Quanto è accaduto
in Veneto a proposito di un pronunciamento popolare sull'indipendenza e quanto
potrebbe accadere in Lombardia dove si sta premendo per una possibile
consultazione a livello popolare sulla trasformazione in regione a statuto
speciale non può non far
riflettere. Non soffermiamoci qui sulla veridicità
del dato del Veneto, se il conteggio dei voti sia reale o meno, ma
limitiamoci ad analizzare il senso politico di tutto ciò: il perché è accaduto ciò che è accaduto.
Partiamo come sempre da un dato di fatto: una situazione
economica non più sostenibile.
Il Nord-Est, che nell'immaginario della nazione era la locomotiva trainante del
Sistema Italia, purtroppo oggi non traina più
neanche se stesso. Le aziende, molte, sono ormai lontane e quelle poche che ancora presidiano il territorio hanno estreme difficoltà a sopravvivere, tranne rare e
felici eccezioni.
E' la frustrazione di un popolo che solo occasionalmente oggi si
chiama Veneto ma che domani potrebbe chiamarsi lombardo e magari dopodomani
piemontese: quello che non regge più
e' la sopportazione della gente che non riesce a vedere un futuro roseo.
Molti non riescono a vedere un futuro perché
non riescono ad avere un presente. Leggiamo nella nostra Costituzione che
l'Italia e' una repubblica fondata sul lavoro: quello che oggi viene a mancare
e' il fondamento della nostra repubblica, il lavoro. Ciò che dona dignità
a una persona, ciò che
persino ci è stato insegnato -dacci oggi il nostro pane quotidiano - e'
fondamentale, ciò che dona
a ognuno di noi il senso della propria vita, del proprio essere cittadino con
diritti e con doveri, sta venendo a mancare oppure non esiste più del tutto per larga parte della
popolazione. Ecco allora, dopo tante proteste, la protesta più semplice e più immediata, una via di fuga che
si concretizza nell'attuare spinte autonomiste. La spinta secessionista e'
tutto sommato estremamente facile da ipotizzare: la repubblica esiste da quasi
70 anni, la nazione italiana da poco più
di 150: da secoli esistono più
realtà italiane, che
oggi rivivono nelle regioni. Eppure... la nostra identità si basa su un documento condiviso, la nostra
Costituzione, che recita ad esempio: "La Repubblica , una e
indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che
dipendono dallo Stato il più ampio
decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua
legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. (Art.5 della
Costituzione)". Nell'epoca della globalizzazione, del "sempre-connessi-in-ogni-
luogo", non ha senso, non ha più
senso dar vita a minuscole realtà
la cui indipendenza, per essere tale, deve essere di fatto garantita da
altre realtà più grandi. In poche parole,
l'indipendenza della provincia di Sondrio avrebbe senso solo se una stato
nazionale come la Svizzera
ne garantisse l'autonomia. Pura fantascienza... Tuttavia, a livello macro, le
cose non vanno come devono: guardiamo all'Unione Europea che sembra allontanare
più che attrarre. Questo
perché una Unione basata solo
su leggi economiche, vedasi euro, non può
avere vita lunga prospera e felice: ciò
che fa star assieme i popoli sono le affinità culturali, cristiane, civili e sociali. Sono in
una parola, i valori fondanti la dignità
umana, il pensiero umano, i valori dello cristianità.
A questo stato di cose non ci siamo giunti senza preavviso. Decenni di cattiva politica basata sull'interesse particolare e dei singoli hanno
generato disillusione e senso di impotenza da parte dei cittadini. Non solo: l'arroganza di una
politica cieca e capace solo di
soddisfare se stessa ha dato vita a sacche di potere, caste di
intoccabili, quali alcune categorie di
dipendenti pubblici che orbitano a livello di istituzioni
nazionali, che finiscono con l'assommare privilegi a dir poco feudali. Di fronte ad un Paese che tira la
cinghia, certi privilegi non possono più
essere tollerati. Come uscirne?
Questo riuscirà
a risolvere la crisi economica? Forse, perché ogni realtà
dipende da una realtà
sempre più
grande.
Potrebbe però
servire risolvere una crisi morale che
serpeggia fra gli italiani.
Vincenzo Lista
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