La città che ci viene
offerta dall'ormai deliberato Pgt è quella di una "Pavia da bere"
come si usava dire negli anni ottanta a Milano poco prima del ciclone di “mani
pulite”.
Sembra infatti
di assistere alla svendita di quei borghi dell'Appennino ormai disabitati che i
rispettivi sindaci offrono a condizioni stracciate ad imprese, a società
immobiliari o a investitori russi e cinesi. Pavia è descritta dal Pgt come una
città da investimento per chi ha del liquido da spendere nel mattone. Vengono offerte
sette od otto aree dimesse, alcune centralissime, da edificare con indici
elevatissimi e con la possibilità di far salire i loro arroganti palazzacci
fino a dodici piani. Comunque il bel
panorama di Pavia che ha fatto dire a Petrarca nella famosa lettera a Boccaccio
che "Pavia svetta verso le nubi con una fitta trama di torri e dispone
verso ogni direzione di una vista senza impedimenti e libera..." è in
pericolo. Se il bel panorama di Pavia è un elemento prezioso di identità della
città e se oltretutto il suo originale ed unico sky-line è anche un bene
economico per i suoi riflessi turistici, il Pgt opera chiaramente contro questi
valori.
Palazzacci come il già vecchio "palazzo di vetro"
(costruito sul verde pubblico) o la nuova Dea
(bellissima struttura, ma situata in un posto inadatto)
coroneranno a 360° la città antica, togliendo
il primato alle torri duecentesche ed al mirabile profilo della cupola del
Duomo (il Ponte Coperto di “Città del Sole”, tutte le strade che portano in
città da non molto lontano…Pavia si presentava con questo biglietto da visita).
Di questo malinteso concetto di sviluppo si possono vedere
degli esiti recentissimi negli scatoloni del Green-Campus e della ex Marelli
che, se moltiplicati per decine di volte, possono dare l'idea della nuova
"città turrita" come intesa dal nuovo Pgt. Ma per chi sono tutte
queste case quando lo stock dell'invenduto è immenso? ( vedi appartamenti vuoti
e da ristrutturare – quindi per gli imprenditori il lavoro non manca – perché
si vuole costruire ancora? ). Gli anni presenti e soprattutto quelli prossimi
saranno anni della sobrietà che non sembra una virtù praticata dal Pgt. Anzi, sotto questo profilo sembra osare quanto
negli anni passati non si è mai osato, trasformando l'area da sempre
protetta del Centro Storico in "area fabbricabile", assegnandole un
robusto indice di fabbricabilità che verrà applicato agli spazi vuoti rimasti,
quindi agli orti ed ai giardini della città. Chi ha ideato tali regole dimostra
di non aver saputo trarre alcun insegnamento dalla legge urbanistica regionale
né dagli indirizzi europei in materia, che per centinaia e centinaia di volte
non solo raccomandano, ma prescrivono il rispetto del paesaggio e
dell'ambiente.
Non ho letto con attenzione il Pgt, ma sembra che in
riferimento al centro storico sia stata inserita la possibilità di utilizzarlo
in modo “variabile” (non sono certo sia questo il termine utilizzato), cioè che
non sia più pedonale: già adesso il traffico in centro è notevole e se queste
sono le premesse per il futuro…allora
andiamo bene! A Pavia stiamo slittando verso il passato, alla cultura dei
piani regolatori e programmi di fabbricazione degli anno 60. Cito l’ultima
decisione: asfaltare una buona parte di
P.zza E. Filiberto è stato veramente degradante. L’asfalto è sempre la
peggiore soluzione che si addice ad una
piazza che costituisce una unità ambientale di tutto rispetto, contornata
da bei palazzi ( anche se di epoca fascista e beh?) costruiti con pregevole
materiale e una parte prospiciente dagli archi del Castello…ripristinando il
porfido si spenderebbe di meno e darebbe alla piazza il vecchio splendore. Dai
recenti sondaggi sulla Provincia Pavese emerge
che i cittadini non siano tanto favorevoli (salvo successive manipolazioni). Perché
i cittadini non sono stati sentiti prima? La partecipazione tanto invocata da
una serie di giornate di studio svolte sulla Democrazia e Partecipazione presso
l’aula della Cappella del Sacro Cuore dal titolo “ Scuola di Cittadinanza e
Partecipazione “ a cosa è servita? Che tesoro ne hanno fatto gli amministratori
della città ?
