Sì o No... La
risposta è semplice in fondo, si tratta di approvare o non approvare un quesito
referendario sulla modifica della Costituzione. Difficile è proprio l'oggetto
del contendere, la riforma stessa. Animati dal desiderio di conoscere meglio e
più in profondità al fine di informare e essere informati per un voto
consapevole, il Centro di Cultura e Partecipazione Civile “Città del Sole” di
Pavia ha organizzato lo scorso 23 settembre il dibattito “La Riforma
Costituzionale” che ha visto dialogare e interagire con il folto pubblico
intervenuto il Sen. Roberto Mura, all'epoca segretario provinciale della Lega
Nord, e il prof. Francesco Rampulla dell'Università di Pavia. Nel frattempo è
intervenuto il Governo che ha sancito la data della consultazione referendaria:
il referendum popolare confermativo sulla legge costituzionale approvata, si
svolgerà il 4 dicembre 2016, come stabilito dal Consiglio dei Ministri n.132
del 26 settembre 2016. Ma di che tratta questo referendum al quale siamo
chiamati a dare la nostra risposta? Il testo di legge costituzionale, approvato
in via definitiva dal Parlamento il 12 aprile 2016 mira principalmente al
superamento dell’attuale bicameralismo paritario e alla modificazione della
ripartizione delle competenze legislative tra Stato e Regioni. Il superamento
del bicameralismo perfettamente paritario, la revisione del riparto delle
competenze tra Stato e Regioni, l'eliminazione delle Province e la soppressione
del CNEL, la riduzione dei costi: ecco i capisaldi della Riforma. “Non tutto
è da buttare in questa Riforma, ma a parer mio gli elementi negativi sono più
numerosi degli elementi positivi” ha
sottolineato il sen. Mura che ha chiarito le ragioni per cui votare no al
Referendum, sottolineando come il “No” sia motivato per ragioni di merito e di
metodo. In sostanza occorre rigettare
questa Riforma perché inefficace dal punto di vista del contenimento dei costi
della politica – la “trasformazione” dell'attuale Senato non comporterebbe grandi
risparmi – e finirebbe anzi con il promuovere a senatori politici
amministrativi che non avrebbero molto tempo da dedicare al loro nuovo ruolo.
In realtà ciò che il senatore rimprovera a questo testo di Riforma è l'essere
nato nelle segreterie di partito, in particolare del partito di governo,
anziché da una base condivisa. “Mi pare che queste siano le ragioni per sostenere che la riforma semplifichi
i rapporti Stato-Regione,
snellisca il procedimento legislativo, diminuisca il numero dei parlamentari e i relativi oneri, razionalizzi gli Enti
Locali ed, infine dia al Governo la possibilità
di accelerare l’approvazione dei disegni di legge essenziali per l’attuazione del proprio
programma. A mio avviso, vi sono fondate motivazioni per un voto positivo sul merito oggettivo della riforma, poiché il meglio è nemico del
bene” spiega invece il prof. Rampulla, docente di diritto amministrativo
all'Università di Pavia e convinto sostenitore del “si”. Entrambi i
protagonisti del dibattito hanno poi concordato sul fatto che l'aver personalizzato
all'inizio il confronto elettorale, quando cioè il premier Renzi ha posto in
gioco la sua permanenza a Palazzo Chigi legandola all'esito del referendum, non
ha consentito un corretto approccio alla questione referendaria. Entrando nel
dettaglio, la Riforma prevede che solo la Camera dei Deputati conferisce e
revoca la fiducia al Governo: la Camera è protagonista del procedimento
legislativo salvo limitati casi in cui la funzione legislativa è bicamerale. I
senatori, la massimo 100, sono eletti dai Consigli Regionali e delle Province
Autonome di Trento e Bolzano, tenendo conto delle scelte dei cittadini espresse
al momento delle elezioni dei Consigli Regionali. Si delinea un nuovo
procedimento legislativo. Sono eliminate
le competenze concorrenti tra Stato e Regioni. Lo Stato diventa responsabile
esclusivo di materie strategiche come: il coordinamento della finanza pubblica;
le politiche attive del lavoro; le infrastrutture; le politiche energetiche;
l'ambiente. E' attuata una riduzione dei costi: il mandato dei senatori sarà di
natura gratuita; gli emolumenti dei consiglieri regionali verranno equiparati a
quello del sindaco del comune capoluogo di regione; verrà introdotto il divieto
di rimborsi o altri trasferimenti monetari con oneri a carico della finanza
pubblica per i gruppi politici presenti nel Consigli Regionali.
Al termine delle relazioni del Sen. Mura e del Prof. Rampulla, sono da
segnalare gli interessanti, appassionati interventi da parte di Marco Bellaviti
e di Walter Veltri, il primo a favore del Sì, il secondo a favore del No.
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