolezza etica , diventando masse consapevoli del tecnicismo economico sociale, ribaltando le priorità con nuove regole etiche in campo di politica,
economia e , in particolare, finanza: al centro l’essere umano ed il bene
comune. Ad esempio le Banche siano
restituire ai risparmiatori ed alle imprese e non solo alla finanza o, quasi;
detassazione e incentivi per ridare slancio all’economia, potenziare di più gli
strumenti delle forze dell’ordine per la sicurezza.
Quindi, attivare,
coltivando la selezione della classe dirigente, una lobby etica del popolo italiano che si riprenda quella
sovranità nazionale italica, cominciando da quella monetaria. Ci vogliono
uomini coraggiosi, capaci ed onesti che trasmettano fiducia in una dimensione rivoluzionaria che conduca a realizzare, con ragione e cuore, il cambiamento.
Quello proprio che
manca alla politica attuale: un progetto chiaro di cambiamento sul quale
confrontarsi seriamente e responsabilmente (certo non c’è alternanza concreta
ma si viaggia troppo a casaccio).
Infatti, l’impressione
è che non ci sia una visione chiara d’insieme, come se l’unico problema fosse
la governabilità, quando, invece si promuove una gestione del potere
politico circoscritta a pochi eletti (elezioni provinciali di 2° livello, la riforma del senato in consultazione
referendaria), mentre i problemi veri sono
ben altri.
Giuseppe Carrubba, membro del Direttivo "Città del Sole"
sabato 27 agosto 2016
Estate di riconoscimenti per il Prof. Luciano Vasapollo
E' stata una estate ricca di riconoscimenti per il Prof. Luciano Vasapollo, amico del Centro Città del Sole dopo la sua partecipazione al dibattito dello scorso aprile a Pavia sul tema "Europa del Sud-Americhe Latine". Il Prof. Vasapollo, docente di Metodi di analisi dei
sistemi economici e delegato del Rettore per i Rapporti internazionali
con l’America Latina e dei paesi Caraibici, ha ricevuto il prestigioso
riconoscimento internazionale Cassiodoro il grande, 2016, per l'amicizia
e l'autodeterminazione dei popoli presso il Castello di Squillace (CZ) lo scorso 6 agosto. Le precedenti edizioni hanno
premiato Papa Benedetto XVI, Papa Francesco, personaggi come i
presidenti Fidel e Raul Castro. Il premio è stato patrocinato dal Ministero dei Beni e delle attività culturali. Successivamente, nella cornice del Festival "Culture a Confronto" di Tropea (VV) - 20-21 agosto, il Prof. Vasapollo ha ricevuto il Premio Internazionale "Culture a Confronto 2016" per l'impegno profuso a sostegno del dialogo interculturale. Vive congratulazioni al Prof. Vasapollo da parte di tutto il Direttivo di Città del Sole!
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Squillace, 6 agosto 2016 |
Tropea, 21 agosto 2016 |
domenica 10 luglio 2016
Progetto LASALUS: a Pavia una settimana di incontri operativi
Entra nel vivo il Progetto
LASALUS, finanziato dalla Commissione Europea (CE) mediante il
programma Erasmus + dell'Agenzia Esecutiva per l'Educazione, l'Audiovisivo e la
Cultura (EACEA), finalizzato alla "Professionalizzazione del Management in
Sanità basata sui risultati attraverso l'apprendimento a distanza e l'uso della
simulazione". Il Progetto, coordinato dalla Universidad ISALUD di Buenos
Aires, vede coinvolte in prima linea Università europee e
latinoamericane, tra cui riveste un ruolo fondamentale l'Università
degli Studi di Pavia, padrona di casa della settimana di incontri
operativi in programma dall'11 al 15 luglio 2016, unitamente al
CBIM (Consorzio di Bioingegneria Informatica e Medica) di
Pavia, partner di sviluppo tecnologico del Progetto. Coinvolta in "LASALUS" è
anche la Fondazione CIRNA Onlus di
Pavia, ente amico di Città del Sole, chiamata a contribuire alle attività di dissemination
(divulgazione) ed exploitation (sfruttamento) del Progetto.
