martedì 24 novembre 2015

PROGETTARE LA CITTA' IDEALE: Daniele Bosone interviene al convegno di Confindustria Pavia

"Progettare la città ideale: Vigevano nel sistema metropolitano milanese" è il titolo del convegno organizzato a al Teatro Cagnoni di Vigevano il prossimo 2 dicembre alle ore 15 dalla Confindustria della Provincia di Pavia. Tra i relatori, chiamati a discutere dell'opportunità per Vigevano di abbandonare la provincia di Pavia ed entrare nella città metropolitana di Milano, ci saranno docenti universitari milanesi ed esponenti della Fondazione Romagnosi, istituita nel 2003 da Comune, Provincia ed Università degli Studi di Pavia per promuovere e diffondere una cultura innovativa del governo locale e della sua amministrazione. Tra gli interventi previsti, oltre a quello del Sindaco di Vigevano Andrea Sala e del Presidente di Confindustria Pavia Alberto Cazzani, segnaliamo quello di Daniele Bosone, Presidente dell'Amministrazione Provinciale di Pavia e membro del Consiglio Direttivo di Città Del Sole Pavia. Per gli aderenti e simpatizzanti di Città del Sole che non potranno essere presenti, pubblicheremo qui nei giorni successivi all'evento una sintesi dell'intervento del Dottor Daniele Bosone.

martedì 10 novembre 2015

"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Daniele Bosone

Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia. 

4) Intervento di Daniele Bosone, Presidente della Provincia di Pavia

Emergenza abitativa, nuovi flussi migratori, nuove povertà e situazione economica sono tutti fattori che si intrecciano fra loro e che creano una sorta di emergenza sociale che non va "scotomizzata" ma governata sia dal Governo nazionale che dai Governi locali.
Va infatti sottolineato che la domanda abitativa non è solo legata ai flussi migratori, cui dedicherò l'ultima parte del mio intervento. Purtroppo la crisi economica che ancora sta manifestandosi con alti tassi di disoccupazione e con fenomeni di "sotto-occupazione" crea due situazioni: famiglie italiane che da una situazione di normalità si ritrovano a non poter più pagare mutuo o affitto a causa della perdita di lavoro di uno dei coniugi o di una separazione coniugale o, ancora peggio, di una malattia cronica e che subisco sfratti o pignoramenti. La lunga lista di case all'asta dei tribunali parla da sè. In questo caso l'emergenza sociale cui spesso i comuni non riescono a far fronte è tremenda; può essere anche una fase temporanea della vita di una famiglia, ma è sempre drammatica e spesso lascia conseguenze non riparabili. Altro caso sono i giovani in cerca di lavoro o disoccupati che si sposano e non riescono a pagarsi l'affitto, finendo quindi a vivere a casa di uno o l'altro genitore.
A questi fenomeni si sovrappone poi la questione migranti. Non tutti sono profughi, cioè scappano da scenari di guerra o drammi sociali. Molti sono migranti veri e propri e sfuggono dalla povertà strutturale dei propri paesi. Oggi in provincia di Pavia ospitiamo quasi 1000 migranti, ivi compresi i profughi. Molti arrivano, vengono ospitati nei centri di accoglienza allestiti dalla Prefettura in collaborazione con gli enti Locali, la Croce Rossa  o gli albergatori e poi se ne vanno. Alcuni tendono a rimanere e vengono inseriti nei progetti di inserimento SPRAR coordinati dalla Provincia insieme alla Prefettura e al Privato Sociale. Sono circa 90, per lo più giovani maschi e alcune famiglie. Lo SPRAR è di fatto un percorso in cui vengono insegnati loro lingua e lavoro. Ma i migranti che restano sul territorio per lavorare hanno poi bisogno di alloggi a basso affitto, così come alcuni stranieri che migrano in italia anche dalla Cina per intraprendere attività commerciali o semplicemente per lavorare.
Ecco quindi che il problema "casa" ritorna. Va detto che le case popolari, realizzate con investimenti totalmente pubblici, in cui negli anni 50-70 venivano accolte le famiglie del Nord meno facoltose e le famiglie di immigrati del Sud, sono una soluzione ad oggi non più percorribile.
Si stanno quindi diffondendo modalità di collaborazione pubblico-privato di Housing Sociale; si tratta di soluzioni abitative a basso costo di affitto, spesso sostenute dalle Fondazioni Bancarie, di cui Fondazione Cariplo è stata la prima ispiratrice, in cui il soggetto che può essere la famiglia in difficoltà o la famiglia di migranti o studenti o giovani coppie possano trovare ospitalità per un tempo limitato da mesi a pochi anni, in attesa di una soluzione più definitiva. Sono esperienze purtroppo diffuse solo nei grandi Centri Urbani in quanto devono avere grandi dimensioni per potersi economicamente sostenere. Tuttavia sarebbe interessante anche avere esperienze in territori rurali o realtà urbane come quella di Pavia.
Come si vede la complessità è tanta perchè la nostra è una società complessa. L'idea di rispondere a tanta complessità con messaggi semplici e rozzi come quelli che tendono a non vedere i fenomeni migratori come connaturati alla globalità, ma come semplicemente un fastidio da tenere lontano appaiono ridicoli nella loro insufficienza. Un proclama in piazza o uno slogan in televisione può far piacere a tante persone, ma non a risolvere fenomeni "epocali" che stanno ben oltre il nostro potere ed i nostri desideri. Noi abbiamo solo il dovere, oltre che la possibilità, di governarli in modo ordinato e sicuro, senza mettere la testa sotto terra ma sfoderando capacità di accoglienza, umanità ma anche determinazione nel far rispettare le regole e la cultura che caratterizzano la nostra convivenza. Nuovi modelli richiedono nuove idee e forte motivazione perchè gli eventi vanno governati e non subiti.   


