mercoledì 26 novembre 2014

Presentato a Parma il circolo della neonata Associazione " La Città Ideale 2014"

Un'associazione che si richiama alla "Città ideale" di Platone, basata su valori essenziali quali l’etica, la morale, la giustizia, la saggezza, l'istruzione ugualitaria, la meritocrazia, la parità fra uomo e donna, ecc.
Valori essenziali anche ai nostri giorni. E' questa l'ispirazione da cui è nata l'Associazione "La Città Ideale 2014", il cui circolo territoriale è stato presentato oggi a Parma. Un'associazione apolitica e apartitica, proprio come la nostra "Città del Sole", che non a caso ha tra i vari concetti di "città ideale" anche quello ripreso da Tommaso Campanella nel 1602 nella sua "Città del Sole". Ecco perchè alle due associazioni, caratterizzate dal ruolo preminente di personalità sagge e preparate che, come allora, si attengono a rigide norme etiche e morali, non mancheranno occasioni di collaborazione per iniziative comuni. 

mercoledì 12 novembre 2014

Neuroscienze, Diritti e Società (II Edizione) - Pavia, 21 novembre 2014

Città del Sole sostiene la II edizione del'evento ECM per Avvocati in programma al Collegio Cairoli di Pavia il 21 novembre prossimo: un'occasione di aggiornamento sul rapporto sempre più stretto tra Neuroscienze e Diritti, in una Società in continua evoluzione. Clicca qui per il programma

