lunedì 24 settembre 2018

ATTUALITÀ DEL PENSIERO PROFETICO DI GIOACCHINO DA FIORE: ALL’ALBA DI UN MONDO NUOVO TRA ORIENTE E OCCIDENTE


L’opera di Gioacchino da Fiore, monaco che al tramonto del dominio di Bisanzio in terra di Calabria osò sfidare l’ortodossia della Chiesa di Roma formulando, come metafora delle tre Età della Storia del Mondo, la teoria di un Dio trinitario:
1. Il Dio Padre dei Giudei delle Origini;
2.Gesù Cristo di cui parla il Vangelo, figlio incarnato del Dio della Bibbia;
3.Lo Spirito Santo della “Terza Età” della storia di una Umanità Nuova, in un Nuovo Ideale Umanesimo di là da venire (relazione Don Tarzia).
Luci ed ombre dell’odierno Villaggio Globale saranno illustrate nella relazione della Prof.ssa Renata Crotti, in anni oggi di immigrazione di massa, di relativismo nichilista, di primato imperante della ricerca scientifica nell’Età della Rivoluzione Tecnologica.
Il giornalista Sacchi (del Quotidiano l’Avvenire della CEI e del Settimanale Il Ticino della Diocesi di Pavia) concluderà gli interventi con una relazione sulla centralità degli insegnamenti di Papa Francesco fondati sul binomio simbiotico di Fede e Ragione, un sofferto processo di conoscenza evolutiva iniziata con la Rivoluzione Cognitiva dell’Homo Sapiens (assai prima della nascita delle religioni, della filosofia, delle Neuroscienze).
 Nell’Era antropocenica*, dell’Uomo al centro dell’Universo siamo oggi, all’alba del Nuovo Umanesimo auspicato da Papa Francesco oppure -con la crescente ingegnerizzazione di “creature viventi” post-biologiche- siamo alla vigilia di una vita inorganica post-umana?
Le vicende attuali del Mondo e il fallimento (possibile) della Modernità spingono a chiederci:
veramente siamo alla fine dei tempi, l’Apocalisse?

Prof. Giuseppe Nappi, Presidente di Città del Sole  
Letture consigliate: 
1) "Gioacchino da Fiore" - Massimo Iiritano (ed. Rubettino)
2) "Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità" - Yuval Noah Harari (ed. Bompiani)
3) "Da un paesino della Calabria alla scoperta del mondo" - Giuseppe Nisticò (ed. Diabasis)
4) "Essere una macchina" - Mark O'Connell - (ed. Adelphi) 

*ANTROPOCENE: indica l’era geologica nella quale l’attività dell’Uomo è alla base delle modifiche territoriali, strutturali e climatiche della Terra. Padre della parola “antropocene” è stato diverso tempo fa il premio Nobel Paul Crutzen che fa iniziare la “nostra era” quando Watt costruì la prima macchina a vapore (1763-1775), dando così inizio alla Rivoluzione Industriale (per altri la data dell’Era Antropocenica è ancora più antica, quando l’Uomo inventò l’agricoltura).