"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Beniamino Ciampi

Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia. 

3) Intervento di Beniamino Ciampi, ex Direttore Aler Pavia 

Gli sfratti negli ultimi 5 anni sono stati pari 239.000, solo quest'anno 30.000 o 50.000 famiglie rischiano la casa. CASA DOLCE CASA e' un motto per le famiglie che godono di un certo reddito, ma per alcuni invisibili la casa che insieme al lavoro e la salute dovrebbero essere la base di un certo welfare resta un sogno che forse non si realizzerà. Un quarto degli italiani si trova in situazioni di bisogno,1/12 dei pensionati gode di pensioni inferiori a 500€ mensili, sono 700.000 le domande di assegnazione di alloggio popolare ancora inevase, circa 2.000.000 di famiglie senza casa,mentre gli alloggi di edilizia residenziale pubblica da recuperare sono pari a 45.000, case senza gente, gente senza casa. Il governo ha di recente emanato un decreto di 467.000 € per risanare in DIECI ANNI 16.000 alloggi inagibili, e' soltanto una goccia nel mare di bisogno nazionale, occorrerebbe invece utilizzare in una sola volta tutta la somma stanziata. Per soddisfare la domanda di alloggi popolari occorre uno
stanziamento di almeno 1miliardo di € all'anno e creare non solo welfare, ma anche sviluppo economico, attraverso l'attivazione dell'attivita' edilizia. Occorre utilizzare le ALER o gli IACP come modello insostituibile per la mediazione sociale e per sviluppare il risanamento e la costruzione di nuovi
alloggi popolari. Occorre inoltre bloccare le vendite degli alloggi, come unico finanziamento degli enti gestori. Dobbiamo ricordare che con gli Iacp e' stato possibile soddisfare la domanda creatasi con le grandi migrazioni interne: piano Fanfani e fondi gescal, finaziamenti certi e programmabili. Oggi con la
crisi e con i grandi movimenti di extracomunitari e' necessario dare una risposta di integrazione sociale agli italiani ed agli stranieri. L'Italia e' all'ultimo posto  nelle classifiche europee per gli alloggi sociali: 5% con la Grecia ed il Portogallo, contro il 25% degli altri paesi europei. Occorre inoltre defiscalizzare tutte le attivita delle aler e degli iacp, considerati purtroppo come imprese e non come fattori di inclusione sociale. Occorre infine determinare un canone minimo di sostenibilita', per consentire agli enti
gestori di poter effettuare non solo la manutenzione ordinaria , ma anche quella straordinaria, evitando cosi' che si creino ancora alloggi inagibili. Attualmente il canone minimo e' pari a 20 o 30 € mensili e con questi introiti è praticamente impossibile una gestione decorosa degli alloggi popolari.

lunedì 9 novembre 2015

"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Roberto Meregaglia

Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia. 

