mercoledì 2 aprile 2014

Referendum nel VENETO e tentativo della Regione LOMBARDIA di trasformarsi in Regione a statuto autonomo


Quanto è accaduto in Veneto a proposito di un pronunciamento popolare sull'indipendenza e quanto potrebbe accadere in Lombardia dove si sta premendo per una possibile consultazione a livello popolare sulla trasformazione in regione a statuto speciale non può non far riflettere. Non soffermiamoci qui sulla veridicità del dato del Veneto, se il conteggio dei voti sia reale o meno, ma limitiamoci ad analizzare il senso politico di tutto ciò: il perché è accaduto ciò che è accaduto.
Partiamo come sempre da un dato di fatto: una situazione economica non più sostenibile. Il Nord-Est, che nell'immaginario della nazione era la locomotiva trainante del Sistema Italia, purtroppo oggi non traina più neanche se stesso. Le aziende, molte, sono ormai lontane e quelle poche che ancora presidiano il territorio hanno estreme difficoltà a sopravvivere, tranne rare e felici eccezioni.
E' la frustrazione di un popolo che solo occasionalmente oggi si chiama Veneto ma che domani potrebbe chiamarsi lombardo e magari dopodomani piemontese: quello che non regge più e' la sopportazione della gente che non riesce a vedere un futuro roseo. Molti non riescono a vedere un futuro perché non riescono ad avere un presente. Leggiamo nella nostra Costituzione che l'Italia e' una repubblica fondata sul lavoro: quello che oggi viene a mancare e' il fondamento della nostra repubblica, il lavoro. Ciò che dona dignità a una persona, ciò che persino ci è stato insegnato  -dacci oggi il nostro pane quotidiano - e' fondamentale, ciò che dona a ognuno di noi il senso della propria vita, del proprio essere cittadino con diritti e con doveri, sta venendo a mancare oppure non esiste più del tutto per larga parte della popolazione. Ecco allora, dopo tante proteste, la protesta più semplice e più immediata, una via di fuga che si concretizza nell'attuare spinte autonomiste. La spinta secessionista e' tutto sommato estremamente facile da ipotizzare: la repubblica esiste da quasi 70 anni, la nazione italiana da poco più di 150: da secoli esistono più realtà italiane, che oggi rivivono nelle regioni. Eppure... la nostra identità si basa su un documento condiviso, la nostra Costituzione, che recita ad esempio: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. (Art.5 della Costituzione)". Nell'epoca della globalizzazione, del "sempre-connessi-in-ogni- luogo", non ha senso, non ha più senso dar vita a minuscole realtà la cui indipendenza, per essere tale, deve essere di fatto garantita da altre realtà più grandi. In poche parole, l'indipendenza della provincia di Sondrio avrebbe senso solo se una stato nazionale come la Svizzera ne garantisse l'autonomia. Pura fantascienza... Tuttavia, a livello macro, le cose non vanno come devono: guardiamo all'Unione Europea che sembra allontanare più che attrarre. Questo perché una Unione basata solo su leggi economiche, vedasi euro, non può avere vita lunga prospera e felice: ciò che fa star assieme i popoli sono le affinità culturali, cristiane, civili e sociali. Sono in una parola, i valori fondanti la dignità umana, il pensiero umano, i valori dello cristianità. A questo stato di cose non ci siamo giunti senza preavviso. Decenni di cattiva politica basata sull'interesse particolare e dei singoli hanno generato disillusione e senso di impotenza da parte dei cittadini. Non solo: l'arroganza di una politica cieca e capace solo di
soddisfare se stessa ha dato vita a sacche di potere, caste di intoccabili, quali alcune categorie di
dipendenti pubblici che orbitano a livello di istituzioni nazionali, che finiscono con l'assommare privilegi a dir poco feudali. Di fronte ad un Paese che tira la cinghia, certi privilegi non possono più
essere tollerati. Come uscirne?
 1) Di nuovo facendo riferimento alla nostra legge fondamentale che" si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute"  (Art.10 della Costituzione) punendo anche severamente chi attenta all'integrità o all'indipendenza o all'unità dello Stato, (artt. 241 e 283 del Codice Penale). Tornando all'articolo della Costituzione con cui abbiamo aperto, l'articolo.5, ribadendo che solo nella promozione e nella valorizzazione delle autonomie locali c'è la concreta possibilità di un efficace miglioramento.
 2) Ripensando lo Stato nel rispetto dello Stato stesso, salvaguardandone l'integrità e la sacralità, ma  
 attuando quel  "decentramento" che consentirebbe una corretta valorizzazione del territorio, dando
 la possibilità ad una popolazione esausta di rifiatare e di ritrovare coraggio e speranza, a patto che antichi privilegi di casta vengono definitivamente cancellati.
 3) Con una legge di riforma del sistema finanziario, la cui crisi sta soffocando l Europa, causade i difetti strutturali evidenti nei grandi gruppi finanziari.
 4) Infine, riflettiamo su quanto scritto dal giornalista Alan Friedman  nel suo ultimo libro "Bruciamo il Gattopardo", in cui egli spone al pubblico lo scandalo politico italiano del secolo che possiamo definire The italian golpegate", 
Questo riuscirà a risolvere la crisi economica? Forse, perché ogni realtà dipende da una realtà
sempre più grande.
Potrebbe però  servire risolvere una crisi morale che serpeggia fra gli italiani.               

Vincenzo Lista 
                                                                                                                          

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