II pensiero di Gioacchino non è rimasto chiuso nel Medio Evo, ma si è proiettato nei secoli futuri penetrando nel cuore stesso dei processi formativi della civiltà europea. Esso è stato così variamente ripreso, assimilato e metabolizzato da divenire uno dei più frequentati crocevia della tradizione culturale e spirituale dell'Occidente. Gioacchino da Fiore va pertanto conosciuto, studiato e divulgato come uno dei grandi maestri della civiltà europea. Già subito dopo la sua morte, il suo messaggio si proiettò sulla inquieta vicenda del francescanesimo spirituale e giunse per questa via a Dante Alighieri. La Divina Commedia è ispirata ed animata dalla tensione innovatrice e profetica dell'Abate di Fiore, di cui Dante riprende e rilancia figure e simboli, connessi con le istanze di rinnovamento morale e spirituale della cristianità.
Cristoforo Colombo si appellò più volte, nei suoi scritti, all'autorità profetica dell'Abate calabrese, collegando la sua missione esplorativa all'evangelizzazione delle ultime genti della terra che, insieme con la definitiva riconquista di Gerusalemme, avrebbe dovuto segnare l'inizio della terza ed ultima età del mondo, l'età dello Spirito Santo. Anche i primi missionari francescani spagnoli dell'Osservanza partirono spinti dalla speranza gioachimita di poter creare nel nuovo mondo quella Ecclesia Spiritualis propria dell' ultimo tempo della storia della Salvezza, ponendo le basi di una tradizione culturale e spirituale gioachimita il cui filo rosso non si è mai spezzato nelle terre dell' America Latina. (http://www.centrostudigioachimiti.it/)
Per tre volte nei discorsi elettorali di Barack Obama, candidato democratico alla Casa Bianca, è affiorata la citazione dotta e inusuale di un monaco calabrese del XII secolo noto alla critica, molto meno al pubblico: Gioacchino Da Fiore. Solo piccole annotazioni, ma molto significative; Obama lo ha definito “maestro della civiltà contemporanea” e “ispiratore di un mondo più giusto”.
Gianni Vattimo – la cui storia si intreccia con il filosofo non solo in senso accademico, essendosi candidato a sindaco del comune calabro –, ha esultato: “Gioacchino da Fiore dovrebbe essere l’ispiratore della nostra cultura" Gianni Vattimo ha recentemente dichiarato Gioacchino il “precursore di Lutero”, insistendo sulle conseguenze, anche sociali, dell’età dello Spirito, in cui “l’etica non ha più il carattere punitivo e rigido dell’età del Padre”. (https://www.ilfoglio.it/articoli/2009/03/27/news/l-eretico-obamita-69870/)
L’età del Padre, che va dall’inizio dei tempi fino alla venuta di Cristo; l’età del Figlio, che si estende dalla sua venuta fino a una data precisamente collocata nella storia, il 1260, numero evinto da un calcolo segreto estratto nell’alveo dell’Apocalisse. In ultimo, l’età dello spirito, il suggello che completa e ricomprende le età precedenti in un regno dove i conflitti sono pacificati, le guerre eliminate e l’uomo rigenerato dallo svelamento dei misteri. Secondo alcune interpretazioni, la profezia prevedrebbe il ricongiungimento di cristiani ed ebrei, fino ad allora divisi dall’illuminazione parziale di Nuovo e Antico Testamento: giunge l’ora della Novissima alleanza, che trascende, ricomprendendole, le antiche. Anche la chiesa ne uscirebbe riformata: la visione del monaco calabrese prevede il dissolvimento della gerarchia – materiale, vincolata al secolo – in favore di una cooperativa serafica di monaci, tenutari non monarchi di un paradiso che si realizza nella storia.
La storia non è più vista come attesa della fine imminente, ma acquista il volto di un cammino sensato, e stimola l’impegno del credente a preparare la fioritura dell’età dello spirito, la stagione della pienezza della grazia donata”. (https://www.ilfoglio.it/articoli/2009/03/27/news/l-eretico-obamita-69870/)
La fortuna dell’abate di “spirito profetico dotato” conobbe una nuova fase nella storia culturale italiana, dall’Ottocento alla prima metà del Novecento. In tale contesto il “gioachimismo” assunse, infatti, spesso le forme di un millenarismo rivoluzionario (tipico il caso di Mazzini e del mazzinianesimo), con una forte dimensione educativa; la profezia medievale di una Terza Età dello Spirito divenne così l’annunzio della rivoluzione: dell’avvento della Terza Roma, la Roma del popolo. Prese forma, allora, una pedagogia politica e civile, che animò ideali militanti e azioni rivoluzionarie e che, distendendosi a partire dal Risorgimento, superando le difficoltà post-unitarie, rilanciandosi all’alba del secolo XX, ebbe poi esiti opposti tanto nel fascismo quanto nell’antifascismo”. Un’analisi della presenza del mito di Gioacchino e del gioachimismo nella cultura civile ed etico-politica italiana, dal Risorgimento alla prima metà del Novecento, trova i suoi luoghi di elezione nei due fuochi culturali attorno ai quali hanno ruotato i diversi discorsi nazionalitari e rispetto ai quali si sono venute costruendo e rinsaldando l’identità nazionale contemporanea italiana e la stessa volontà politica che ha sorretto il moto risorgimentale.
Ugo Foscolo, dopo aver pubblicato il suo Discorso sul testo della Divina Commedia, scrisse una lunga postilla su Gioacchino da Fiore. Questa postilla testimonia l’interesse di Foscolo per la figura e per le opere dell’Abate calabrese, in relazione all’interpretazione profetica della Divina Commedia. Secondo Mazzini, Foscolo “cercò in Dante non solamente il padre della lingua nostra, ma il profeta della nazione”. Ristampando il Discorso foscoliano, Giuseppe Mazzini pubblicò la lunga postilla di Foscolo su Gioacchino da Fiore e da questo momento nacque in lui un interesse specifico e diretto per l’Abate di Fiore. Un interesse vivificato dal gioachimismo lessinghiano giunto nel Risorgimento italiano. Lessing, in L’educazione del genere umano, ipotizzava la possibilità di una terza “rivelazione-educazione” in cui non ci sa­rebbe stato più bisogno di pensare al premio eterno per compiere il dovere morale: “Verrà certamente il tempo della perfezione in cui l’uomo farà il bene perché è il bene, non più in funzione di arbitrarie ricompense. Verrà certamente il tempo di quel nuovo Vangelo eterno. … forse la teoria delle tre età del mondo non era solo un’illusoria chimera”. Questo paradigma lessinghiano, evocando la visione gioachimita, sostenne la visione pedagogica e politica di Mazzini. Il profetismo dantesco di derivazione foscoliana e il gioachimismo lessinghiano si integrarono, nel pensiero mazziniano, in una visione religioso-politica che aveva al suo centro la missione di Roma o, meglio, la profezia di una Terza Roma. Questo tema sarebbe rimasto fino alla fine della predicazione mazziniana. Nel periodo successivo al 1861 e all’Unità d’Italia, Mazzini coltivò un ulteriore interesse per Gioacchino da Fiore: nel carteggio con Marie Catherine Sophie, contessa d’Agoult, apparve la suggestione lessinghiana di Gioacchino come profeta di una terza Religione. Nella celebrazione del centenario della nascita di Mazzini, Gaetano Salvemini sottolineò l’aspetto religioso del pensiero mazziniano, ricapitolato nella cifra simbolica di Gioacchino da Fiore: “Queste sono le teorie religiose, politiche e sociali di Giuseppe Mazzini: una specie di Evangelo Eterno del … calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato”. (Alfonso Marini, Gioacchino da Fiore e la sua eredità nella storia europea).
Prof. Pier Giuseppe Milanesi