2) Intervento di Roberto Meregaglia, ingegnere volontario della Caritas Diocesana 
Caritas Diocesana è l’organismo pastorale della Diocesi di Pavia dedicato a favorire l’attuazione del comandamento evangelico della carità in forme consone ai tempi e ai bisogni, promuovendo e coordinando le attività caritative e formative nel territorio diocesano volte alla pratica della solidarietà con i fratelli bisognosi. Dal mandato di Caritas discendono due linee di azione:

a) INTERVENTI DI AIUTO DIRETTI
          Centro di ascolto
          Microfinanza
          Distribuzione alimenti
          Grave emarginazione
          Ambulatorio
          Carcere
          Accoglienza profughi
          Progetti con il Comune

b) FUNZIONE PEDAGOCICA
          Promozione (coordinamento e sviluppo delle Caritas parrocchiali e delle altre realtà caritative locali)
          Osservatorio (raccolta dei dati sugli assistiti per rilevare i bisogni del territorio, la loro evoluzione e le risorse disponibili)

CENTRO DI ASCOLTO

          Il Centro d’ascolto della Caritas Diocesana di Pavia, sito in Via XX Settembre 38/b, accoglie le persone bisognose che si trovano in una situazione di disagio, spesso economico, a volte anche psicologico e affettivo.
          Nell’ultimo periodo la maggior parte delle persone accolte presenta problemi di lavoro, che causano mancanza di risorse economiche, a cui è collegata una profonda crisi personale, determinata  dalla perdita di ruolo e di sicurezza.
          Si rivolgono al Centro di Ascolto da 500 a 600 persone all’anno. Di queste il 60% circa sono stranieri, provenienti in maggioranza dai Paesi dell’Est Europa (soprattutto Romania ed Albania) e dal Nord Africa (in particolare Marocco ed Egitto). Molti sono ex muratori o manovali, che hanno perso il lavoro a causa della crisi del settore dell’edilizia. 
          Sul totale degli ascolti poco meno della metà sono primi ascolti, cioè persone che per la prima volta nella loro vita chiedono aiuto a Caritas. Nel 2015 per la prima volta  nei primi ascolti la percentuale degli italiani (59%) ha superato la percentuale degli stranieri (41%). Questo è un chiaro segno della gravità della crisi economica, che tocca ormai molte famiglie italiane, che si ritrovano in condizioni di difficoltà per la perdita del lavoro.
          L’età degli assistiti è in prevalenza nella fascia 30 – 55 anni. Fra gli Italiani il titolo di studio più diffuso è la licenza media, mentre fra gli stranieri sono presenti anche persone con diploma di scuola media superiore o laurea, che hanno difficoltà a far riconoscere in Italia il loro titolo di studio.

BISOGNI PREVALENTI RISCONTRATI

          Mancanza di lavoro (perdita del lavoro o impossibilità di trovare lavoro)
          Reddito insufficiente per i bisogni delle famiglie (lavori precari o sottopagati, lavoro nero, pensioni basse)
          Problemi abitativi conseguenti: sfratti (313 a Pavia nel 2014), insostenibilità degli affitti da privati, limitata disponibilità di ospitalità temporanea per far fronte alle emergenze, limitata disponibilità di case popolari agibili.

AREA MICROFINANZA

Gli strumenti operativi per gli aiuti di tipo economico alle persone in condizioni di bisogno consistono in:

          Microcredito (attualmente sospeso)
Ø      Interventi fatti finora: 210
Ø      Fondo Garanzia: Provincia di Pavia
          Prestito della Speranza:
Ø      Interventi fatti dal 2011: 50
Ø      Fondo Garanzia: Conferenza Episcopale Italiana
          Fondo Emergenza Famiglie:
Ø      Interventi fatti dal 2014: 133
Ø      Dotazione Fondo: Diocesi ed offerte di privati

I primi due strumenti sono operati in collaborazione con Banche collegate, che erogano i prestiti. Gli assistiti sostengono colloqui con un gruppo di volontari dedicati, per verificare il tipo di aiuto economico più opportuno, cercando anche di avviare un percorso di accompagnamento nel tempo per monitorare l’evolvere della situazione e favorire il recupero dell’autonomia. Le famiglie assistite sono circa il 60% italiane ed il 40% straniere.