martedì 4 novembre 2014

Pavia "da bere" - Il nuovo PGT della città di Pavia

La città che ci viene offerta dall'ormai deliberato Pgt è quella di una "Pavia da bere" come si usava dire negli anni ottanta a Milano poco prima del ciclone di “mani pulite”.
Sembra infatti di assistere alla svendita di quei borghi dell'Appennino ormai disabitati che i rispettivi sindaci offrono a condizioni stracciate ad imprese, a società immobiliari o a investitori russi e cinesi. Pavia è descritta dal Pgt come una città da investimento per chi ha del liquido da spendere nel mattone. Vengono offerte sette od otto aree dimesse, alcune centralissime, da edificare con indici elevatissimi e con la possibilità di far salire i loro arroganti palazzacci fino a dodici piani. Comunque il  bel panorama di Pavia che ha fatto dire a Petrarca nella famosa lettera a Boccaccio che "Pavia svetta verso le nubi con una fitta trama di torri e dispone verso ogni direzione di una vista senza impedimenti e libera..." è in pericolo. Se il bel panorama di Pavia è un elemento prezioso di identità della città e se oltretutto il suo originale ed unico sky-line è anche un bene economico per i suoi riflessi turistici, il Pgt opera chiaramente contro questi valori.
Palazzacci come il già vecchio "palazzo di vetro" (costruito sul verde pubblico) o la nuova Dea
(bellissima struttura, ma situata in un posto inadatto) coroneranno a 360° la città antica, togliendo il primato alle torri duecentesche ed al mirabile profilo della cupola del Duomo (il Ponte Coperto di “Città del Sole”, tutte le strade che portano in città da non molto lontano…Pavia si presentava con questo biglietto da visita).
Di questo malinteso concetto di sviluppo si possono vedere degli esiti recentissimi negli scatoloni del Green-Campus e della ex Marelli che, se moltiplicati per decine di volte, possono dare l'idea della nuova "città turrita" come intesa dal nuovo Pgt. Ma per chi sono tutte queste case quando lo stock dell'invenduto è immenso? ( vedi appartamenti vuoti e da ristrutturare – quindi per gli imprenditori il lavoro non manca – perché si vuole costruire ancora? ). Gli anni presenti e soprattutto quelli prossimi saranno anni della sobrietà che non sembra una virtù praticata dal Pgt. Anzi, sotto questo profilo sembra osare quanto negli anni passati non si è mai osato, trasformando l'area da sempre protetta del Centro Storico in "area fabbricabile", assegnandole un robusto indice di fabbricabilità che verrà applicato agli spazi vuoti rimasti, quindi agli orti ed ai giardini della città. Chi ha ideato tali regole dimostra di non aver saputo trarre alcun insegnamento dalla legge urbanistica regionale né dagli indirizzi europei in materia, che per centinaia e centinaia di volte non solo raccomandano, ma prescrivono il rispetto del paesaggio e dell'ambiente.
Non ho letto con attenzione il Pgt, ma sembra che in riferimento al centro storico sia stata inserita la possibilità di utilizzarlo in modo “variabile” (non sono certo sia questo il termine utilizzato), cioè che non sia più pedonale: già adesso il traffico in centro è notevole e se queste sono le premesse per il futuro…allora andiamo bene! A Pavia stiamo slittando verso il passato, alla cultura dei piani regolatori e programmi di fabbricazione degli anno 60. Cito l’ultima decisione: asfaltare una buona parte di  P.zza E. Filiberto è stato veramente degradante. L’asfalto è sempre la peggiore soluzione che si addice ad una piazza che costituisce una unità ambientale di tutto rispetto, contornata da bei palazzi ( anche se di epoca fascista e beh?) costruiti con pregevole materiale e una parte prospiciente dagli archi del Castello…ripristinando il porfido si spenderebbe di meno e darebbe alla piazza il vecchio splendore. Dai recenti sondaggi sulla Provincia Pavese  emerge che i cittadini non siano tanto favorevoli (salvo successive manipolazioni). Perché i cittadini non sono stati sentiti prima? La partecipazione tanto invocata da una serie di giornate di studio svolte sulla Democrazia e Partecipazione presso l’aula della Cappella del Sacro Cuore dal titolo “ Scuola di Cittadinanza e Partecipazione “ a cosa è servita? Che tesoro ne hanno fatto gli amministratori della città ?
Bene ha fatto Italia Nostra a inoltrare la richiesta al TAR di annullare il Pgt di Pavia.
Qualità della vita, riuso urbano, salvaguardia sociale, città a misura d’uomo, tutela dei centri storici: sono, questi, concetti relativamente nuovi nella cultura e nella politica delle città italiane, ignorati almeno sino all’inizio degli anni settanta. Quando la città decise una svolta nella direzione politica amministrativa, la nuova politica di sinistra impose un decisivo mutamento di tendenza. I “guasti” furono attentamente esaminati, i presupposti furono rimossi e si avviò una nuova cultura nella gestione della città, precedendo scelte urbanistiche che si sarebbero affermate in seguito in gran parte del Paese. L’elemento portante su cui si basa la scelta di un Pgt deve essere la “la salvaguardia sociale ”, intesa come difesa dei cittadini di fronte ai tentativi di allontanamento dalle zone più “appetibili” alla speculazione, come tutela delle tradizioni culturali e storiche, molto vive nei nostri quartieri, come conservazione del patrimonio architettonico ed urbano caratteristico della città.
E’ evidente come l’impoverimento umano, la perdita delle funzioni originarie di un centro storico finisca per sancire un’involuzione sociale e, molto spesso, la perdita di risorse economiche non indifferenti come le piccole attività artigiane: fenomeno che Pavia ha conosciuto negli anni trascorsi e che oggi è ancora auspicabile per la generale crisi del settore produttivo che sta interessando l’intera provincia. Si è parlato, in questi ultimi mesi, di una politica di valorizzazione urbana sotto il profilo turistico: però tale obiettivo potrà essere realizzato non solo conservando nelle migliori condizioni i “monumenti storici”, ma anche mantenendo vive le caratteristiche di una città abitata e ancora ricca delle sue tradizioni. Le restrizioni che annualmente vengono imposte alle finanze locali, la limitazione di autonomia, i crescenti problemi riguardo la disponibilità di alloggi, i vuoti legislativi non rendono semplice il conseguimento degli obiettivi che un’amministrazione si prefigge. Permangono gravi criticità, tra tutte l’indisponibilità di alloggi non utilizzati e l’allontanamento dei residenti nel centro storico con il meccanismo della buonuscita sotto la spinta degli interessi privati. E’ vero che anche il cittadino ha avuto un maggior potere contrattuale nei rapporti con le imprese e che molto spesso ha ottenuto in cambio nuove sistemazioni, tuttavia risulta evidente la necessità da parte dell’Amministrazione di mettere a punto dei meccanismi che permettano di conoscere immediatamente ogni tentativo organizzato teso all’utilizzo speculativo del centro storico. Le vie da seguire oggi appaiono quelle dei “ piani organici di recupero” e dei convenzionamenti con l’impresa privata, che soli possono garantire il conseguimento degli obiettivi prefissati, pur nelle ristrettezze economiche ed operative imposte dal governo centrale. 
Solo un’Amministrazione convinta della necessità di essere protagonista di ogni intervento di tutela, salvaguardia e recupero, e che usi ogni strumento della partecipazione, può opporsi a quei fenomeni involutivi che investono in pari misura il patrimonio urbanistico e quello sociale. 


Vincenzo Lista 

domenica 2 novembre 2014

"Cristo da Crotone a Pavia" di Salvatore Mongiardo

Il 3 giugno 2014 il giornalista Claudio Micalizio ha condotto la presentazione del mio libro Cristo ritorna da Crotone nella Sala di Santa Maria Gualtieri in Pavia. L' incontro era organizzato dal Centro di Cultura e Partecipazione Civile - Città del Sole di Pavia, e dall'Associazione Calabrolombarda di Milano. Erano presenti le autorità cittadine, Vincenzo Lista e Salvatore Tolomeo. Ha presieduto il prof. Giuseppe Nappi e ha svolto la relazione don Franco Tassone.

