martedì 4 novembre 2014

Pavia "da bere" - Il nuovo PGT della città di Pavia

La città che ci viene offerta dall'ormai deliberato Pgt è quella di una "Pavia da bere" come si usava dire negli anni ottanta a Milano poco prima del ciclone di “mani pulite”.
Sembra infatti di assistere alla svendita di quei borghi dell'Appennino ormai disabitati che i rispettivi sindaci offrono a condizioni stracciate ad imprese, a società immobiliari o a investitori russi e cinesi. Pavia è descritta dal Pgt come una città da investimento per chi ha del liquido da spendere nel mattone. Vengono offerte sette od otto aree dimesse, alcune centralissime, da edificare con indici elevatissimi e con la possibilità di far salire i loro arroganti palazzacci fino a dodici piani. Comunque il  bel panorama di Pavia che ha fatto dire a Petrarca nella famosa lettera a Boccaccio che "Pavia svetta verso le nubi con una fitta trama di torri e dispone verso ogni direzione di una vista senza impedimenti e libera..." è in pericolo. Se il bel panorama di Pavia è un elemento prezioso di identità della città e se oltretutto il suo originale ed unico sky-line è anche un bene economico per i suoi riflessi turistici, il Pgt opera chiaramente contro questi valori.
Palazzacci come il già vecchio "palazzo di vetro" (costruito sul verde pubblico) o la nuova Dea
(bellissima struttura, ma situata in un posto inadatto) coroneranno a 360° la città antica, togliendo il primato alle torri duecentesche ed al mirabile profilo della cupola del Duomo (il Ponte Coperto di “Città del Sole”, tutte le strade che portano in città da non molto lontano…Pavia si presentava con questo biglietto da visita).
Di questo malinteso concetto di sviluppo si possono vedere degli esiti recentissimi negli scatoloni del Green-Campus e della ex Marelli che, se moltiplicati per decine di volte, possono dare l'idea della nuova "città turrita" come intesa dal nuovo Pgt. Ma per chi sono tutte queste case quando lo stock dell'invenduto è immenso? ( vedi appartamenti vuoti e da ristrutturare – quindi per gli imprenditori il lavoro non manca – perché si vuole costruire ancora? ). Gli anni presenti e soprattutto quelli prossimi saranno anni della sobrietà che non sembra una virtù praticata dal Pgt. Anzi, sotto questo profilo sembra osare quanto negli anni passati non si è mai osato, trasformando l'area da sempre protetta del Centro Storico in "area fabbricabile", assegnandole un robusto indice di fabbricabilità che verrà applicato agli spazi vuoti rimasti, quindi agli orti ed ai giardini della città. Chi ha ideato tali regole dimostra di non aver saputo trarre alcun insegnamento dalla legge urbanistica regionale né dagli indirizzi europei in materia, che per centinaia e centinaia di volte non solo raccomandano, ma prescrivono il rispetto del paesaggio e dell'ambiente.
Non ho letto con attenzione il Pgt, ma sembra che in riferimento al centro storico sia stata inserita la possibilità di utilizzarlo in modo “variabile” (non sono certo sia questo il termine utilizzato), cioè che non sia più pedonale: già adesso il traffico in centro è notevole e se queste sono le premesse per il futuro…allora andiamo bene! A Pavia stiamo slittando verso il passato, alla cultura dei piani regolatori e programmi di fabbricazione degli anno 60. Cito l’ultima decisione: asfaltare una buona parte di  P.zza E. Filiberto è stato veramente degradante. L’asfalto è sempre la peggiore soluzione che si addice ad una piazza che costituisce una unità ambientale di tutto rispetto, contornata da bei palazzi ( anche se di epoca fascista e beh?) costruiti con pregevole materiale e una parte prospiciente dagli archi del Castello…ripristinando il porfido si spenderebbe di meno e darebbe alla piazza il vecchio splendore. Dai recenti sondaggi sulla Provincia Pavese  emerge che i cittadini non siano tanto favorevoli (salvo successive manipolazioni). Perché i cittadini non sono stati sentiti prima? La partecipazione tanto invocata da una serie di giornate di studio svolte sulla Democrazia e Partecipazione presso l’aula della Cappella del Sacro Cuore dal titolo “ Scuola di Cittadinanza e Partecipazione “ a cosa è servita? Che tesoro ne hanno fatto gli amministratori della città ?
Bene ha fatto Italia Nostra a inoltrare la richiesta al TAR di annullare il Pgt di Pavia.
Qualità della vita, riuso urbano, salvaguardia sociale, città a misura d’uomo, tutela dei centri storici: sono, questi, concetti relativamente nuovi nella cultura e nella politica delle città italiane, ignorati almeno sino all’inizio degli anni settanta. Quando la città decise una svolta nella direzione politica amministrativa, la nuova politica di sinistra impose un decisivo mutamento di tendenza. I “guasti” furono attentamente esaminati, i presupposti furono rimossi e si avviò una nuova cultura nella gestione della città, precedendo scelte urbanistiche che si sarebbero affermate in seguito in gran parte del Paese. L’elemento portante su cui si basa la scelta di un Pgt deve essere la “la salvaguardia sociale ”, intesa come difesa dei cittadini di fronte ai tentativi di allontanamento dalle zone più “appetibili” alla speculazione, come tutela delle tradizioni culturali e storiche, molto vive nei nostri quartieri, come conservazione del patrimonio architettonico ed urbano caratteristico della città.
E’ evidente come l’impoverimento umano, la perdita delle funzioni originarie di un centro storico finisca per sancire un’involuzione sociale e, molto spesso, la perdita di risorse economiche non indifferenti come le piccole attività artigiane: fenomeno che Pavia ha conosciuto negli anni trascorsi e che oggi è ancora auspicabile per la generale crisi del settore produttivo che sta interessando l’intera provincia. Si è parlato, in questi ultimi mesi, di una politica di valorizzazione urbana sotto il profilo turistico: però tale obiettivo potrà essere realizzato non solo conservando nelle migliori condizioni i “monumenti storici”, ma anche mantenendo vive le caratteristiche di una città abitata e ancora ricca delle sue tradizioni. Le restrizioni che annualmente vengono imposte alle finanze locali, la limitazione di autonomia, i crescenti problemi riguardo la disponibilità di alloggi, i vuoti legislativi non rendono semplice il conseguimento degli obiettivi che un’amministrazione si prefigge. Permangono gravi criticità, tra tutte l’indisponibilità di alloggi non utilizzati e l’allontanamento dei residenti nel centro storico con il meccanismo della buonuscita sotto la spinta degli interessi privati. E’ vero che anche il cittadino ha avuto un maggior potere contrattuale nei rapporti con le imprese e che molto spesso ha ottenuto in cambio nuove sistemazioni, tuttavia risulta evidente la necessità da parte dell’Amministrazione di mettere a punto dei meccanismi che permettano di conoscere immediatamente ogni tentativo organizzato teso all’utilizzo speculativo del centro storico. Le vie da seguire oggi appaiono quelle dei “ piani organici di recupero” e dei convenzionamenti con l’impresa privata, che soli possono garantire il conseguimento degli obiettivi prefissati, pur nelle ristrettezze economiche ed operative imposte dal governo centrale. 
Solo un’Amministrazione convinta della necessità di essere protagonista di ogni intervento di tutela, salvaguardia e recupero, e che usi ogni strumento della partecipazione, può opporsi a quei fenomeni involutivi che investono in pari misura il patrimonio urbanistico e quello sociale. 


Vincenzo Lista 

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