martedì 28 giugno 2016
LE VIE DEL SALE - La ricerca del cammino nelle contraddizioni del nostro tempo
Sarà fonte
di piacere, ristoro e saggezza, dopo aver passato insieme questa giornata di
primo autunno tra queste montagne alla ricerca di quella che fu un tempo una
delle vie del sale più note e battute dell’Appennino Ligure, concludere il
nostro incontro con una riflessione che liberi le nostre emozioni. Abbiamo
immaginato lunghe processioni di uomini e muli, carri trainati da buoi e
carretti trainati da cavalli, ininterrottamente, che percorrevano nei due sensi
questa via, segnandola profondamente fino al punto da modificare l’aspetto
naturale e paesaggistico del territorio.
Le vie del sale erano vie infinite che si
perdevano fino nel cuore dei deserti, solcavano i mari, discendevano e
risalivano i fiumi, scavalcavano le più alte nevose montagne e si inoltravano
nelle fertili pianure. Le carovane subentravano le une alle altre, guidate
ciascuno da persone di culture, tradizioni, costumi e fattezze diverse, come
atleti di una staffetta lunghissima che si passano l’un l’altro il testimone.
Come non
vedere in tutto ciò una rappresentazione dell’infinito cammino dell’uomo e del
progresso della società? È vero, in prima istanza gli uomini, spinti dal mero
bisogno e dalla necessità sono stati costretti dalla natura stessa ad
incontrarsi, a comunicare, a scambiarsi i loro beni e insieme ai beni si
trasferivano anche le parole, i linguaggi, le tecniche, le conoscenze, l’arte.
La materia e lo spirito progredivano insieme.
C’è una meravigliosa rappresentazione di
questo processi di incontro e fusione dei popoli e die loro cammini. Non l’ha
data un filosofo o uno storico, bensì un grande musicista. Tra noi si è parlato
spesso di armonia. E quale arte meglio della musica è in grado di esprimere il
concetto? Se qualcuno ne avrà il desiderio, provi dunque a riascoltare lo
schizzo sinfonico Nelle steppe dell’Asia
centrale di Aleksandr Borodin. Non è un brano molto lungo, ma nella sua pur
breve durata, l’orchestra descrive una storia fantastica, ossia l’incontro di
due carovane che procedono l’una provenendo dall’Occidente, l’altra
dall’Oriente. Quale stupendo e sempre attuale (forse oggi attualissimo) momento
di confronto! Le due carovane sono espresse da due temi musicali distinti: il
primo tema è enunciato nello stile occidentale, più marcato e deciso, mentre il
secondo tema rispecchia lo stile orientale, più languido e fluido. A mano a
mano che le carovane si avvicinano, sentiamo i due temi progressivamente
fondersi insieme in modo sempre più stretto, fin quando essi vengono suonati contemporaneamente, dando origine ad un contrappunto
perfetto. Infine di nuovo entrambi si distaccano e ciascuna carovana prosegue
nella sua strada, lasciando dietro di sé un filo di nostalgia.
La sorpresa è proprio questa: ciò che in
principio sembrava così diverso, estraneo, innaturale, era invece la parte
complementare dell’altro. Forse vediamo questa sintesi come utopia. Oggi le
carovane tra Occidente e Oriente sono carovane di guerra. E non è una novità!
Questa “lotta” risale agli albori della storia: si pensi alla spedizione contro
Troia o alla spedizione di Alessandro Magno (l’Occidente
contro l’Oriente) o, per moto contrario, si pensi alla battaglia di Salamina o
alle Termopili (l’Oriente contro l’Occidente).
Le guerre però sono i mezzi che conducono
gli uomini alla ragione e forse ad una ragione fino a prima inafferrabile.
Forse la guerra può diventare un mezzo per costruire una forte e consolidata
amicizia? Le nostre passioni sono tali per cui, spesso, le più ineluttabili
nascono da un travaglio favorito da quelle opposte. Così pensava ad esempio
Eraclito, nel suo elogio alla contesa (polemos)
madre di tutte le cose. Eraclito! Lo stesso che sosteneva che solo da un
contrasto può venire la migliore armonia. Chi conosce un poco di musica sa che
in effetti è vero. Quando una voce sale, l’altra scende, e il moto parallelo
delle parti è consentito solo date certe condizioni. “Armonia” non significa
uniformazione o conformismo. L’individuo va sempre considerato come una grande
risorsa di libertà e creatività.