Nel 2012 mi ero recato a Pavia per riverire in San Pietro in Ciel d’Oro l’urna di Severino Boezio, posta vicina a quella di Sant’Agostino. Avevo già onorato, nella basilica eretta in suo onore sul sito dell’antica Tagaste in Algeria, il braccio destro di Sant’Agostino, quel braccio che, nelle sue Confessioni, scrisse sul tempo e la memoria le più grandi pagine della letteratura universale. Durante quella visita a Pavia, provai profonda pietà per Boezio al pensiero che dovette affrontare la morte, decisa dal re barbaro Teodorico, consolato unicamente dalla filosofia.

Pavia mi procurò forti emozioni anche durante la presentazione del mio libro, e l’artefice fu don Franco Tassone, che mi definì mistico e illuminato: due qualità nelle quali mi riconosco senza falsa modestia. Fu in quella stessa occasione che, durante il mio intervento, mi venne di dure che se Dio è mamma allora lo Spirito Santo è donna. Un tema che ho chiaro in mente e che confluirà nel mio prossimo libro dal titolo: EVOE’ - LA VITA UNIVERSALE.


Come hanno potuto dodici pescatori ignoranti conquistare il mondo?

Normalmente si risponde a questo interrogativo dicendo: Gesù era figlio di Dio e perciò la sua dottrina era destinata a prevalere. E’ questa una spiegazione teologica, basata cioè su un apparato di definizioni. Se invece guardiamo alla vicenda di Gesù oltre le definizioni, ci rendiamo conto che la sua incarnazione non è stata tanto il nascere palestinese in Palestina, cioè nella carne, ma piuttosto una discesa della sua anima nelle culture del suo tempo, una discesa cioè nella storia del mondo.
Ma procediamo con ordine.

Sappiamo dai Vangeli che Gesù e i suoi genitori fuggirono in Egitto per scampare alla strage di Erode. La parte di Egitto più vicina a Israele era ed è Alessandria, la città costruita da Alessandro Magno, abitata all’epoca di Gesù da migliaia di ebrei. Attorno ad Alessandria c’era un insediamento di Terapeuti vicino al Lago Merotis, una comunità che era essenzialmente essena, come scrive Filone d’Alessandria, grande filosofo e dotto ebreo contemporaneo di Gesù.
Tornato in Palestina, a dodici anni Gesù va con i genitori a Gerusalemme e nel Tempio ha una disputa con i dottori della legge. Disputa vuol dire contestazione, non accettazione: dove aveva appreso quel ragazzino una cultura alternativa che gli permetteva di contestare i dottori ebrei? E’ legittimo ipotizzare che ad Alessandria egli abbia appreso la dottrina essena dai Terapeuti o da altri esseni.
Ma ad Alessandria apprese anche dalla popolazione egizia il ciclo di Osiride, il Dio che muore e risorge. Gli egizi, durante le feste in suo onore, mangiavano il corpo e bevevano il sangue di Osiride sotto la specie del pane e del vino per poter risorgere come lui alla vita eterna. Tralasciamo per ora la morte e resurrezione, la parte egizia confluita nella dottrina di Gesù, per concentrarci sulla dottrina essena, anch’essa confluita nella dottrina di Gesù che le fuse in un’unica dottrina.

Quando Gesù comincia la sua predicazione, secondo i Vangeli, il suo comportamento e insegnamento sono contrari ai precetti della Bibbia, difatti egli:
1.      Non rispetta il sabato
2.      Frequenta i lebbrosi, le prostitute e i pubblicani
3.      Contesta e irride i sacerdoti del Tempio
4.      Libera gli animali destinati al sacrificio nel Tempio
5.      Prende donne al suo seguito
6.      Celebra la Pasqua un giorno prima di quella del Tempio di Gerusalemme, come facevano gli esseni e come conferma Giovanni nel suo Vangelo.
7.      Si dichiara figlio di Dio, cosa inaudita per la Bibbia che prevede la pena di morte per quella bestemmia.  La condanna a morte di Gesù era nella legalità per il mondo ebraico, anche se ottenuta forzando la mano a Pilato.

In sintesi, Gesù era un antibiblico e, quindi, il voler spiegare la vicenda di Gesù come un osservante della Bibbia è come voler ribaltare tutta la sua vicenda.
Qual era dunque la cultura con la quale Gesù si era formato? Era la cultura che veniva dal Pitagorismo, da Crotone e dall’Italia di allora, per cui si può dire che Gesù era culturalmente italiano. Quest’affermazione deriva dal mio libro che contiene l’analisi dei passaggi della dottrina nata in Italia col Pitagorismo, passata quindi agli esseni e da questi a Gesù. Quello che ora voglio sottolineare è come Pitagora abbia fondato la sua dottrina su elementi italici, quelli cioè che egli aveva trovato nell’Italia di allora, sesto secolo avanti Cristo.