Bene ha fatto Italia Nostra a inoltrare la richiesta al
TAR di annullare il Pgt di Pavia.
Qualità della vita, riuso urbano, salvaguardia sociale, città a
misura d’uomo, tutela dei centri storici: sono, questi, concetti relativamente
nuovi nella cultura e nella politica delle città italiane, ignorati almeno sino
all’inizio degli anni settanta. Quando la città decise una svolta nella
direzione politica amministrativa, la nuova politica di sinistra impose un
decisivo mutamento di tendenza. I “guasti” furono attentamente esaminati, i
presupposti furono rimossi e si avviò una nuova cultura nella gestione della
città, precedendo scelte urbanistiche che si sarebbero affermate in seguito in
gran parte del Paese. L’elemento portante su cui si basa la scelta di un Pgt
deve essere la “la salvaguardia sociale ”, intesa come difesa dei cittadini di
fronte ai tentativi di allontanamento dalle zone più “appetibili” alla
speculazione, come tutela delle tradizioni culturali e storiche, molto vive nei
nostri quartieri, come conservazione del patrimonio architettonico ed urbano
caratteristico della città.
E’ evidente come l’impoverimento umano, la perdita delle
funzioni originarie di un centro storico finisca per sancire un’involuzione
sociale e, molto spesso, la perdita di risorse economiche non indifferenti come
le piccole attività artigiane: fenomeno che Pavia ha conosciuto negli anni
trascorsi e che oggi è ancora auspicabile per la generale crisi del settore
produttivo che sta interessando l’intera provincia. Si è parlato, in questi
ultimi mesi, di una politica di valorizzazione urbana sotto il profilo
turistico: però tale obiettivo potrà essere realizzato non solo conservando
nelle migliori condizioni i “monumenti storici”, ma anche mantenendo vive le
caratteristiche di una città abitata e ancora ricca delle sue tradizioni. Le
restrizioni che annualmente vengono imposte alle finanze locali, la limitazione
di autonomia, i crescenti problemi riguardo la disponibilità di alloggi, i
vuoti legislativi non rendono semplice il conseguimento degli obiettivi che
un’amministrazione si prefigge. Permangono gravi criticità, tra tutte
l’indisponibilità di alloggi non utilizzati e l’allontanamento dei residenti
nel centro storico con il meccanismo della buonuscita sotto la spinta degli
interessi privati. E’ vero che anche il cittadino ha avuto un maggior potere
contrattuale nei rapporti con le imprese e che molto spesso ha ottenuto in
cambio nuove sistemazioni, tuttavia risulta evidente la necessità da parte dell’Amministrazione
di mettere a punto dei meccanismi che permettano di conoscere immediatamente
ogni tentativo organizzato teso all’utilizzo speculativo del centro storico. Le
vie da seguire oggi appaiono quelle dei “ piani organici di recupero” e dei convenzionamenti
con l’impresa privata, che soli possono garantire il conseguimento degli
obiettivi prefissati, pur nelle ristrettezze economiche ed operative imposte
dal governo centrale.
Solo un’Amministrazione convinta della necessità di essere
protagonista di ogni intervento di tutela, salvaguardia e recupero, e che usi
ogni strumento della partecipazione, può opporsi a quei fenomeni involutivi che
investono in pari misura il patrimonio urbanistico e quello sociale.
Vincenzo Lista
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