Tratteniamoci ancora un poco su questi
concetti, soffermandoci a considerare questo gioco degli opposti che per ogni homme de désir significa essere in
cammino, significa mettersi in viaggio. L'immagine che rappresenta bene
l’inizio di questo viaggio è la malmessa figura del “matto” dei tarocchi che si
incammina dotato di un povero fardello dove è riposto solo l’essenziale. È però
anche la figura che impersonifica l’essenza pura dei contrasti. Egli sorride
mentre un cane lo morde, i suoi vestiti contrastano con lo stato di povertà, il
suo bastone, pur morto, germoglia, ma soprattutto il suo camminare sembra quasi
dirigersi verso un precipizio. La figura pare voler dire proprio questo:
“camminare” significa passare per opposte tensioni. Il valore della carta, come
è noto è zero! Infatti lo zero è il
risultato del conflitto di tensioni opposte che
si annullano.
Il cammino
per l’homme de désir è un continuo
attraversare il bianco e il nero del tappeto a scacchi della vita. È cioè
una linea continua che si sviluppa mediante il discontinuo, così come il tempo
fluisce pur nella scansione degli istanti, ciascuno dei quali è e subito non c’è più – sparisce per lasciar posto all’istante successivo il
quale, a sua volta, c’è e sparisce. Il bianco diventa nero e il nero diventa
bianco.
Come può una cosa nascere dal proprio
contrario? Eppure abbiamo molte testimonianze di queste conversioni. Il
filosofo ci insegna che se noi proviamo a pensare all’essere assoluto, ossia ad
una essenza universale che si adatta a tutte le cose (perché ogni cosa la
possiede) questo essere si converte immediatamente nel nulla, proprio per il
fatto che essendo tutto non può essere qualcosa di particolare. Ma non potendo
così venire determinato, ossia non potendo essere un “qualcosa”, l’essere non è più niente e si dissolve!
Quali altre conversioni? Sul piano morale,
un amore eccessivo, geloso, può diventare altrettanto funesto quanto l’odio.
Spesso i peggiori mali vengono proprio da coloro che si ergono a difensori del
bene assoluto. Gli opposti convergono e si attraggono con forza fatale, per cui per cui anche il perseguimento del bene
“assoluto” si converte infine in causa di atroci sofferenze (si pensi ad
esempio al cristianesimo, religione d’amore, che produce infine i milioni di
morti dell’Inquisizione, oppure alla Rivoluzione Francese, dove il principio di
fratellanza non è mai stato fatto valere per le vittime, innumerevoli, che
venivano spinte sulla ghigliottina). Viceversa, come nel caso dell’Innominato
manzoniano (ma anche nel caso di tanti episodi di santità), un esercizio
reiterato del “male” può provocare nel malvagio un pentimento e un disgusto
tanto profondo da convertire il peggior malandrino in benefattore.
Cosa può significare allora per noi la
“via del sale”, ossia la strada che porta e trasporta risorse e saggezza? Se
tutto ciò che è assoluto si converte nel suo contrario e se questo contrario,
essendo a sua volta assoluto, si riconverte nuovamente nel suo contrario, la
nostra vita si svolgerebbe in un infinito rimando di sentimenti oscillanti, che
richiamano alla memoria il catulliano odi
et amo. Da questo infinito contrasto non scaturisce nessun cammino, nessuna
strada, nessuna progressione, bensì un circolo vizioso.
Per questo, l’homme de désir,
l’Illuminato non può essere un assolutista. Aristotele raccomandava
piuttosto di ricercare il significato della “virtù” non nella assolutezza dei
valori, bensì nella via di mezzo.
Così il nostro camminare è un passare tra il bianco e il nero senza però
lasciarci catturare da nessuno dei due estremi. Chi si lascia catturare non
cammina più ed i suoi orizzonti si chiudono. La mente si oscura e perde il suo
bene più prezioso: la luce simbolo di
lungimiranza, ossia la capacità stessa di intravedere la strada.
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