Pitagora venne a Crotone d’Italia, come la chiama Diogene Laerzio, la prima volta da bambino, portato dal padre Mnesarco durante un suo viaggio di lavoro. Egli notò allora che gli Itali vivevano liberi, dividevano il cibo tra di loro nel sissizio, cioè il banchetto comune, ed erano essenzialmente vegetariani. Da adulto Pitagora girò il mondo per decenni, ma quando dovette lasciare la sua patria Samo per sfuggire alla tirannide di Policrate, volle tornare in Italia, dove la popolazione autoctona meglio rispecchiava la sua filosofia. Gli Itali però non sapevano di essere speciali: Pitagora diede loro coscienza della loro peculiarità innalzando a dottrina il loro modo di vivere. Avvenne una fusione tra l’essere, il modello italico, e la coscienza dell’essere, la filosofia pitagorica: nacque così quel grandioso fenomeno, non ancora ben compreso, che si chiamò Magna Grecia.

Questa mia scoperta equivale a quella del Big Bang in astrofisica. Prima del Big Bang, si pensava che ci fosse una sola galassia e che l’universo fosse stabile. Ora sappiamo che di galassie ce n’è un numero sterminato, che l’universo è in continua espansione e che in esso si sono generati stelle, pianeti e sulla Terra anche la vita.

Similmente, la scoperta del Gesù italiano cambia l’asse della storia che non ruota più attorno alla Bibbia come fonte di salvezza. Al contrario, la dottrina pitagorica insegna che il sacrificio di sangue, che la Bibbia predicò e praticò con infinite vittime sgozzate e olocausti, porta alla rovina. Difatti, Pitagora afferma che uccidendo l’animale, la violenza entra nell’uomo creando una cultura che restituisce all’uomo la violenza da lui data all’animale. La storia purtroppo dimostra come Pitagora avesse ragione: il popolo ebraico, che per mille anni ha offerto olocausti mattina e sera nel Tempio, finì lui stesso olocausto ad opera dei nazisti. Da un po’ di tempo, invece di olocausto degli ebrei come si diceva fino a pochi anni fa, si usa dire Shoà, che in ebraico vuol dire strage: inconsciamente forse si vuole rimuovere quel precedente. In verità la Bibbia aveva creato negli ebrei la convinzione che l’essere vittima sacrificale era segno di predilezione divina, e perciò non lottarono contro il nazismo. Si lasciarono uccidere, proprio come dice la Bibbia (Isaia 53,6-7): Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la bocca come l'agnello condotto al mattatoio.



Pitagora vide che gli Itali offrivano agli Dei il Bue di Pane, che veniva infornato con il primo grano dell’anno, quindi intorno a luglio, in ricordo dell’abbandono dell’alimentazione di carne e dell’avanzare del grano, come testimonia Aristotele. Egli scrive nella Politica che Italo convertì il popolo degli Enotri da allevatori in agricoltori, li chiamò Itali dal suo nome e stabilì il sissizio, il convivio al quale tutti partecipavano portando il cibo che dividevano.
Pitagora capì l’importanza del sissizio e ne fece un sissizio pitagorico che celebrava la sera dopo cena con pane e vino: dello stesso pane un pezzo a tutti e dello stesso vino un sorso a tutti. Il sissizio pitagorico diventò poi sissizio degli esseni, e alla fine ultima cena di Gesù.

I dodici apostoli, senza saperlo, si riallacciavano alla dottrina pitagorica diffusa, per cinque secoli prima di Cristo, da filosofi del calibro di Socrate, Platone, Aristotele, Plotino e poi da una lunga schiera di pitagorici e neopitagorici, comprese molte donne, attivi in tutto il mondo greco-romano. Furono loro che dissodarono il terreno nel quale poi gli apostoli seminarono la loro predicazione. Due esempi per illustrare questa mia affermazione. La libertà degli schiavi, bandiera del cristianesimo, fu inalberata da Pitagora che liberò i suoi due schiavi Astreo e Zalmosside. E Timeo, il legislatore di Locri, allievo di Telàuge figlio di Pitagora, inserì la proibizione della schiavitù nelle Tavole di Locri nel sesto secolo avanti Cristo, norma passata pari pari agli esseni che non tolleravano la schiavitù. Come anche la comunione dei beni, base della vita italica e pitagorica, fu adottata da Gesù e osservata dagli apostoli e dai primi cristiani: primi e ultimi, si può dire, perché senza la comunione dei beni il cristianesimo è svuotato di sostanza e la stessa comunione eucaristica si riduce a una formalità.
Insomma, Gesù non fu un profeta ebraico velleitario, ma un ribelle del sistema ebraico che portava avanti un discorso basato sulla civiltà dell’Italia, convalidata e razionalizzata dalla matematica e dalla filosofia pitagorica.

