L’opera di Gioacchino da Fiore, monaco che al tramonto del dominio di
Bisanzio in terra di Calabria osò sfidare l’ortodossia della Chiesa di Roma
formulando, come metafora delle tre Età della Storia del Mondo, la teoria di un
Dio trinitario:
1. Il Dio
Padre dei Giudei delle Origini;
2.Gesù
Cristo di cui parla il Vangelo, figlio incarnato del Dio della Bibbia;
3.Lo Spirito
Santo della “Terza Età” della storia di una Umanità Nuova, in un Nuovo Ideale
Umanesimo di là da venire (relazione Don Tarzia).
Luci ed ombre dell’odierno Villaggio Globale saranno illustrate nella
relazione della Prof.ssa Renata Crotti, in anni oggi di immigrazione di massa,
di relativismo nichilista, di primato imperante della ricerca scientifica
nell’Età della Rivoluzione Tecnologica.
Il giornalista Sacchi (del
Quotidiano l’Avvenire della CEI e del Settimanale Il Ticino della Diocesi di
Pavia) concluderà gli interventi con una relazione sulla centralità degli
insegnamenti di Papa Francesco fondati sul binomio simbiotico di Fede e Ragione,
un sofferto processo di conoscenza evolutiva iniziata con la Rivoluzione
Cognitiva dell’Homo Sapiens (assai prima della nascita delle religioni, della
filosofia, delle Neuroscienze).
Nell’Era antropocenica*, dell’Uomo al centro dell’Universo siamo oggi,
all’alba del Nuovo Umanesimo auspicato da Papa Francesco oppure -con la
crescente ingegnerizzazione di “creature viventi” post-biologiche- siamo alla
vigilia di una vita inorganica post-umana?
Le vicende attuali del Mondo e il fallimento (possibile) della
Modernità spingono a chiederci:
veramente siamo alla fine dei tempi, l’Apocalisse?
Prof. Giuseppe Nappi, Presidente di Città del Sole
Letture consigliate:
1) "Gioacchino da Fiore" - Massimo Iiritano (ed. Rubettino)
2) "Sapiens. Da animali a dèi. Breve storia dell'umanità" - Yuval Noah Harari (ed. Bompiani)
3) "Da un paesino della Calabria alla scoperta del mondo" - Giuseppe Nisticò (ed. Diabasis)
4) "Essere una macchina" - Mark O'Connell - (ed. Adelphi)
*ANTROPOCENE: indica l’era
geologica nella quale l’attività dell’Uomo è alla base delle modifiche
territoriali, strutturali e climatiche della Terra. Padre della parola “antropocene” è stato diverso tempo fa il
premio Nobel Paul Crutzen che fa iniziare la “nostra era” quando Watt costruì
la prima macchina a vapore (1763-1775), dando così inizio alla Rivoluzione
Industriale (per altri la data dell’Era Antropocenica è ancora più antica,
quando l’Uomo inventò l’agricoltura).
II pensiero di Gioacchino non è
rimasto chiuso nel Medio Evo, ma si è proiettato nei secoli futuri penetrando
nel cuore stesso dei processi formativi della civiltà europea. Esso è stato
così variamente ripreso, assimilato e metabolizzato da divenire uno dei più
frequentati crocevia della tradizione culturale e spirituale dell'Occidente.
Gioacchino da Fiore va pertanto conosciuto, studiato e divulgato come uno dei
grandi maestri della civiltà europea. Già subito dopo la sua morte, il suo
messaggio si proiettò sulla inquieta vicenda del francescanesimo spirituale e
giunse per questa via a Dante Alighieri. La Divina Commedia è ispirata ed
animata dalla tensione innovatrice e profetica dell'Abate di Fiore, di cui
Dante riprende e rilancia figure e simboli, connessi con le istanze di
rinnovamento morale e spirituale della cristianità.
Cristoforo Colombo si appellò più
volte, nei suoi scritti, all'autorità profetica dell'Abate calabrese,
collegando la sua missione esplorativa all'evangelizzazione delle ultime genti
della terra che, insieme con la definitiva riconquista di Gerusalemme, avrebbe
dovuto segnare l'inizio della terza ed ultima età del mondo, l'età dello
Spirito Santo. Anche i primi missionari francescani spagnoli dell'Osservanza
partirono spinti dalla speranza gioachimita di poter creare nel nuovo mondo
quella Ecclesia Spiritualis propria dell' ultimo tempo della storia della
Salvezza, ponendo le basi di una tradizione culturale e spirituale gioachimita
il cui filo rosso non si è mai spezzato nelle terre dell' America Latina. (http://www.centrostudigioachimiti.it/)
Per tre volte nei discorsi
elettorali di Barack Obama, candidato democratico alla Casa Bianca, è affiorata
la citazione dotta e inusuale di un monaco calabrese del XII secolo noto alla
critica, molto meno al pubblico: Gioacchino Da Fiore. Solo piccole annotazioni,
ma molto significative; Obama lo ha definito “maestro della civiltà
contemporanea” e “ispiratore di un mondo più giusto”.