Principali motivazioni delle richieste di aiuto economico:
Ø      Pagamento arretrati bollette utenze
Ø      Pagamento arretrati affitto
Ø      Cauzioni per nuovo affitto
Ø      Pagamento arretrati spese condominiali
Ø      Acquisto libri e materiale scolastico
Ø      Spese di trasporto
Ø      Spese sanitarie

DISTRIBUZIONE ALIMENTI

Il Centro di distribuzione alimenti di Caritas Diocesana di Pavia è in Via Alboino. I pacchi di alimenti vengono distribuiti alle famiglie assistite una volta alla settimana (circa 50 pacchi / settimana). Le famiglie assistite sono circa 120 ed accedono alla distribuzione ogni 2 settimane.
Gli assistiti possono accedere alla distribuzione degli alimenti dopo un colloquio presso il Centro di Ascolto, da ripetere ogni 3. mesi per il rinnovo della tessera che consente l’accesso alla distribuzione.
L’azione svolta da Caritas nell’ambito della distribuzione alimentare non si esaurisce nell’erogazione del pacco alimentare, ma prevede azioni parallele che possano rendere autonoma la persona, attraverso forme di accompagnamento che mirano al rafforzamento dell’autostima e della capacità di resilienza personale e familiare. Inoltre, nell’ambito di questo percorso di accompagnamento, si lavora assieme agli utenti per la promozione di uno stile di vita sobrio e solidale.
Sono attivi in Pavia altri 10 centri di distribuzione alimenti (Parrocchie, Canepanova, CRI). E’ stato creato un database per condividere gli elenchi degli assistiti e coordinare gli interventi di aiuto.
Le famiglie complessivamente assistite a Pavia con le distribuzioni di alimenti sono circa 1100.

AREA GRAVE EMARGINAZIONE

Per i casi di grave emarginazione (tipicamente persone senza fissa dimora) è disponibile il dormitorio pubblico in via San Carlo, che ha 30 posti letto, con accesso limitato ai soli uomini.
Per l’Emergenza Freddo Caritas Diocesana aveva realizzato in uno spazio messo a disposizione dal Comune di Pavia in via San Carlo un servizio docce aperto 3 giorni la settimana, dotato inoltre di 10 posti letto per offrire ospitalità ai senza fissa dimora nel periodo freddo dell’anno (da novembre a marzo). Attualmente questo spazio è  usato dal Comune per ospitare minori stranieri non accompagnati, per cui Caritas sta verificando con la Diocesi la possibilità di disporre di spazi sostitutivi. Gli utenti dei dormitori sono per il 50% italiani, spesso padri separati che hanno perso il lavoro e lasciato la casa alla moglie e figli. A Pavia manca un dormitorio per donne.

ASSISTENZA AI PROFUGHI

Caritas Diocesana partecipa a due progetti di accoglienza profughi:
  • SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati): accolti in Pavia 51 profughi. Il progetto è rivolto ai profughi che abbiano già fatto richiesta di asilo.
  • Emergenza Profughi, gestito dalla Prefettura: accolti in Pavia 20 profughi.

Le attività portate avanti nell’ambito di questi progetti di assistenza vanno dall’accoglienza materiale (accompagnamento alla spesa, affiancamento nella gestione della vita quotidiana, pratiche legate alla richiesta di asilo e all’assistenza sociosanitaria in Italia) all’integrazione socio-culturale tramite corsi di italiano, cene etniche, eventi sportivi.
Un problema è la difficoltà di raggiungere un inserimento attivo al lavoro alla fine del programma di accoglienza.

COLLABORAZIONE CON IL COMUNE DI PAVIA

Caritas Diocesana di Pavia collabora attivamente con il Comune di Pavia nell’area del supporto alle famiglie in condizioni di bisogno tramite:


  • Incontri periodici con i Servizi Sociali per confrontarsi sulle situazioni degli assistiti.
  • Progetto di Micro-credito comunale, volto all’erogazione di un aiuto economico per pagamento degli arretrati di affitto per morosità incolpevole in caso di affitto da privati: parte dell’aiuto erogato dal Comune deve essere restituito in ore di volontariato “obbligatorio”; Caritas Diocesana collabora per cercare le occasioni di volontariato e per seguire percorsi di accompagnamento degli assistiti
  • Progetto Sostegno Famiglie: programma di aiuto per famiglie con bimbi nella fascia di età 0 – 3 anni, mirato alla realizzazione di un percorso di accompagnamento e socializzazione delle famiglie, oltre all’erogazione di un aiuto economico. Sono circa 30 le famiglie seguite ogni anno nel progetto, in prevalenza straniere.

"Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" - L'intervento di Vincenzo Lista

Pubblichiamo di seguito una sintesi scritta degli interventi avvenuti nel corso dell'incontro pubblico organizzato da Città del Sole su "Emergenza abitativa - Integrazione sociale - Sviluppo economico" lo scorso 26 ottobre in Santa Maria Gualtieri a Pavia. 

1) Intervento di Vincenzo Lista, Coordinatore di Città del Sole 
Le trasformazioni che sono avvenute nel tessuto sociale, riferite alle situazioni locali ed ai contesti urbani e regionali. esigono risposte di edilizia sociale differenziata. Agli "ultimi" che sono i poveri, possiamo aggiungere i "penultimi" ed i "terzultimi". Tra i "penultimi- si possono collocare gli studenti ed i lavoratori fuori sede, i single ed in gene­rale le persone sole.  Tra i 'terzultimi" rientrano coloro che hanno un reddi­to poco sicuro e i profughi.
I motivi del cambiamento della domanda sociale vanno ricercati nella precarietà del lavoro, nell'aumento dell'età, nell'aumento delle famiglie mo­noreddito o composte da una persona, nella presenza sempre più cospicua di studenti universitari fuori sede, che a causa della mobilità richiedono alloggi con canoni di affitto adeguati, nella crescente presenza degli immigrati, di qui non è conosciuto il numero reale e quindi il fabbisogno effettivo. Ad essi, che sono portatori di  bisogni abitativi differenziati e molto spesso trovano allog­gio nei quartieri più degradati della città, vanno aggiunti i separati e gli an­ziani che spesso, a causa del basso reddito, non possono sostenere il rincaro dei canoni con la diretta conseguenza di essere vittima di sfratto. Il progressi­vo invecchiamento della popolazione segnerà un aumento di anziani soli, non in coabitazione, che richiederanno abitazioni con particolari caratteristiche funzionali (accessibilità,servizi tecnologici particolari, ecc.) in relazione allo stato di salute ed alla situazione economica.
Di non minore difficoltà è la situazione dei giovani che, a causa del lavoro precario e flessibile, hanno difficoltà a sopportare gli aumenti dei canoni di locazione o le rate di mutuo. Infatti il costo della casa incide sempre di più sullo stipendio, crescendo in maniera sproporzionata, e pesa non soltanto sui poveri ma anche sui ceti medi. Le nuove situazioni che si sono determinate per la presenza di alcune categorie di cittadini (in particolare fuori sede ed immigrati) hanno favorito la crescita di fenomeni spesso insostenibili, illegali, in cui il valore dell'appartamento è misurato a posto letto, trascurando l'aspetto qualitativo. Esiste una relazione tra indice di povertà e fabbisogno abitativo.
Gli anni passati sono stati connotati da interventi dì edilizia sov­venzionata in risposta ad un'emergenza abitativa, con la realizzazione di quartieri periferici e marginali, spesso di scadente qualità architettonica, ca­renti di attrezzature e servizi, che si configurano come veri e propri ghetti.
Premesso che vi è un esubero di patrimonio edilizio di enti pubblici non utilizzato, al quale va aggiunto il patrimonio edilizio privato non utilizzato, rispetto al fabbisogno, che potrebbe produrre un risparmio in termini di consumo di suolo e di opere di urbanizzazione primaria e secondaria, le amministrazioni dovrebbero operare principalmente su tre tipologie di in­tervento: recupero, restauro, risanamento del patrimonio edilizio. Inoltre, è auspicabile che l'Ente locale proceda all'acquisizione di aree, azione prioritaria per qualsiasi intervento, e di immobili in area urbana conso­lidata, da destinare ad edilizia sociale.
Tali interventi non sono di facile attuazione sia per i costi sia per l'eccessivo frazionamento della proprietà privata, soprattutto nei centri storici; ciò fa sì che si privilegino le nuove costruzioni utilizzando, spesso, aree residuali di verde agricolo. L'individuazione di progetti ed interventi volti al contenimento del fenomeno di diffusione edilizia e di riqualifica­zione del patrimonio immobiliare può costituire occasione per iniziare il processo indirizzato alla sostenibilità. Ben vengano i provvedimenti legislativi in aiuto alle famiglie, ma certamente questi non risolvono il problema.
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Lo Stato deve quindi canalizzare risorse ed utilizzare parte del  prelievo fiscale in questo settore per contribuire al miglioramento dell'integrazione e della coesione sociale.