Per dare un’idea della diffusione del neopitagorismo, la filosofia che riprese il pitagorismo nell’impero di Roma, ricordo solo alcuni capiscuola che ebbero fama e allievi, un’accelerazione vera e propria che spianò la strada al cristianesimo. Basta ricordare i principali rappresentanti del neopitagorismo come Nigidio Figulo (prima metà del sec. I a. C.), Apollonio di Tiana (sec. I d. C.), Moderato di Gades (sec. I d. C.), Nicomaco di Gerasa (sec. II d. C.), Numenio di Apamea (sec. II d. C.). Lo stesso Cicerone, estimatore del pitagorismo e grande amico di Nigidio Figulo, andò a Metaponto a onorare la casa e tomba di Pitagora, come lui stesso scrive.
Inoltre, il più grande tempio dei Pitagorici si trova a Roma, nel sottosuolo di Porta Maggiore, una superba basilica tutta bianca a tre navate, costruita sottoterra forse nel secondo secolo dopo Cristo, chiusa attualmente al pubblico ma esplorabile con internet digitando: basilica neopitagorica Porta Maggiore Roma.

Per concludere questo scritto, che avremo modo di allargare prossimamente con gli amici a Pavia in compagnia di un Bue di Pane, mi sento di dire che la nuova civiltà del mondo, la Civiltà Sissiziale, sarà l’unica possibile alternativa al caos che avvolge sempre di più il nostro pianeta. Questa nuova e grande avventura parte dall’Italia perché questo è il destino dell’Italia: dara al mondo la civiltà. E quando l’Italia va incontro a questo destino, è grande e magnifica. Quando si allontana da questo grandioso compito, è depressa e in ginocchio. Non c’è da avere paura perché Gesù l’italiano riprende il suo cammino da Crotone per soccorre l’umanità.

Salvatore Mongiardo

venerdì 26 settembre 2014

Pavia sempre più leader della formazione internazionale

L'Università degli Studi di Pavia è da sempre impegnata in attività di cooperazione internazionale finalizzate ad accrescere ed uniformare il livello delle competenze professionali fornite, con una attenzione particolare agli atenei, pubblici e privati, dell'America Latina. In questo solco si inserisce il progetto finanziato dalla Comunità Europea "Alfa Funda Enfermeria" e rivolto alla formazione del personale infermieristico latinoamericano. Ente capofila è l'Università della Fondazione ISALUD di Buenos Aires, che ha scelto come unici partner europei l'ateneo pavese e quello spagnolo della Navarra, coinvolgendo università del Paraguay, Perù e di El Salvador. Il documento che segue illustra nei dettagli finalità e modalità del progetto: Alfa Funda Enfermeria.


lunedì 21 luglio 2014

L'ATTUALITA' di FRA DOLCINO (Vintage Press)

Si vuole condividere con tutti i soci e simpatizzanti di "Città del Sole" uno scritto di qualche anno fa dedicato alla figura di Fra Dolcino, sottolineandone la straordinaria attualità. L'autore è un Anonimo Lomellino del III Millennio (Salice Terme, Hotel President). Ecco il link Fra Dolcino
Buona lettura!

lunedì 26 maggio 2014

CRISTO RITORNA DA CROTONE - PAVIA, 3 GIUGNO 2014

Segnaliamo a tutti i soci e simpatizzanti l'appuntamento del 3 giugno alle ore 17.30 presso la Sala di Santa Maria Gualtieri in Piazza della Vittoria a Pavia. Nell'occasione, sarà presentato il libro di Salvatore Mongiardo "Cristo ritorna da Crotone", alla presenza dell'autore, di Don Franco Tassone, del Presidente di "Città del Sole" Prof, Giuseppe Nappi e del coordinatore operativo Vincenzo Lista. Modera il giornalista Claudio Micalizio. Invitiamo tutti coloro che hanno la possibilità di farlo ad intervenire numerosi al primo evento pubblico organizzato e promosso dal Circolo di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole", insieme all'Associazione CalabroLombarda di Milano, in collaborazione con la Fondazione CIRNA Onlus, il Gruppo di Studio di Neuroteoretica "Alla porta di Elea" e con il patrocinio del Comune e della Provincia di Pavia. Grazie! A questo link è presente la locandina Cristo ritorna da Crotone

lunedì 12 maggio 2014

NEUROSCIENZE, DIRITTI E SOCIETA' - 17 MAGGIO 2014

Segnaliamo sabato 17 maggio 2014 un interessante appuntamento promosso dal Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole" e dal Gruppo di Neuroteoretica "Alla porta di Elea" della Fondazione CIRNA Onlus, in collaborazione con la Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino di Pavia. Gli interventi dei relatori riguarderanno, sotto diversi aspetti, il ruolo delle Neuroscienze nelle indagine investigative. Al link seguente è consultabile il programma della mattinata:
 Neuroscienze, diritti e società

mercoledì 2 aprile 2014

Referendum nel VENETO e tentativo della Regione LOMBARDIA di trasformarsi in Regione a statuto autonomo