Gianni Vattimo – la cui storia si
intreccia con il filosofo non solo in senso accademico, essendosi candidato a
sindaco del comune calabro –, ha esultato: “Gioacchino da Fiore dovrebbe essere
l’ispiratore della nostra cultura" Gianni Vattimo ha recentemente
dichiarato Gioacchino il “precursore di Lutero”, insistendo sulle conseguenze,
anche sociali, dell’età dello Spirito, in cui “l’etica non ha più il carattere
punitivo e rigido dell’età del Padre”. (https://www.ilfoglio.it/articoli/2009/03/27/news/l-eretico-obamita-69870/)
L’età del Padre, che va dall’inizio
dei tempi fino alla venuta di Cristo; l’età del Figlio, che si estende dalla
sua venuta fino a una data precisamente collocata nella storia, il 1260, numero
evinto da un calcolo segreto estratto nell’alveo dell’Apocalisse. In ultimo,
l’età dello spirito, il suggello che completa e ricomprende le età precedenti
in un regno dove i conflitti sono pacificati, le guerre eliminate e l’uomo
rigenerato dallo svelamento dei misteri. Secondo alcune interpretazioni, la
profezia prevedrebbe il ricongiungimento di cristiani ed ebrei, fino ad allora
divisi dall’illuminazione parziale di Nuovo e Antico Testamento: giunge l’ora
della Novissima alleanza, che trascende, ricomprendendole, le antiche. Anche la
chiesa ne uscirebbe riformata: la visione del monaco calabrese prevede il
dissolvimento della gerarchia – materiale, vincolata al secolo – in favore di
una cooperativa serafica di monaci, tenutari non monarchi di un paradiso che si
realizza nella storia.
La storia non è più vista come
attesa della fine imminente, ma acquista il volto di un cammino sensato, e
stimola l’impegno del credente a preparare la fioritura dell’età dello spirito,
la stagione della pienezza della grazia donata”. (https://www.ilfoglio.it/articoli/2009/03/27/news/l-eretico-obamita-69870/)
La fortuna dell’abate di “spirito
profetico dotato” conobbe una nuova fase nella storia culturale italiana,
dall’Ottocento alla prima metà del Novecento. In tale contesto il
“gioachimismo” assunse, infatti, spesso le forme di un millenarismo
rivoluzionario (tipico il caso di Mazzini e del mazzinianesimo), con una forte
dimensione educativa; la profezia medievale di una Terza Età dello Spirito
divenne così l’annunzio della rivoluzione: dell’avvento della Terza Roma, la
Roma del popolo. Prese forma, allora, una pedagogia politica e civile, che
animò ideali militanti e azioni rivoluzionarie e che, distendendosi a partire
dal Risorgimento, superando le difficoltà post-unitarie, rilanciandosi all’alba
del secolo XX, ebbe poi esiti opposti tanto nel fascismo quanto
nell’antifascismo”. Un’analisi della presenza del mito di Gioacchino e del
gioachimismo nella cultura civile ed etico-politica italiana, dal Risorgimento
alla prima metà del Novecento, trova i suoi luoghi di elezione nei due fuochi
culturali attorno ai quali hanno ruotato i diversi discorsi nazionalitari e
rispetto ai quali si sono venute costruendo e rinsaldando l’identità nazionale
contemporanea italiana e la stessa volontà politica che ha sorretto il moto
risorgimentale.
Ugo Foscolo, dopo aver pubblicato
il suo Discorso sul testo della Divina
Commedia, scrisse una lunga postilla su Gioacchino da Fiore. Questa
postilla testimonia l’interesse di Foscolo per la figura e per le opere
dell’Abate calabrese, in relazione all’interpretazione
profetica della Divina Commedia. Secondo Mazzini, Foscolo “cercò in Dante
non solamente il padre della lingua nostra, ma il profeta della nazione”.
Ristampando il Discorso foscoliano, Giuseppe Mazzini pubblicò la lunga postilla
di Foscolo su Gioacchino da Fiore e da questo momento nacque in lui un
interesse specifico e diretto per l’Abate di Fiore. Un interesse vivificato dal
gioachimismo lessinghiano giunto nel Risorgimento italiano. Lessing, in
L’educazione del genere umano, ipotizzava la possibilità di una terza
“rivelazione-educazione” in cui non ci sarebbe stato più bisogno di pensare al
premio eterno per compiere il dovere morale: “Verrà certamente il tempo della perfezione in cui l’uomo farà il bene
perché è il bene, non più in funzione di arbitrarie ricompense. Verrà
certamente il tempo di quel nuovo Vangelo eterno. … forse la teoria delle tre
età del mondo non era solo un’illusoria chimera”. Questo paradigma
lessinghiano, evocando la visione gioachimita, sostenne la visione pedagogica e
politica di Mazzini. Il profetismo dantesco di derivazione foscoliana e il
gioachimismo lessinghiano si integrarono, nel pensiero mazziniano, in una
visione religioso-politica che aveva al suo centro la missione di Roma o,
meglio, la profezia di una Terza Roma. Questo tema sarebbe rimasto fino
alla fine della predicazione mazziniana. Nel periodo successivo al 1861 e
all’Unità d’Italia, Mazzini coltivò un ulteriore interesse per Gioacchino da
Fiore: nel carteggio con Marie Catherine Sophie, contessa d’Agoult, apparve la
suggestione lessinghiana di Gioacchino come profeta di una terza Religione.
Nella celebrazione del centenario della nascita di Mazzini, Gaetano Salvemini
sottolineò l’aspetto religioso del pensiero mazziniano, ricapitolato nella
cifra simbolica di Gioacchino da Fiore: “Queste sono le teorie religiose,
politiche e sociali di Giuseppe Mazzini: una specie di Evangelo Eterno del …
calavrese abate Giovacchino / di spirito profetico dotato”. (Alfonso Marini, Gioacchino
da Fiore e la sua eredità nella storia europea).
Prof. Pier Giuseppe Milanesi