Quanto è accaduto in Veneto a proposito di un pronunciamento popolare sull'indipendenza e quanto potrebbe accadere in Lombardia dove si sta premendo per una possibile consultazione a livello popolare sulla trasformazione in regione a statuto speciale non può non far riflettere. Non soffermiamoci qui sulla veridicità del dato del Veneto, se il conteggio dei voti sia reale o meno, ma limitiamoci ad analizzare il senso politico di tutto ciò: il perché è accaduto ciò che è accaduto.
Partiamo come sempre da un dato di fatto: una situazione economica non più sostenibile. Il Nord-Est, che nell'immaginario della nazione era la locomotiva trainante del Sistema Italia, purtroppo oggi non traina più neanche se stesso. Le aziende, molte, sono ormai lontane e quelle poche che ancora presidiano il territorio hanno estreme difficoltà a sopravvivere, tranne rare e felici eccezioni.
E' la frustrazione di un popolo che solo occasionalmente oggi si chiama Veneto ma che domani potrebbe chiamarsi lombardo e magari dopodomani piemontese: quello che non regge più e' la sopportazione della gente che non riesce a vedere un futuro roseo. Molti non riescono a vedere un futuro perché non riescono ad avere un presente. Leggiamo nella nostra Costituzione che l'Italia e' una repubblica fondata sul lavoro: quello che oggi viene a mancare e' il fondamento della nostra repubblica, il lavoro. Ciò che dona dignità a una persona, ciò che persino ci è stato insegnato  -dacci oggi il nostro pane quotidiano - e' fondamentale, ciò che dona a ognuno di noi il senso della propria vita, del proprio essere cittadino con diritti e con doveri, sta venendo a mancare oppure non esiste più del tutto per larga parte della popolazione. Ecco allora, dopo tante proteste, la protesta più semplice e più immediata, una via di fuga che si concretizza nell'attuare spinte autonomiste. La spinta secessionista e' tutto sommato estremamente facile da ipotizzare: la repubblica esiste da quasi 70 anni, la nazione italiana da poco più di 150: da secoli esistono più realtà italiane, che oggi rivivono nelle regioni. Eppure... la nostra identità si basa su un documento condiviso, la nostra Costituzione, che recita ad esempio: "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. (Art.5 della Costituzione)". Nell'epoca della globalizzazione, del "sempre-connessi-in-ogni- luogo", non ha senso, non ha più senso dar vita a minuscole realtà la cui indipendenza, per essere tale, deve essere di fatto garantita da altre realtà più grandi. In poche parole, l'indipendenza della provincia di Sondrio avrebbe senso solo se una stato nazionale come la Svizzera ne garantisse l'autonomia. Pura fantascienza... Tuttavia, a livello macro, le cose non vanno come devono: guardiamo all'Unione Europea che sembra allontanare più che attrarre. Questo perché una Unione basata solo su leggi economiche, vedasi euro, non può avere vita lunga prospera e felice: ciò che fa star assieme i popoli sono le affinità culturali, cristiane, civili e sociali. Sono in una parola, i valori fondanti la dignità umana, il pensiero umano, i valori dello cristianità. A questo stato di cose non ci siamo giunti senza preavviso. Decenni di cattiva politica basata sull'interesse particolare e dei singoli hanno generato disillusione e senso di impotenza da parte dei cittadini. Non solo: l'arroganza di una politica cieca e capace solo di
soddisfare se stessa ha dato vita a sacche di potere, caste di intoccabili, quali alcune categorie di
dipendenti pubblici che orbitano a livello di istituzioni nazionali, che finiscono con l'assommare privilegi a dir poco feudali. Di fronte ad un Paese che tira la cinghia, certi privilegi non possono più
essere tollerati. Come uscirne?
 1) Di nuovo facendo riferimento alla nostra legge fondamentale che" si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute"  (Art.10 della Costituzione) punendo anche severamente chi attenta all'integrità o all'indipendenza o all'unità dello Stato, (artt. 241 e 283 del Codice Penale). Tornando all'articolo della Costituzione con cui abbiamo aperto, l'articolo.5, ribadendo che solo nella promozione e nella valorizzazione delle autonomie locali c'è la concreta possibilità di un efficace miglioramento.
 2) Ripensando lo Stato nel rispetto dello Stato stesso, salvaguardandone l'integrità e la sacralità, ma  
 attuando quel  "decentramento" che consentirebbe una corretta valorizzazione del territorio, dando
 la possibilità ad una popolazione esausta di rifiatare e di ritrovare coraggio e speranza, a patto che antichi privilegi di casta vengono definitivamente cancellati.
 3) Con una legge di riforma del sistema finanziario, la cui crisi sta soffocando l Europa, causade i difetti strutturali evidenti nei grandi gruppi finanziari.
 4) Infine, riflettiamo su quanto scritto dal giornalista Alan Friedman  nel suo ultimo libro "Bruciamo il Gattopardo", in cui egli spone al pubblico lo scandalo politico italiano del secolo che possiamo definire The italian golpegate", 
Questo riuscirà a risolvere la crisi economica? Forse, perché ogni realtà dipende da una realtà
sempre più grande.
Potrebbe però  servire risolvere una crisi morale che serpeggia fra gli italiani.               

Vincenzo Lista 
                                                                                                                          

venerdì 28 marzo 2014

SANITA': UNA SOCIETA' FEUDALE

Al link che segue trovate un interessante contributo del Professor Giuseppe Nappi, Presidente di Città del Sole: Sanità:una società feudale

martedì 18 marzo 2014

SALUD GLOBAL - PAVIA, 25 MARZO 2014

Segnaliamo a tutti gli interessati un importante workshop internazionale in programma a Pavia martedì 25 marzo presso l'Aula Magna del Collegio Ghislieri di Pavia. Si tratterà il tema della correlazione tra la globalizzazione della salute e la conseguente necessità di condividere un linguaggio comune. Si porterà l'esempio della cooperazione scientifica in atto da anni tra Europa e America Latina, con Italia (Pavia) e Argentina (Buenos Aires) in primo piano. Ospite d'onore sarà Gines Gonzalez Garcia, Ministro della Salute Argentina dal 2002 al 2007. Città del Sole aderisce all'iniziativa (il suo logo è presente nella locandina) e invita ad intervenire numerosi.  Di seguito il link al programma completo: SALUD GLOBAL

sabato 15 marzo 2014

LA POLITICA E' LO SPECCHIO DELL'ATTUALE SOCIETA'

E' con grande soddisfazione che annunciamo la pubblicazione sul settimanale "il Ticino" in edicola venerdì 14 marzo dell'intervento del coordinatore cittadino di "Città del Sole" Vincenzo Lista, già disponibile su questo blog dal 25 febbraio scorso. Di seguito il link all'articolo Politica specchio della società

giovedì 27 febbraio 2014

LO STATUTO DI "CITTA' DEL SOLE"

Al link che segue è possibile consultare e scaricare il testo integrale dello Statuto del Centro di Cultura e Partecipazione Civile "Città del Sole": tutto alla luce del sole...
Statuto Città del Sole

martedì 25 febbraio 2014

CASTA DEI PARTITI - SOCIETA’ CIVILE – PROSSIME ELEZIONI

Auguro al popolo italiano, al quale guardo con affetto, anche per le comuni radici che ci legano, di rinnovare il proprio encomiabile impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi e, con lo sforzo sincero e corale di cittadini e istituzioni, di superare le attuali difficoltà, ritrovando il clima di costruttiva creatività sociale che lo ha lungamente caratterizzato”. Mi piace iniziare questo mio scritto con una citazione di Papa Francesco, tratta dal discorso tenuto agli inizi di gennaio al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, per meglio inquadrare l’argomento che desidero trattare. 
Oggi assistiamo ad una spaccatura, quindi ad una separazione, fra la nostra Governance, cioè quella che in maniera colorita chiamiamo “casta dei politici”, e l’insieme di tutti noi cittadini, il “Paese reale”, come certe semplificazioni giornalistiche amano definire. I primi sembrano assorti nei “giochi di Palazzo”, molto simili alle bizantine congiure dei secoli passati, i secondi si lamentano dei politici che loro stessi – noi stessi – hanno eletto e pretendono atti concreti e virtuosi per la convivenza civile. Alla luce di questa semplificazione che ben ritrae la realtà, i cittadini sarebbero dalla parte giusta mentre la classe politica sarebbe composta in maggior misura da corrotti che prendono decisioni errate e ingiuste.
Questa frizione fra il Palazzo e la cittadinanza ha avuto inizio con Tangentopoli, con il primo scandalo di massa che ha messo a nudo una certa mancanza di onestà e integrità morale della classe politica italiana. Da quel momento sono sorti partiti o movimenti che hanno fatto della battaglia di risanamento morale il proprio vessillo o la propria ragion d’essere, avendo buon gioco nel raccogliere il malcontento diffuso e utilizzandolo a loro volta per contrapporsi ai vecchi schieramenti politici. Ad esempio la Lega, più di ogni altra forza simile in passato, ha fatto leva su questi sentimenti di rivalsa nei confronti della casta politica, coagulando attorno a sé quel consenso che l’ha portata a guidare le sorti di molte amministrazioni locali e regionali, fino ad avere voce in capitolo nell'andamento dello Stato. Essa ha preteso di rappresentare la società civile e, in questa contrapposizione al Palazzo, ha accreditato se stessa come forza politica migliore di altri partiti: in questo atteggiamento di fondo sono riconducibili alcune concessioni al folklore come la sceneggiata in Parlamento del cappio da impiccagione per i ladri della casta.
Oggi il M5S ha la stessa tendenza: l’accreditarsi migliore delle altre forze politiche presso il popolo e l’accreditarsi presso le Istituzioni come la sola forza politica capace di far funzionare l’economia e di mettere ordine in un paese come l’Italia.
A ben vedere, mi sorge il dubbio che questi movimenti non siano poi tanto più virtuosi degli altri partiti politici. Politica e società civile sono “vasi comunicanti” che si trasmettono a vicenda vizi, colpe, errori… Il Palazzo è lo specchio della società attuale e viceversa.
Si impreca contro i partiti, a buon ragione contro la corruzione, la disonestà, l’evasione fiscale e il non rispetto di tante regole… ma quanti cittadini sono attenti e rispettano le regole, da quelle della buona convivenza al rispetto degli altri comprese quelle addebitate alle varie caste? Basti citare l’evasione fiscale, i privilegi immeritati, le raccomandazioni – mafia – il voler fare i furbi a tutti i costi: peccati comuni a tutti sia alla casta che alla società civile.
Ho fatto solo qualche esempio perché proprio questi costituiscono le colonne del consenso elettorale. I miti sono difficili da smascherare, soprattutto se, con l'abilità di chi li alimenta, si basano sulla comune disperazione, sulla “fame” di giustizia, sulla sete di onestà, sul fabbisogno di “aria pulita” che ogni italiano, esasperato da anni di crisi, anela come un sorso d’acqua nel deserto.
Nel 2013 la spesa delle famiglie è tornata indietro di circa dieci anni. Si acquistano prodotti alimentari guardando solo alle promozioni e alla convenienza, si riducono le spese per cinema, svago e benzina. E questo forse si potrebbe ancora sopportare. Ciò che è intollerabile è che si debba ricorrere a mutui e prestiti anche per pagare cure per malattie.
Secondo le statistiche, circa sei milioni di italiani sono stati toccati dal lavoro precario e dall'inabilità; oltre tre milioni si devono accontentare di contratti a tempo determinato o di lavori occasionali e altrettanti sono sottoccupati, cassaintegrati nelle varie modalità o part-time.
La vita trascorre senza sapore, senza significato: i più fortunati – usando una parola ormai in uso – galleggiano su ciò che si è accumulato negli anni più prosperi.
Nel Vangelo Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve se non ad essere gettato via”.
Ricordandoci oggi di quel versetto del Vangelo, dobbiamo interrogarci su cosa possa rendere di nuovo il nostro Paese più ricco di sapori e aromi. La politica fino ad ora non è stata capace di mantenere quel sapore, anzi ha sottratto altra sapidità alla vita di tanti italiani facendosi vedere impegnata più ad accaparrarsi posti di potere che a servire la collettività.
Per concludere, se la società civile non diverrà moralmente più “civile”, scusate il gioco di parole ma vale la pena ripetere il concetto, e anche intellettualmente più onesta, la contrapposizione e la distanza dalla politica non saranno mai colmabili.
Ecco perché ci troveremo sempre la stessa casta o istituzione con cambiamenti di scarso valore o ci troveremo a parafrasare le parole di Tancredi nel Gattopardo: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. 
E’ chiaro che quando scrivo casta o società civile non le intendo nella loro complessità, ma come anche i fatti dimostrano, nella loro maggioranza.
Concludo con un interrogativo. Oggi, il Paese può farcela?
In questo periodo si è varato il nuovo e stimolante Governo, si terranno le importanti e rilevanti elezioni Europee -  in concomitanza con il rinnovo del Consiglio comunale di  Pavia e in altre città importanti del nostro Paese -   la società stessa saprà trovare di nuovo la sapidità della vita e della fede  per uscire da una crisi così profonda?

Sarà l’occasione di ritrovare il sale di una nuova società della speranza? In caso contrario sprofonderemo in un buio che non si è mai visto prima. 
Vincenzo Lista 

martedì 11 febbraio 2014

LA STAMPA LOCALE SI INTERESSA A CITTA' DEL SOLE

Leggi o scarica l'articolo pubblicato dal settimanale della Diocesi di Pavia " il Ticino" in edicola il 7 febbraio 2014 Città del Sole

CITTA' DEL SOLE VI DA' IL BENVENUTO A BORDO

Nel mese di dicembre del 2013 un gruppo di cittadini pavesi ha dato vita a "Città del Sole", un Centro di Cultura e Partecipazione Civile. "Città del Sole" non vuole diventare o sostenere un partito politico, ma stimolare la Politica tutta, locale e non, a perseguire concretamente l'interesse comune, attraverso dibattiti, confronti, atti concreti di solidarietà sociale. Tramite questo blog sarà possibile essere informati su tutte le iniziative che "Città del Sole" intraprenderà nei prossimi mesi. Grazie a chi vorrà essere dei nostri!